Lo scrittore francese la definiva stretta e tenebrosa

Misteriosa la via Vecchiarelli nel romanzo di André Gide

di Antonio Venditti

 

A partire dall’Ottocento fino a gran parte del Novecento, numerosi sono stati i vicoli che hanno interessato i romanzi francesi di argomento romano, dando vita, il più delle volte, ad un affascinante, tortuoso viaggio alla scoperta della nostra città.

Ne "Les Caves du Vatican ", di André Gide, pubblicato nel 1914, un vicolo acquista parte rilevante quale quinta ambientale e matrice del mistero e degli intrecci che pervadono gran parte della narrazione: vicolo Vecchiarelli, nel rione Ponte, descritto come "étroite et ténébreuse", definito, a seconda dello stato d’animo di uno dei protagonisti "rue" o "ruelle ".

Il vicolo, un tempo chiamato della Chiavica di Tor di Nona, assurse a via nel 1904. Si snoda da piazza di S. Salvatore in Lauro a piazza dei Coronari e prende la denominazione dalla nobile famiglia reatina de’ Vecchiarelli - di cui è conservata la memoria in un manoscritto della biblioteca Chigi - che qui aveva un palazzo. L’edificio, tra via dei Vecchiarelli e via dei Coronari, fu costruito nel ‘500 per volontà di Mariano Vecchiarelli di Rieti, abbreviatore apostolico durante il pontificato di Gregorio XIII. La famiglia, a cui appartenne anche il card. Odoardo Vecchiarelli (1613-1667), ebbe il patriziato romano e alcuni suoi membri rivestirono nel ‘600 cariche capitoline. Il palazzo divenne in seguito proprietà dei Montanari e fu abitato dal card. Antonio Pignatelli, salito al soglio pontificio con il nome di Innocenzo Il (1691-1700). E’ stato restaurato nel 1956 dall’arch. Carlo Forti.

Il lato su via dei Coronari ha le finestre disposte su quattro piani a cui si aggiunge l’ammezzato. Il grande portone bugnato è del ‘600, mentre l’intonaco a finti mattoni è dell’800. Propriamente originale - il lato che si affaccia su via dei Vecchiarelli con un portale sormontato da un balcone e l’elegante altana adorna di conchiglie, forse opera di Bartolomeo Ammannati. Nel cortile è ripetuto il motivo architettonico della serliana.

Il palazzo ingloba una torre, di cui un lato è ben riconoscibile dalla via omonima, cheforse faceva parte delle antiche fortificazioni della famiglia Orsini.

In via Vecchiarelli era una delle case per l’accoglienza delle vedove di medici e farmacisti, fondata nel 1863 dal prof. Gaetano Olivieri, direttore del Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria di Santo Spirito in Sassia. Qui ne erano ospitate cinque.

 

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