Alla Mole Vanvitelliana di Ancona una grande mostra dedicata a Corrado Cagli

Un maestro della Scuola Romana

 

   

 

 

di Cinzia Dal Maso

Nel 1932, un artista di appena ventidue anni si presentava sulla scena culturale romana, con una mostra presso la galleria di Pier Maria Bardi a via Veneto, uno spazio espositivo inaugurato un paio d’anni prima da Mussolini. Era Corrado Cagli, destinato a divenire uno dei protagonisti indiscussi dell’arte del Novecento. A trent’anni dalla sua scomparsa, gli è stata dedicata una grande mostra antologica, curata da Fabio Benzi, fino al 4 giugno alla Mole Vanvitelliana di Ancona.

In esposizione, circa duecento dipinti oltre a un cospicuo numero di disegni, sculture, ceramiche, illustrazioni, bozzetti teatrali e arazzi, per un totale che si aggira intorno alle quattrocento opere. Per la prima volta la vasta attività creativa di Cagli viene presentata nella sua interezza.

Originale creatore di maioliche di gusto straordinariamente moderno nella sua prima giovinezza, applicando un linearismo déco consapevole dell’estetica internazionale, egli fu – parallelamente a Sironi - tra i promotori del muralismo italiano. Esordì come pittore nel gruppo iniziale della "Scuola Romana", con Capogrossi e Cavalli, alle cui ideologie contribuì sostanzialmente. Nipote di Bontempelli, elaborò e diffuse i principi del "primordialismo" che tanta presa ebbero sulla cultura italiana del decennio, prolungandosi fino agli anni Cinquanta.

In seguito alle leggi razziali emigrò prima in Francia e poi negli Stati Uniti, tornando in Italia con le truppe alleate di Liberazione. Nel contesto italiano del dopoguerra, Cagli rappresentò un nodo centrale per la tendenza astratta, elaborando opere di grande originalità e teorizzando un prolungamento del "primordio" capace di influenzare anche la svolta astratta di Capogrossi.

In seguito, Cagli recuperò l’espressione figurativa, favorito anche da un’abilità tecnica stupefacente, senza per questo abbandonare la ricerca astratta. Tale apparente eclettismo, che anteponeva l’estro e il genio pittorico all’assolutismo ideologico di quegli anni postbellici, fu uno dei motivi che, al di là del successo straordinario conseguito in vita, ha contribuito a collocare criticamente la sua figura in una zona marginale dell’arte europea. La rilettura attuale gli riconosce invece il ruolo di anticipatore e di antesignano della libertà espressiva post-avanguardista.

La mostra, nata da un’idea dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Ancona Massimo Pacetti, è organizzata in collaborazione con l’Archivio Cagli.

Il catalogo (Skira, 472 pagine, 322 illustrazioni colori e 269 b/n, 50.00 euro) si avvale dei contributi critici di Fabio Benzi (Introduzione alla mostra; Gli anni della Scuola Romana; Il disegno), Luciano Caramel (L’astrattismo del dopoguerra), Enrico Crispolti (La scuola di Cagli: il magistero dell’artista e le giovani generazioni), Gioia Mori (La figurazione del secondo dopoguerra), Héloise Romani (Il teatro; apparati critici; biografia), Luigi Prisco (Ceramiche e sculture) e Claudio Crescentini (Gli arazzi).


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