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Premio della bontà per una piccola poetessa
Raffaella La Crociera
 

 

Appena usciti dal quadriportico del Verano, nel vecchio reparto del Famedio, accanto al monumento a Bruno Buozzi spicca una tomba candida, con la statua marmorea di una giovanetta che stringe nella mano destra un quaderno. Sopra la sua testa spicca la scritta “Premio della bontà 1954”. Qui è sepolta Raffaella La Crociera, piccola poetessa romana (23 novembre 1940 – 2 novembre 1954), eternata nella scultura del genovese Silvio Minaglia di S.Elia.
La sua storia commosse tutta l’Italia. Nell’ottobre del 1954 un violento nubifragio aveva colpito la costiera salernitana, mettendone in ginocchio le popolazioni. Gli alluvionati avevano bisogno di tutto e la Rai aveva aperto una pubblica sottoscrizione per raccogliere fondi. Dal suo lettino, dove giaceva da tempo per una malattia terribile, il lupus eritematoso cronico, anche una fanciulla di Testaccio ascoltava gli appelli radiofonici e si tormentava perché non aveva nulla da offrire a quei poveri bambini privati degli affetti più cari, delle loro case, dei generi di prima necessità. I genitori di Raffaella avevano speso tutti i loro averi nel vano tentativo di guarirla e lei non poteva nemmeno uscire di casa, lasciare quel letto di sofferenza. Le venne però un’idea: avrebbe potuto donare una poesia, qualcuno di quei versi con cui, fin da bambina, riempiva i suoi quaderni. Alla Rai arrivò una commovente lettera che accompagnava la sua composizione dal titolo “Er zinale”, termine dialettale con cui si chiama a Roma il grembiule di scuola:
“Giranno distratta pe casa, / tra tanta robba sfusa, / ha trovato: ah! come er tempo vola, /er zinale de scola. / Nero, sguarcito, / Un po’ vecchio e rattoppato, / è rimasto l’amico der tempo passato. / Lo guarda e come se gnente fusse / a quell’occhioni / spunteno li lucciconi, / e se rivede studente / allegra e sbarazzina / tanto grande, ma bambina. / Lo guarda e come un’eco risente / quelle voci sommesse: Presente! / Li singhiozzi, li pianti, / li mormorii fra li banchi, / e senti…senti… / pure li suggerimenti. / Tutto rivede e fra quer che resta, / c’è la cara sora maestra. / Sospira l’ècchese studente, perché sa / che a scola sua non ce potrà riannà. / Lei cià artri Professori, poverina. / Lei cià li Professori de medicina”.
Nel primo pomeriggio di domenica 31 ottobre Giovanni Gigliozzi, nella sua rubrica radiofonica “Campo de’ Fiori”, leggeva la poesia, comunicando agli ascoltatori l’intenzione di metterla all’asta per destinarne il ricavato agli alluvionati. Cominciò subito una gara di solidarietà a mezzo di telefonate, fino a quella – arrivata dalla Svizzera – della contessa Cenci Bolognetti, che si aggiudicò la poesia con l’offerta strabiliante per l’epoca di mezzo milione di lire. Raffaella non riusciva a credere alle proprie orecchie e a frenare la commozione: era riuscita a dare il suo contributo, e che contributo! Un giocattolaio romano decise di ringraziare la piccola poetessa donandole la più bella delle sue bambole. Ma il tempo di Raffaella era agli sgoccioli. Due giorni dopo la trasmissione lasciava questo mondo. La bambola arrivò, ma su un cuscino di fiori bianchi, appena in tempo per accompagnare il suo viaggio verso il camposanto.
Fu il senatore Ugo Angelilli, assessore capitolino alle Scuole, a comunicare alla famiglia l’assegnazione del Premio bontà “Livio Tempesta” alla memoria di Raffaella. Il 20 novembre il sindaco di Roma, Salvatore Rebecchini, consegnava l’ambito riconoscimento nelle mani di Marinella, più piccola delle tre sorelle La Crociera.
 

di Cinzia Dal Maso
07  settembre 2015

© Riproduzione Riservata

 

 


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