Ricostruita la planimetria della grande struttura
Il Circo di
Commodo sull’Appia

l V miglio dell’Appia, nel luogo dove gli antichi ritenevano fosse avvenuto, al
tempo del re Tullo Ostilio, lo scontro fra tre gemelli romani, gli Orazi, e tre
gemelli di Alba Longa, i Curiazi, si estende la villa dei Quintili, la più
grande del suburbio, con i suoi suggestivi resti sparsi su un’area di circa 24
ettari. Il posto era chiamato nelle antiche carte "Statuario", a causa delle
opere d’arte che tornavano alla luce in grande copia. Un altro nome dato ai
resti della villa fin dal ‘700 era quello di "Roma Vecchia", perché erano tanto
estesi da sembrare una città.
Proprietari della villa erano Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio
Massimo, di famiglia senatoria, grandi latifondisti, autori di opere militari e
di agrimensura, ricordati anche dalle fonti antiche per l’amore e la concordia
che li univano. Ricoprirono il consolato nel 151 d.C. ed ebbero importanti
incarichi in Grecia ed Asia al tempo di Antonino Pio e di Marco Aurelio.
L’imperatore Commodo, avido delle loro immense ricchezze, nel 182 li accusò di
aver congiurato contro di lui e li mandò a morte, confiscando così tutti i loro
beni, compresa la villa sull’Appia, dove amò soggiornare a lungo, come riportano
le fonti, e dove eseguì numerosi lavori di ampliamento.
Il complesso è articolato, con molti ambienti di varia destinazione. La zona
residenziale si affacciava su un grande cortile lastricato, mentre gli ospiti
erano accolti con magnificenza in un’ampia sala ottagonale per i banchetti. Non
mancava un sontuoso complesso termale, con ambienti disposti su due livelli.
Un articolato sistema di condotti e cisterne garantiva l’approvvigionamento
idrico dall’acquedotto principale agli ambienti della Villa, residenziali e
termali, permettendo così anche il riscaldamento.
Vicino al quartiere residenziale si trovava perfino un circo, destinato a
rallegrare, con animate gare, la vita agiata degli abitanti della villa e di cui
una equipe di archeologi della Soprintendenza ai beni archeologici, sotto la
guida Di Rita Paris, ha ora ricostruito la planimetria, anche grazie a foto
aeree ad alta risoluzione. Gli scavi hanno permesso di riconoscere le strutture
dei blocchi di partenza per i cavalli, per le bighe, o per le quadrighe, i “carceres”.
E’ stato persino rinvenuto un kit di strumenti chirurgici per il soccorso di chi
si fosse ferito nel corso di una gara, alcuni dei quali da specialisti
dell’occhio o dell’orecchio.
Il circo, che Commodo aveva reso veramente grandioso, era lungo internamente più
di 400 metri. Sulle sue gradinate trovavano posto circa sette mila e settecento
spettatori. Al centro della pista era la spina, lunga duecento metri. I
“carceres” erano definiti da due torrette. Se ne può vedere una alta sei metri,
a base quadrata e in laterizi, vicino alla grande cisterna. Nei pressi della
torretta gli scavi hanno restituito parte dell’antica pavimentazione in mattoni
del circo.
Tra i recenti rinvenimenti nella villa dei Quintili anche il laboratorio di un
mastro pittore con i vasetti ancora pieni di pigmenti turchese e rosso. In una
stanzetta di servizio sono state trovate una decina di chiavi del cosiddetto
“magister claviarus”, colui che soprintendeva alla chiusura delle porte della
villa. Tutte queste testimonianze saranno visibili al pubblico nel nuovo
allestimento dell’Antiquarium, sistemato presso l’ingresso, nell’ex stalla di un
moderno casale, insieme con i reperti rinvenuti nella zona a partire dall’inizio
dei ‘900.
Il prossimo obiettivo degli archeologi, adesso, è ritrovare le scuderie del
circo.
di
Cinzia Dal Maso
18 gennaio 2015
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