"Il Mistero della Terra senza il Male" Storia, avventura ed esoterismo in un romanzo di Nica Fiori
Cosa spinge un giovane archivista romano a rischiare la vita in Sudamerica, seguendo le tracce di una misteriosa statuina con incisi i caratteri di una scrittura sconosciuta e calcando le orme di un gesuita che aveva trascorso 27 anni da missionario in Paraguay, intorno alla metà del Settecento? Avventura, storia ed esoterismo sono gli ingredienti del romanzo "Il Mistero della Terra senza il male" (Edizioni Appunti di Viaggio, 192 pagine, 15,00 euro), di Nica Fiori, studiosa e scrittrice di storia, arte, folclore e misteri, autrice di diversi saggi, tra cui "Le madonnelle di Roma (Newton Compton), "La Magia egizia" (Mondo Ignoto), "Roma arcana. I misteri della Roma più segreta" (Ed. Mediterranee). Nica Fiori, per la prima volta impegnata nel genere romanzesco, ci accompagna in un avventuroso viaggio alla ricerca della verità, che condurrà il protagonista a cogliere il senso profondo della vita e il valore dei sentimenti più veri. Attraverso un susseguirsi di colpi di scena, il lettore si trova a fare i conti con una serie di morti sospette, documenti che spariscono e perfino una delicata storia d’amore destinata a una fine tragica. "L’idea del romanzo – spiega l’Autrice – è nata dopo aver visitato i sotterranei del monastero dei domenicani di Narni, scoperti nel 1979 ed aperti al pubblico qualche anno fa. La presenza di un nome, una data e il monogramma dei gesuiti, graffiti sulla parete di una cella, mi ha ispirato questa storia, che è di pura fantasia e che risente sicuramente della mia passione per il mistero". La vicenda narrata si snoda tra la Narni del XVIII secolo, la Roma contemporanea e il Sudamerica, visto come il mondo mitico in cui gli indios Guaranì - protagonisti tra il Seicento e il Settecento di un singolare esperimento religioso presso le missioni gesuitiche dette "Riduzioni" – cercavano la "Terra senza il Male". L’amore di Nica Fiori per Roma emerge prepotente tra le pagine del libro. "La città dormiva ai suoi piedi – scrive – sotto un cielo stellato. Si intravedevano in lontananza le cupole e il campanile ardito di Santa Maria Maggiore. Nella direzione opposta si ergeva il complesso dell’Angelicum, con alle spalle la possente Torre delle Milizie. Quel panorama lo conosceva a memoria, ma ogni volta che lo osservava ritrovava le stesse emozioni che aveva provato la prima volta che lo aveva visto. Lo preferiva sicuramente di notte: era come se l’oscurità ne accentuasse magicamente la bellezza, nascondendo le facciate fatiscenti di alcune case bisognose di urgenti restauri". Una prosa scorrevole ed elegante, una precisa ricostruzione storica, frutto di un’attenta ricerca e la magia di certe atmosfere rendono il romanzo una lettura particolarmente piacevole, da fare tutta di un fiato, ma su cui poi tornare, anche solo con il pensiero, per riflettere. |
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