Nel
cuore della vecchia Roma, al di sotto del cinema Trevi, si nasconde
un’area archeologica di eccezionale interesse, quella del vicus
Caprarius, caratterizzata da una straordinaria continuità di
vita, dall’epoca romana e dalle invasioni barbariche, attraverso il
Medioevo e il Rinascimento, fino all’Ottocento e al Novecento.
Le indagini archeologiche
all’interno dell’ex Cinema Trevi presero l’avvio nel settembre del
1999 e dopo tre anni di intenso lavoro, nel dicembre 2002, venne
presentata la "Città dell’Acqua", integrata da un antiquarium.
Gli scavi hanno evidenziato
due edifici, uno dei quali può essere identificato come un complesso
abitativo di tipo intensivo su almeno tre piani, con botteghe al
pianterreno, conservato in alzato per circa otto metri, la cui prima
fase costruttiva sembra risalire all’epoca neroniana. Intorno alla
metà del IV secolo si impiantò nell’area una ricca domus con le
pareti rivestite di marmi e pavimenti in mosaici policromi, il cui
piano terra venne distrutto da un furioso incendio, probabilmente ad
opera dei Vandali di Genserico, che nel 455 saccheggiarono la città.
I materiali esposti allo "Spazio Cremonini al Trevi" testimoniano
l’esistenza, a partire dal Medioevo, di un’umile comunità stretta
intorno alle fonti di approvvigionamento idrico rappresentate dalla
Fontana di Trevi alimentata dall’Acqua Vergine - unico degli
acquedotti antichi rimasto in uso - e dai numerosi pozzi che
attingevano alla falda acquifera presente nel sottosuolo: una "Città
dell’Acqua", che ebbe nel prezioso elemento il suo vero e proprio
principio insediativo.
La
Soprintendenza Archeologica di Roma ha affidato la gestione del sito
al Gruppo Cremonini, che ha interamente finanziato lo scavo e la
sistemazione dell’area archeologica: oggi il sito rappresenta un
esempio di sinergia pubblico-privato nel settore dei Beni culturali,
dedicato ad arte, cultura e intrattenimento, e si arricchisce di
nuovi reperti archeologici, completando l’allestimento museale
dell’area del "Vicus Caprarius".
In occasione del decimo
anniversario dall’inizio degli scavi, infatti, è stato ultimato il
percorso espositivo dell’antiquarium. Fin dall’inizio si è
voluta evitare la decontestualizzazione dei reperti, esponendoli nel
luogo di rinvenimento e offrendo così ai visitatori la rara
occasione di poter apprezzare i rimandi reciproci fra materiali e
contesto.
Grazie alla disponibilità
del Gruppo Cremonini e sotto la supervisione della Soprintendenza
speciale per i Beni archeologici di Roma, è stato possibile non solo
recuperare tali materiali, ma eseguirne lo studio ed il restauro,
con un nuovo apparato didattico bilingue che correda l’esposizione,
arricchito da un adeguato apparato grafico, frutto del riesame
condotto sui reperti negli ultimi mesi. I minuziosi interventi di
restauro hanno inoltre permesso una piena valorizzazione dei
materiali archeologici garantendone, nel contempo, le corrette
condizioni di conservazione. Si è così mantenuto lo standard
qualitativo elevato che caratterizza l’allestimento espositivo già a
suo tempo realizzato.
I
reperti restaurati e musealizzati sono costituiti da oggetti di uso
quotidiano, dal coltello e forchetta del XVII secolo, dalle brocche
e piatti in maiolica alle olle e tegami del XVI-XVII secolo, dalle
bottiglie in vetro soffiato del XVII–XIX secolo, fino a un
particolare oggetto personale costituito da un anello con chiave
femmina di cassetta in bronzo e argento del XIV-XV secolo.
Il restauro dei materiali è
stato effettuato dal Consorzio L’Officina di Roma, sotto la
direzione scientifica di Fiorenzo Catalli, Direttore Archeologo
della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma,
responsabile della tutela e conservazione dei reperti.
L’allestimento espositivo è stato realizzato da Progetto Artiser
s.n.c., sotto la direzione scientifica di Antonio Insalaco, curatore
archeologo della Sovraintendenza ai Beni culturali del Comune di
Roma, responsabile dell’area archeologica del vicus Caprarius,
coadiuvato dagli archeologi Alessandro Ascoli, Giuliano Catalli,
Barbara Lepri e Francesca Licordari.
L’Area Archeologica "Città
dell’Acqua" è aperta al pubblico il lunedì dalle ore 16,00 alle ore
19,30, e dal giovedì alla domenica, dalle ore 11,00 alle ore 15,00.
Per informazioni: 339
7786192.