Grande mostra ai Mercati di Traiano
I Fori Imperiali dopo l’antichità
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Gli scavi
archeologici realizzati negli ultimi venticinque anni nell’area dei
Fori Imperiali hanno portato alla luce
un’eccezionale varietà di reperti, in alcuni casi unici, che
ha permesso di ampliare le conoscenze sulle vicende del sito nel
periodo medievale e moderno.
Un’interessante e quanto mai diversificata selezione di questi
reperti, 310 tra ceramiche, sculture, monete, oggetti devozionali e
di uso quotidiano, per la maggior parte esposti per la prima volta,
sarà ospitata fino al 10 settembre 2017 dal Museo dei Fori Imperiali
ai Mercati di Traiano, nella mostra “I Fori dopo i Fori. La vita
quotidiana nell’area dei Fori Imperiali dopo l’antichità”.
Sui resti dei
Fori, già prima dell’Anno Mille, erano sorti diversi nuclei di
abitato e alcune piccole chiese. Il paesaggio urbano cambiò
nuovamente alla fine del XVI secolo, quando nella zona furono
avviate operazioni di bonifica dei terreni seguite dalla nascita di
un tessuto urbano ordinato: il quartiere Alessandrino, chiamato così
dal soprannome del cardinale Michele Bonelli, che ne promosse la
realizzazione. Negli anni Trenta del Novecento il quartiere, con le
sue abitazioni e le sue chiese, fu raso al suolo per l’apertura di
via dei Fori Imperiali e la “liberazione” delle strutture di epoca
classica.
La mostra,
promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita
culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è
ideata da Claudio Parisi Presicce e Roberto Meneghini
e curata da Roberto Meneghini e Nicoletta Bernacchio,
con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Si compone di
quattro sezioni. Nella prima, dedicata agli oggetti della vita
quotidiana, si possono ammirare numerosi contenitori in ceramica la
cui evoluzione segue il gusto e la moda dei tempi. Tra gli oggetti
rinvenuti all’interno di pozzi annessi alle abitazioni, una coppia
di brocche del X secolo e una carrucola con il suo secchio, entrambi
in legno, utilizzati per attingere acqua da un pozzo addossato alla
chiesa di Sant’Urbano al Foro di Traiano e databili all’inizio del
Cinquecento.
Ci sono anche
due tesoretti, il più antico dei quali è stato rinvenuto nel Foro di
Nerva e risale al XII-XIII secolo; l’altro, databile al 1550 circa,
proviene dal Foro di Traiano: le monete erano ancora nascoste dentro
tre brocche in ceramica.
La seconda
sezione della mostra è riservata ai vasai del Rinascimento, tre dei
quali si insediarono con le loro botteghe nell’area del Foro di
Traiano. Appartenevano a uno di questi artigiani, Giovanni Boni da
Brescia, l’abitazione e la fornace per maioliche, ben conservate.
La terza
sezione ha per tema gli illustri protagonisti della vita culturale e
artistica romana che hanno prediletto questa zona, abitando in
dimore che le vicende urbanistiche dei tempi recenti hanno
cancellato: Giotto presso Tor de’ Conti, Michelangelo e Giulio
Romano a Macel de’ Corvi, i Longhi e Flaminio Ponzio su via
Alessandrina, i Fontana ancora su via Alessandrina e presso la
Colonna di Traiano, fino a Mario Mafai e Antonietta Raphaël,
animatori della Scuola di via Cavour, nel loro attico di Palazzo
Nicolini accanto a Tor de’ Conti.
Ancora su via
Alessandrina abitava l’antiquario Francesco Martinetti: durante la
demolizione della sua casa, nel 1933, gli operai rinvennero,
nascosta in un muro, una quantità straordinaria di monete e di
gioielli antichi, conservati nel Medagliere Capitolino e adesso in
parte esposti nella mostra.
A chiusura del
percorso, la storia dei numerosi complessi religiosi presenti
nell’area: nella quarta e ultima sezione il racconto scorre
attraverso l’esposizione di esempi di decorazione marmorea
altomedievale, di semplici ceramiche conventuali e di oggetti di
vita quotidiana ritrovati in corrispondenza di chiese e conventi.
di
Alessandro
Venditti
3 aprile 2017
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