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29 NOVEMBRE 2013

Egregio Direttore,

attiro la sua attenzione su quanto nella allegata nota: vi si ribadisce la realtà affatto compresa e conosciuta dei modelli di artista, per la quasi maggioranza ciociari.

                                                                                                                              Michele Santulli

Volto di Adele
(da un quadro di G.Stevens)

Les deux Soeurs’ di Rodin, (28x22,5). In vendita da Hampel, Monaco di Baviera

 

11 NOVEMBRE 2013

Egregio direttore,

un piccolo contributo sul mai abbastanza ricordato Anton Giulio Bragaglia e il suo senso di appartenenza alle origini ‘ciociare’ pur se vissuto sempre a Roma.
Allego le copertine di due dei suoi preziosi libri.
 

Michele Santulli

Danze Popolari Italiane, Roma 1950

Jazz Band, Milano Corbaccio 1929

 

30 OTTOBRE 2013

Egregio Direttore,

la  prestigiosa mostra su Augusto imperatore inaugurata a Roma e che sarà successivamente trasferita al Grand Palais di Parigi, ignora/dimentica il contributo determinante e  risolutivo al successo venutogli dai figli di alcune città volsche (Atina e Arpino) che successivamente saranno  Ciociaria. La nota in allegato informa, pur se molto parzialmente e brevemente, su tali apporti fondamentali alla gloria futura di Augusto e di Roma. 

 

L’IMPERATORE AUGUSTO E LA CIOCIARIA

Si stanno svolgendo, e non solo nella Capitale,  grandiose cerimonie e esposizioni di reperti in celebrazione del bimillenario della morte di Augusto imperatore e noi qui appresso vogliamo ricordare in che modo anche alcuni figli di quella che poi è divenuta  Ciociaria furono partecipi o protagonisti della sua ascesa. E il presente messaggio  è particolarmente utile se non necessario in quanto nei vari scritti promozionali sulla manifestazione nulla si legge su tali rapporti pur se della massima considerazione.

Lucio Munazio Planco nato ad Atina trasmigrò  a Roma dove grazie alla sua abilità e oratoria, raggiunse i primi posti nella vita civile e militare: fu generale di Giulio Cesare nella conquista della Gallia/Francia e in queste campagne militari fondò quegli accampamenti  da cui poi si  svilupparono le città di Lione e di Basilea: nel cortile del Comune della città svizzera già dal 1500 si leva una  imponente scultura che lo raffigura, a memoria. Fu affianco a Cesare anche al passaggio famoso del Rubicone nel periodo delle cosiddette guerre civili. E in tali turbolenze si seppe districare e conservare e accrescere le sue posizioni con rara accortezza e abilità, parteggiando ora per uno ora per un altro dei contendenti, conservando sempre la propria autonomia, senza cedimenti: a differenza, invece, del suo grande amico  Cicerone  che aveva parteggiato  apertamente e lealmente per Ottaviano contro Antonio, cosicché quando i due rivali si riconciliarono, gli scherani di Antonio, per rappresaglia, gli diedero la caccia  e lo trucidarono a Formia. E Lucio Munazio Planco non mosse dito, come pure restò inerte e ignavo perfino quando la sorte della proscrizione toccò al proprio fratello Lucio Plauto Planco. Non molto elegantemente ma certamente con icasticità qualcuno, a seguito di tale ambiguo comportamento dell’atinate, lo definì ‘ventosissimus’ e non sono necessarie spiegazioni.  E allorché  capì che Antonio  tramava con la sua Cleopatra ai danni di  Roma, passò dalla parte di Ottaviano e si sa come finì. E il 16 gennaio del 27 a.C. in occasione della seduta plenaria del senato al fine di onorare il futuro primo imperatore, Lucio Munazio Planco fu lui a proporre di conferirgli il titolo di ‘augustus’: e così avvenne. E da allora il titolo ‘augusto’ fu sempre sinonimo del massimo del potere e della regalità. La posizione e il prestigio nonché la ricchezza accumulata  erano così generalmente riconosciuti e apprezzati che perfino Orazio (I,7) lo fece protagonista di una sua ode in cui ne decanta ovviamente tutte le virtù ma che purtroppo è anche origine di un equivoco a proposito della sua città di nascita: infatti nell’ode il poeta parla della villa a Tivoli del personaggio  non evidenziando naturalmente che  potesse essere  solo una delle sue abitazioni e, però,  è avvenuto che  qualcuno la scambiasse per il suo vero luogo di nascita per cui non di rado si incontra anche Tivoli affianco ad Atina quale città natale. Ebbe anche  la facoltà di battere moneta e quindi in numismatica si registra un aureo di Giulio Cesare con i simboli di Munazio Planco, come pure Antonio coniò un denario dedicato a lui. Una delle sue abitazioni era nel golfo di Gaeta e fu qui che si ritirò e spense nel primo anno d.C. : si fece seppellire in un mausoleo che si era fatto costruire sulla cima di Monte Orlando, dove ancora si erge, con la visione panoramica dello scenario incantevole del golfo.

Altri ciociari furono determinanti per l’ascesa e il trionfo di Augusto: alla famosa battaglia di Azio del 2 settembre dell’anno 31 a.C. che marcò la fine definitiva di Antonio e di Cleopatra, il comandante supremo e il suo vice  erano anche due ciociari: il primo, di Arpino, Marco Vipsanio  Agrippa e l’altro, di Atina, Lucio Arrunzio. La storia racconta le innumerevoli imprese e iniziative di Marco Vipsanio  Agrippa che tra l’altro divenne anche il genero di Augusto stesso. Altro atinate passato agli onori della storia fu Gaio Senzio  Saturnino che, oltre ad aver rivestito cariche di rilievo, per due anni assolse perfino le funzioni dell’imperatore  nel comando della Siria  dietro incarico di Augusto stesso, tanto eccelsi sia la stima e sia il rango.

                                                                                                      Michele Santulli

 

 

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