Un’opera cinquecentesca di Giacomo
della Porta
La fontana di Piazza d’Aracoeli
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Oggi piazza d’Aracoeli, ai piedi dell’omonima basilica e quindi
del Campidoglio, è uno spazio piuttosto allungato che ha perso il
carattere intimo e raccolto che aveva prima delle demolizioni
dell’inizio del Novecento. Conserva però, vicino a palazzo Muti, una
bella fontana tardo rinascimentale, le cui forme eleganti risultano
appesantite dai depositi di calcare. Fu commissionata a Giacomo
della Porta da papa Sisto V, che nel 1587 aveva portato a termine il
restauro dell’antico acquedotto Alessandrino, da allora detto
dell’Acqua Felice, dal nome del pontefice, al secolo Felice Peretti.
Il Della Porta nel 1589 progettò la fontana, che sarebbe stata
realizzata da Andrea Brasca, Pietro Gucci e Pace Naldini. E’
composta da due catini, di cui l’inferiore, più grande, ha una forma
ovale che ricorda il contorno di un’imbarcazione ed è ornato
all’esterno da quattro mascheroni. Al suo centro è un balaustro,
poggiato su un blocco di marmo con un rilievo a festoni e maschere.
Il balaustro - su cui sono collocati gli stemmi del Popolo romano e
dei Chigi, quest’ultimo a ricordo del restauro effettuato al tempo
di Alessandro VII (1655 – 67) - sostiene il catino superiore,
sormontato da quattro putti con anfore, cui sempre Alessandro VII
aggiunse il trimonzio del suo stemma araldico. Come si può vedere
dalle antiche stampe, in origine sotto la fontana erano due gradini
circondati da canalette in cui cadeva l’acqua che tracimava dai
catini. Intorno al 1860 i gradini furono sostituiti da un’ampia
vasca a terra rotonda, delimitata da colonnine di pietra collegate
da sbarre in ferro.
di
Alessandro Venditti
4 settembre 2014
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