La
tomba della vestale Cossinia fu scoperta nel 1929 a Tivoli, lungo la sponda
destra dell’Aniene, dove correva la via Valeria. Databile tra la fine del II
secolo e l’inizio del III, il sepolcro è composto di due basamenti vicini, uno
con cinque gradini - su cui poggia il cippo funerario - e l’altro di tre
gradini, sotto il quale giaceva la defunta. Sulla parte anteriore del cippo, in
un’elegante corona di quercia con nastro, si legge "V V COSSINIAE L F", ossia
"alla Vergine Vestale Cossinia figlia di Lucio". Sotto è inciso: "Lucio Cossinio
Eletto".
Sul
lato posteriore del cippo è una bella iscrizione metrica, che informa: "qui
giace e riposa la Vergine, trasportata per mano del popolo, poiché per
sessantasei anni fu fedele al culto di Vesta. Luogo concesso per decreto del
Senato".
Cossinia, infatti, appartenente a una nobile famiglia tiburtina, fu destinata,
ancora fanciulla, al sacerdozio di Vesta presso il tempio della divinità.
Scaduto il trentennio di servizio non tornò, come sarebbe stato suo diritto,
alla casa paterna, ma volle restare a curare la conservazione del fuoco sacro,
facendo da esempio alle novizie per la sua virtù. Quando morì, all’età di circa
75 anni, il popolo tiburtino le tributò i massimi onori.
Accanto allo scheletro di Cossinia, di cui purtroppo si è persa ogni traccia, fu
rinvenuta una preziosa bambolina d’avorio, che in vita le dovette essere molto
cara, simbolo della sua infanzia e di quella verginità che conservò per tutta la
sua lunga esistenza. Le fanciulle romane, infatti, potevano giocare con le loro
bambole solo fino alla vigilia del matrimonio, quando offrivano i propri
giocattoli alla divinità, nel corso di una cerimonia che segnava il loro
ingresso nei ruoli di sposa e madre. Cossinia, però, non andò mai sposa e tenne
sempre con sé la sua splendida "pupa".
La
bambola, oggi conservata al Museo Nazionale Romano, seguiva i dettami della moda
del suo tempo, a cavallo tra il II e il III secolo, ed è perciò acconciata come
la moglie di Settimio Severo, Giulia Domna, con la scriminatura centrale che
divide la capigliatura in due bande ondulate. Aveva anche un nutrito corredo di
minuscoli gioielli, da riporre in un delizioso cofanetto di pasta vitrea rosa
con cerniere di rame: un girocollo d'oro, foggiato come una catena a doppie
maglie, e un certo numero di braccialetti d'oro, tortili per i polsi e come
semplici fili per le caviglie. Il corpo, snello e acerbo, aveva le giunture
snodabili: spalle, gomiti, anche e ginocchia potevano essere articolati in modo
naturale per far assumere alla "pupa" le più diverse posizioni.
L’argomento verrà trattato domenica mattina, dalle ore 9.30 alle 10.30, su Nuova
Spazio Radio (88.150 MHz) all’interno del programma "Questa è Roma!", ideato e
condotto da Maria Pia Partisani.