Conferenze e dibattiti a Toffia promossi da Paolina Carli e da Francesco M. Battisti

L’arte di Gioachino Belli e la poesia contemporanea

di Antonio Venditti

 

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"Missione della poesia è quella di liberare le emozioni ed i sentimenti", spiega Francesco Maria Battisti, docente di Sociologia all’Università degli Studi di Cassino. La poesia ha la forza di rompere gli schemi che scandiscono la nostra vita quotidiana: "il poeta – continua lo studioso - dice anche l’indicibile, ciò che non si ha il coraggio di esprimere, vince il timore, vince la vergogna, apre alla verità, confidando appunto nel potere catartico della poiesis".

Sono questi certamente alcuni degli ingredienti del successo riscosso anche quest’anno dalla mostra itinerante "Poesia in libertà", curata da Paolina Carli e inserita nell’ambito della manifestazione "Riviviamo il centro storico", che ha animato la tranquilla vita di Toffia (Rieti) tra il 12 e il 16 agosto.

Nell’ambito della mostra, patrocinata dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Rieti, dai Comuni di Roma e Toffia, le poesie e le storie brevi inviate da autori italiani e stranieri sono state esposte lungo le vie e i vicoli dei rioni Rocca e Cancello.

La manifestazione ha anche permesso di approfondire alcuni temi nella Sala Consiliare del Comune – grazie all’ospitalità del sindaco Antonio Zacchia - con il professor Battisti che, con "Poeti a confronto", ha presentato Pensieri e poesia di Anna Appolloni (Roma), Sperimento.com di Luciano Recchiuti (Teramo) e Film dell'anima di Oliviero Widmer Valbonesi (Cesena - Forlì).

Di Anna Appolloni Battisti ha voluto sottolineare il profondo amore per la vita, che la poetessa celebra in tutti i suoi aspetti, dalla natura e gli uomini. "Anna – ribadisce - è una persona sensibile, si accorge, palpa le emozioni, ed i sentimenti, li tocca come se fossero oggetti preziosi", come quando "sensazioni di affetto e di tepore, di solitudine e di paura" ne scuotono l’animo durante la notte portatrice di oscuri presagi. Ma la poesia sa celebrare anche il sentimento ed il dolore. A tale proposito Battisti ha ricordato alcuni versi della poetessa. "Il dolore spesso segna / Gli animi più forti / Che / In un attimo smettono di / Odiare ed invidiare". Per poi aggiungere che "l’ambiguità della solitudine anima la poesia di Anna": "Insieme alla tua solitudine / passeggi / Sotto la pioggia / Immersa nei tuoi pensieri / Ti guardi intorno/ E sei sola / Poi scopri che / La pioggia ti ha / Bagnato il volto / E si è confusa / Con le tue lacrime".

Battisti ha poi analizzato l’opera di Luciano Recchiuti, "un uomo di carattere, un poeta schietto, vigoroso, vivace", che "si propone, senza molte premesse, nel suo colorato volume ‘Sperimento.com’. Il libro non è multimediale, ma il titolo suggerisce un approccio al Web. Il suffisso .com non vuol dire commerciale, ma comunicativo. La poesia visiva vuole comunicare di più e direttamente. ‘Sperimento.com’ potrebbe essere letto, dettato, videoripreso al telefonino e messo in linea, seguendo i trend della avanguardia contemporanea, piuttosto che quelli di una poesia visiva novecentesca, che esercita la sua influenza solo con la stampa. La tipologia di composizione – ha proseguito il docente - è quella di una grafica preparata con Microsoft Office. Ma il poeta ci suggerisce che potrebbe fare di più. Ha voglia di libertà espressiva, artistica e personale, e noi come presentatori siamo disposti a dargliela tutta, ed a suggerire altre e nuove forme di libertà espressiva e comunicativa: il .com che egli ricerca in questo titolo ed in questo libro". Recchiuti è u poeta creativo attento al cambiamento, all’emozione, alla novità. Il suo libro non è solo sperimentazione, ma anche testimonianza di un cambiamento vissuto nell’anima e nel corpo.

Nell’introdurre "Film dell’anima", Battisti ha subito fatto presente di non trovarsi d’accordo con l’autore dell’introduzione al volume, Vittorio Sgarbi, che ha voluto tenere separate politica e poesia. Oliviero Widmer Valbonesi Widmer non è solo un poeta, è anche un politico, che percepisce il disagio diffuso nei nostri giovani, che nei termini più felici si esprime con la musica e in quelli peggiori con la droga. "L’autore – avverte Battisti - aborrisce la cultura nazionalpopolare (compresa quella della canzonetta di San Remo), che al tempo stesso attrae tutti gli aspiranti divi. Il libro costituisce principalmente un diario di amore di una coppia che si conosce da un tempo lungo": "Scorrono le mie mani sul tuo viso / percorrono i sentieri del tuo corpo / quelli da molto tempo immaginati / quelli più amati e mai dimenticati. / "Sono carezze senza tatto / cercano complicità".

Nella medesima Aula Consiliare la giornalista Cinzia Dal Maso e il poeta Alberto Canfora hanno dibattuto su "Gioachino Belli e Trilussa".

La Dal Maso ha innanzi tutto precisato che Giuseppe Gioachino Belli fu una figura di spicco nel nostro panorama letterario, che utilizzò il dialetto per rendere più grande, incisiva e realistica la sua arte. Il Belli è stato spesso considerato da punti di vista parziali, senza dubbio incompleti, talvolta persino errati o arbitrari. Si è finito per considerarlo il poeta delle scenette di genere o delle tradizioni pittoresche, peggio ancora quello delle storie piccanti e delle oscenità, mentre egli "è soprattutto il poeta della verità e della giustizia, della pace e dell’eguaglianza sociale. La sua poesia condanna il pregiudizio e la superstizione, il fanatismo, l’ignoranza, l’ipocrisia. Irride i potenti e partecipa alle sofferenze dei miseri. Porta avanti una religione non formalizzata né esteriore, ma depositaria del messaggio di Cristo: la carità. Narra, attraverso migliaia di situazioni, la vicenda comica e dolorosa di Roma, senza mai scadere nella declamazione". Si avvale di un acutissimo spirito di osservazione, dell’umanità dei suoi personaggi, della naturalezza dei discorsi, della varietà degli atteggiamenti, della padronanza e dell’uso sapientissimo dei suoi mezzi espressivi.

"Due furono gli strumenti – ha detto la giornalista - che impiegò magistralmente nei suoi sonetti: il dialetto e la metrica. Il romanesco del Belli era quello genuino, parlato dal popolo ormai da secoli. Il poeta, che non lo parlava, lo studiò e codificò, esaltandone le capacità espressive e le qualità ritmiche naturali". La metrica fu utilizzata nella forma costante del sonetto, chiusa e difficile, di cui però sfruttò tutte le potenzialità, a cominciare dall’asciutta stringatezza, che non permette di indulgere in descrizioni superflue.

Alberto Canfora ha fatto conoscere un Trilussa sagace e scanzonato attraverso la lettura di alcune poesie.

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