Il kit-scuola dei romani

Per scrivere bastavano una tavoletta e uno stilo

di Annalisa Venditti

In barba al caro prezzi ed alle mode, i nostri "piccoli" progenitori si accontentavano veramente di poco per andare a scuola. Abituati a studiare con i loro professori in minuscole aule e persino all’aperto, i giovani romani avevano un "kit" piuttosto povero, ma sicuramente funzionale. Così, a mo’ di quaderno veniva adoperata una tavoletta spalmata di cera, su cui era possibile scrivere le frasi e gli appunti grazie ad uno stilo: una sorta di lungo cannello con un’estremità appuntita per incidere ed una appiattita per cancellare. Esisteva anche la carta, ricavata dal papiro o pergamena, ovviamente molto più costosa. In questo caso si utilizzava l’inchiostro, detto "atramentum". "Atramentarium" si chiamava il calamaio, che poteva avere, come dimostrato dagli esemplari pervenuti, le fogge più disparate. Per scrivere sulla carta si adoperavano il "calamus", una cannuccia appuntita, e penne di uccello. Ma a scuola si imparava anche a far di conto. Come? Con l’abaco, quello che noi comunemente chiamiamo pallottoliere e ancora oggi regaliamo ai nostri bimbi.

L’argomento è stato approfondito nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata da Maria Pia Partisani, in diretta ogni sabato mattina, dalle 10.30 alle 11.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).

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