Rose bianche nel
166° anniversario della morte dell’eroina
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l’Omaggio a Colomba Antonietti
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Si è tenuto sul Gianicolo, nel pomeriggio del
13 giugno 2015, l’ormai tradizionale Omaggio all’eroina
risorgimentale Colomba Antonietti, nel 166° anniversario della sua
morte.
Gli intervenuti si sono riuniti intorno al
busto della giovane, realizzato nel 1911 dallo scultore palermitano
Giovanni Nicolini. La giornalista Annalisa Venditti ha pronunciato
un breve discorso introduttivo, poi ha preso la parola Cinzia Dal
Maso, autrice della biografia di Colomba Antonietti (Edilazio 2011),
che ha tratteggiato gli episodi salienti della vita di questa donna
eccezionale, soffermandosi sulla travagliata storia d’amore con il
conte Luigi Porzi, osteggiata dalle famiglie a causa della disparità
sociale dei due innamorati, figlia di un fornaio lei e nobile
cadetto pontificio lui. Ma Colomba e Luigi con il loro matrimonio,
celebrato a Foligno il 13 dicembre del 1846, misero in pratica,
quasi tre anni prima che fosse scritto, il secondo principio
fondamentale della Costituzione della Repubblica romana, secondo cui
il regime democratico “non riconosce titoli di nobiltà, né
privilegi di nascita o casta”.
Nel 1848 scoppiava la prima guerra
d’Indipendenza, a cui presero parte anche Luigi e Colomba, che
tagliò i lunghi ricci neri e vestì una vecchia uniforme del marito,
partecipando a marce e battaglie. Il 19 maggio del 1849 presero
parte all’epica battaglia di Velletri e respinsero il Borbone. Dal 3
di giugno si adoperarono nella disperata difesa di Roma, assediata
dai francesi.
A questo punto Cinzia Dal Maso ha voluto che a
concludere il racconto fosse un testimone d’eccezione, Giuseppe
Garibaldi, che era rimasto molto colpito dalla morte di Colomba,
avvenuta il 13 giugno del 1849 presso il sesto bastione delle mura
Gianicolensi.
Il generale aveva mandato il capitano di Stato
maggiore Candido Augusto Vecchi a contrastare alcuni ufficiali
francesi che collocavano dei gabbioni in una trincea, nonostante che
Vecchi avesse mangiato con lui un piatto di risotto. Manara, in
preda a un triste presagio, aveva fatto notare che “da tre giorni
a oggi tutti gli ufficiali invitati a pranzo dal generale cadono
uccisi, senza avere avuto il tempo di fare la loro digestione”.
“Mezz’ora dopo venivano a dirmi: - sapete la nuova, generale? Il
povero Vecchi è ucciso. Mi sentii passare il cuore; ero la cagione
della sua morte, e naturalmente me la rimproveravo; ora figuratevi
la mia gioja, la soddisfazione che provai , quando, a capo di
un’ora, lo vidi ritornare”.
“Mi raccontò che una palla di cannone aveva
sfondato un sacco di terra, la quale si era sparsa sopra di lui; che
intanto il sacco, vuotandosi, aveva smosso gli altri i quali non più
sorretti, gli erano caduti, non meno di dieci o dodici, sulla testa,
e l’avevano letteralmente sepolto”. “Ma un’altra cosa era
accaduta, anche più drammatica della morte di Vecchi qualora fosse
stata vera. La stessa palla che lo aveva sotterrato aveva poi
battuto nella muraglia, e risaltando all’indietro aveva rotto i reni
a un giovane soldato; il giovane soldato posto sopra una lettiga,
aveva incrociate le mani sul petto, levati gli occhi al cielo, e
reso l’estremo fiato. Nel momento che stavano per portarlo
all’ambulanza, un ufficiale si era precipitato sul cadavere e lo
aveva coperto di baci. Quell’uffiziale era Parzio, il giovane
soldato era Colomba Antonietti sua moglie, che lo aveva
seguito a Velletri, ed aveva combattuto al suo fianco il 3 di
giugno”.
Mirella Matteucci ha letto un brano del suo
romanzo inedito dedicato alla vita di Colomba Antonietti., quindi è
stato deposto un mazzo di rose ai piedi del busto dell’eroina,
mentre un trombettiere dell’Arma dei Carabinieri eseguiva il
Silenzio.
di
Alessandro
Venditti
13 luglio 2015
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