Rinvenuti mosaici, statue e strutture architettoniche di epoca romana

Palazzo Valentini: riemerge il passato

 

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di Antonio Venditti

Alcuni lavori di ristrutturazione negli ambienti sotterranei di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, in via IV Novembre, hanno permesso importantissimi ritrovamenti archeologici. Si stava scavando per abbassare le quote pavimentali di quattro ambienti meridionali di epoca ottocentesca lungo via di S. Eufemia, al fine di abbattere le barriere architettoniche, quando sono venuti alla luce i primi resti, che hanno suggerito di estendere subito le ricerche a un vicino ambiente cinquecentesco: appena rimosso il pavimento moderno, sono riemerse le creste di strutture antiche complete dei loro rivestimenti.

L’indagine ha preso il via nel luglio dello scorso anno, per volere del presidente Enrico Gasbarra, ed è stata eseguita con metodo stratigrafico sotto la direzione scientifica di Eugenio La Rocca.

Tra i rinvenimenti che più hanno fatto sensazione, due statue di togati, una delle quali di notevoli dimensioni, purtroppo in giacitura secondaria, riutilizzate forse in un recinto di epoca medioevale, la cui qualità artistica le fa collegare alla sistemazione dell’area voluta dall’imperatore Domiziano e conclusa da Traiano all’inizio del II secolo d.C, nell’ambito di un progetto urbanistico di ampio respiro.

Era possibile prevedere la presenza di emergenze archeologiche, data la vicinanza al Foro di Traiano, ma quanto finora emerso va oltre ogni più rosea aspettativa e permetterà di ricostruire integralmente un tassello di enorme importanza della topografia antica e medioevale della città di Roma e persino di ridisegnare la topografia del settore settentrionale del Foro di Traiano, dove gli studiosi ipotizzavano la presenza del famoso templum divi Traiani, menzionato dalle fonti antiche, ma al momento non rintracciabile in alcuna delle strutture rivenute.

Le indagini, inoltre, permetteranno di studiare le tecniche costruttive dello stesso Palazzo Valentini dall’iniziale fase edilizia alle aggiunte posteriori.

Appare perciò indispensabile portare a termine gli scavi archeologici nei cinque ambienti, in previsione di un allestimento espositivo. La Giunta Gasbarra ha destinato all’intero progetto circa un milione di euro, recuperandoli dal bilancio ordinario provinciale.

L’ambiente cinquecentesco, di grandi dimensioni e coperto da volte a crociera e a botte, fa parte del nucleo tardorinascimentale di Palazzo Valentini, ossia della fabbrica Bonelli, di cui costituisce il limite meridionale.

Qui sotto sono state rinvenute le testimonianze più antiche, databili tra la fine del I e il II secolo d.C., tra cui una platea di calcestruzzo e una gradinata in travertino, oltre a un basolato pertinente ad una strada o a un cortile, che dovette essere coperto già verso la fine del III secolo da una pavimentazione in travertino di cui restano solo due lastre.

Mentre il basolato era ancora in uso, venivano costruiti alcuni ambienti relativi a domus destinate a personaggi di alto livello sociale. In opera laterizia e in opera listata, avevano le pareti interne rivestite a intonaco dipinto o ad opus sectile.

Uno degli ambienti, forse pertinente alla casa di un magistrato, presenta una scala di notevoli dimensioni, articolata su almeno due rampe con pianerottolo intermedio, interamente pavimentata in opus sectile, che portava ad un piano superiore dell’edificio, attualmente perduto.

La parte occidentale dell’ambiente ha rivelato un processo di abbandono delle strutture murarie e una profonda risistemazione dell’area, verificatisi poco dopo il IV secolo.

Per quanto riguarda le indagini sotto i quattro ambienti dell’ala costruita tra il 1861 e il 1864, hanno permesso di individuare due ampi vani, collegati tra loro e orientati perfettamente secondo i punti cardinali, pertinenti presumibilmente ad una domus di notevoli dimensioni di epoca romano-imperiale. L’area riveste un notevole interesse dal punto di vista topografico, per la sua vicinanza al limite nord del Foro di Traiano. La zona sembrerebbe occupata da strutture a carattere abitativo, insulae e domus distribuite su terrazze che salgono da ovest verso est seguendo il progressivo aumento di quota delle pendici della collina del Quirinale.

Nel primo ambiente, a meno di un metro di profondità, è riemersa parte di un atrio porticato con pavimentazione a mosaico bianco e nero.

Dell’area centrale dell’atrio, di forma rettangolare, si conserva la preparazione pavimentale costituita da un battuto molto compatto e ben eseguito in cocciopesto: si conserva solo un piccolo lacerto di mosaico a tesserine nere.

Lungo il lato sud dell’ambiente è stato individuato un altro frammento di pavimentazione a mosaico bianco con una sottile fascia nera al limite est e una lastra di marmo bianco, forse di reimpiego.

Nel terzo ambiente ottocentesco è stato scoperto un mosaico di notevole interesse stilistico ma purtroppo con numerose lacune, che secondo una prima ipotesi di datazione potrebbe inserirsi a cavallo tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C. La decorazione è geometrica, a tessere colorate di marmi policromi e selce bianca: all’interno di una cornice laterale costituita da cerchi neri che si intersecano tra loro, su fondo bianco, e delimitati da sottili fascette parallele nere, è un complesso disegno costituito da un’alternanza di cerchi di due dimensioni diverse, incorniciati da una treccia continua. Le decorazioni all’interno di ogni cerchio non si ripetono mai. Nell’allineamento centrale sono visibili due emblemata rettangolari; solo quello ad ovest, conservato, presenta un kantharos incorniciato da rametti di vite.

Le indagini sono ancora in corso nel secondo e nel quarto ambiente, per accertare la presenza o meno di altri ambienti da collegare alla ricca domus del III sec. d. C., le cui pareti, in alcuni punti conservate per quasi due metri di altezza, erano decorate prima da affreschi, poi da opus sectile. Sono stati rinvenuti anche elementi pertinenti all’arredo interno degli ambienti, comprendenti piccole sculture di marmo, fra cui una statuina di divinità, forse Asclepio, che fanno luce su costumi e religiosità di uno strato elevato della società romana, probabilmente di rango senatorio.

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