Poco dopo il 1870, in vicolo del
Piede, una stradina a due passi da Santa Maria in Trastevere, si poteva vedere
un simpatico personaggio, un vecchietto che se ne stava tutto il giorno a
lavorare a maglia. Gli abitanti del posto lo chiamavano "sor Antonio lo
sferruzzatore" e i bambini gli volevano un gran bene, perché sapeva raccontare
certe storie di banditi da lasciare senza fiato. Chi lo avesse incontrato in
quei giorni non avrebbe mai sospettato di trovarsi davanti a uno degli uomini
più feroci del suo tempo: nientemeno che Antonio Gasparoni, detto Gasparone,
l’ultimo brigante dello Stato Pontificio, datosi alla macchia dopo aver
trucidato a coltellate il fratello di una giovane di cui era innamorato. Alto e
snello, con un volto dai lineamenti regolari appena segnato dal vaiolo, lunghi
capelli castani legati in un codino e orecchini d’oro, Gasparone divenne il capo
di una banda che imperversava nel Lazio Meridionale, effettuando sequestri di
ricchi signori o prelati, per ottenere sostanziosi riscatti. Era diventato
talmente famoso che i gentiluomini stranieri impegnati nel grand tour trovavano
particolarmente eccitante trascorrere brevi periodi presso i briganti,
dividendone la vita avventurosa. Senza pietà con le spie, ma generoso con i suoi
uomini, addirittura tenero con donne e bambini, Gasparone si era fatta la nomina
del brigante buono. Anche perché soleva ripetere che non voleva rubare i soldi
"a quelli che ne hanno pochi, ma a quelli che ne hanno troppi". Le autorità
pontificie le avevano provate tutte per catturarlo, ma la sua perfetta
conoscenza del territorio, i continui spostamenti e una fitta rete di
informatori lo avevano sempre salvato. Alla fine, fu preso con l’inganno. Nel
1825 gli furono proposte un’amnistia e l’esilio in America se si fosse arreso.
Era però un tranello: quando i briganti si consegnarono, vennero arrestati e
tradotti a Castel Sant’Angelo, quindi in varie carceri, da cui la maggior parte
di loro non sarebbe più uscita. Gasparone si fece quasi cinquant’anni di
reclusione, riuscendo perfino a guadagnare un po’ di denaro, insieme al suo
luogotenente Pietro Masi, con la vendita di opuscoli manoscritti in cui venivano
raccontate le avventure della banda, ormai divenute leggenda. Solo nel 1870
Vittorio Emanuele II, in seguito a una supplica, fece scarcerare i
sopravvissuti. Gasparone trascorse a Roma gli ultimi anni della sua vita,
considerato un simbolo della lotta alle ingiustizie. |