Ancora in mostra le suggestioni egizie della residenza imperiale tiburtina

Fascino e mistero della Villa Adriana

Il Catalogo dell’esposizione, di Electa, è curato da Benedetta Adembri con la collaborazione di Zaccaria Mari

 

 

di Antonio Venditti

La Villa Adriana, a breve distanza da Roma, distesa ai piedi dei monti tiburtini, con i suoi ruderi affioranti tra gli uliveti è un complesso di costruzioni la cui magnificenza ed estensione non trovano confronto in tutta l'antichità. Progettista della splendida dimora di Tivoli fu certamente lo stesso Adriano, personalità multiforme di uomo politico, pensatore ed esteta, amante dell'arte, dei viaggi e di ogni attività dello spirito. Dalle fonti antiche sappiamo che coltivò personalmente la musica, la pittura e soprattutto l'architettura. Viaggiare e costruire furono le sue grandi passioni: ad Atene restaurò i venerandi monumenti dell'arte classica, permettendo loro di giungere sino a noi, ricostruì Gerusalemme, in Britannia eresse il poderoso Vallo per proteggere la parte colonizzata dell'isola dalle invasioni barbariche, in Egitto abbellì Alessandria e fondò Antinopoli. In moltissime città dell'Europa e dell'Asia, come scrisse Frontone, lasciò traccia dei suoi viaggi: eresse templi e teatri, mura e terme, ponti ed acquedotti, interi quartieri e nuove città. A Roma innalzò il tempio di Venere e Roma e ricostruì dalle fondamenta il tempio più originale e bello dell'antichità, il Pantheon, ma la villa o, per meglio dire, la città agreste che costruì a Tivoli rimane la sua più grande creazione, riflesso della mente e della sensibilità di un geniale artista.

Adriano salì al trono nel 117 d. C. ed uno dei suoi primi pensieri fu riuscire a realizzare il suo più intimo desiderio: far trionfare a Tivoli il nuovo stile di cui egli stesso fu uno dei promotori, che univa alle grandi volte a botte ed alle ampie crociere - già da tempo presenti nell'architettura romana - cupole e coperture dalle forme mosse, cui facevano riscontro planimetrie dai complicati giochi di piani curvi, concavi o convessi. Anche le innumerevoli copie marmoree di statue greche vennero poste quasi al servizio dell'architettura, per sottolinearla ed esaltarla, mentre i giardini, ricchi di fiori, profumi e colori, erano movimentati da vasche, fontane, ninfei, canali, nelle cui acque gli edifici si specchiavano, in un perpetuo gioco di luci e riflessi.

Già nel 118 d.C. Adriano doveva essere impegnato nel progetto della Villa, che alla metà del 121 sembra fosse varato. Uno dei primi edifici a venire realizzato è forse il più singolare dell'intero complesso, il cosiddetto Teatro Marittimo, che con la sua pianta centrale costituisce una sorta di cerniera - nel gioco planimetrico dei diversi allineamenti - tra la zona del Pecile e quella dei Grandi Peristili. Al centro di un recinto perfettamente rotondo, intorno al quale corre un portico, occupa un isolotto delimitato da un piccolo canale circolare, cui si accedeva solo tramite due ponti levatoi, che conducevano, tramite brevi corridoi, a un atrio tipicamente adrianeo, con i quattro lati del portico ad arco di cerchio e convessi verso il centro. Da qui si accedeva al tablino, affacciato sul canale, e a numerosi altri ambienti. Tra questi, due camere da letto risultano molto eleganti e sicuramente riservate ad ospiti di riguardo, fornite persino di una latrina, seppure in comune. Una camera orientata verso est era, invece, dotata di una latrina propria ed affiancata da uno studiolo privato o un piccolo soggiorno: tutte comodità che la fanno ritenere destinata allo stesso Adriano. L'isolotto aveva anche delle piccole terme, perfettamente funzionali nonostante le dimensioni ridotte, con due tepidari. Il frigidario era sistemato in un'esedra dell'atrio, con la piscina d'acqua fredda cui si scendeva tramite alcuni gradini. Un'altra breve scalinata, dalla parte opposta della vasca, permetteva di salire ad una grande porta-finestra affacciata sul canale, dove altri gradini davano la possibilità di andare a nuotare tutt'intorno all'isolotto. Tutto lascia pensare che il cosiddetto Teatro Marittimo fosse un luogo tranquillo da dove Adriano potesse seguire i lavori della villa lontano dalla confusione del cantiere.

Una volta completati i lavori, il padiglione sarebbe diventato una specie di "buen retiro" dell’Imeratore, un rifugio in cui l'animo incline alla meditazione e alla solitudine dell'imperatore si potesse ritirare con una compagnia ridotta e scelta.

Numerose mostre si sono succedute in questi ultimi anni presso Villa Adriana e ognuna di loro ha voluto mettere in evidenza un aspetto della storia e dell’arte del complesso. Fino al 15 ottobre sarà possibile conoscere più a fondo l’influenza esercitata dalla cultura della terra del Nilo su Adriano, grazie all’esposizione "Suggestioni egizie a Villa Adriana".

L’ammirazione dell’Imperatore per il paese dei Faraoni e per i culti misterici che vi si praticavano, in particolare quello di Iside, si ritrova in una serie di opere rinvenute nella Villa nei secoli scorsi e in gran parte conservate a Roma presso i Musei Vaticani e i Musei Capitolini, cui si aggiungono i recenti rinvenimenti, sia dall’Antinoeion che dalla Palestra: raffigurazioni di Iside, Antinoo-Osiride, sacerdoti, offerenti, basi di statue e vasi, realizzati nei marmi più rari e pregiati e molto altro ancora.

Indispensabile supporto per la visita alla mostra, il Catalogo edito da Electa (100 pagine, con illustrazioni a colori e b/n, 15 euro), curato da Benedetta Adembri con la collaborazione di Zaccaria Mari. Uno dei capitoli più affascinanti del volume è quello riguardante la tomba - tempio di Antinoo, la cui recente scoperta ha suscitato notevole interesse tra il pubblico e gli studiosi. Essa era legata alla celebrazione e alla memoria del bellissimo giovane favorito da Adriano, morto tragicamente in Egitto nel 130 d. C. "Gli scavi – scrive Mari – hanno restituito numerosi reperti relativi sia alle architetture marmoree, sia all’arredo scultoreo". Quest’ultimo è di notevole pregio, "non solo – continua lo studioso – per la varietà e il livello stilistico, ma anche per i collegamenti che consente di istituire con le fortunate scoperte dei secoli scorsi", soprattutto con le statue egittizzanti scoperte nel Sei-Settecento dai padri gesuiti proprietari del luogo. "L’Antinoeion di Villa Adriana – spiega più avanti Anna Maria Reggiani – trova confronti immediati nella serie templare dedicata ai culti orientali e in particolare a quelli egizi, a cominciare dal Santuario di Iside e Serapide nel campo Marzio a Roma".

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