Il grande tumulo del Torraccio fu smantellato per lavori stradali

Monumenti sepolcrali della via Prenestina

Il colombario di largo Preneste, a forma di piccolo tempio in cotto rossastro, da anni è assediato dal degrado

 

 

 

 

di Antonio Venditti

Poco dopo essere uscita da Porta Maggiore, la via Prenestina passa sotto un moderno cavalcavia ferroviario: in questo punto è stato rinvenuto il cippo che segnava il I miglio della strada. Ancora un brevissimo tratto e si incontra un monumento funerario di dimensioni ragguardevoli, oggi parzialmente demolito e assediato inesorabilmente dal traffico che gli scorre davanti senza sosta: il Torrione o Torraccio.

Databile tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., aveva un basamento a tamburo rivestito in marmo, che sosteneva un grande tumulo di terra, sotto il quale si celava la cella sepolcrale, a pianta cruciforme, in opera quadrata di peperino, raggiungibile da un corridoio coperto con volta a botte. Con i suoi 41 metri di diametro era uno dei più grandi mausolei a tumulo, secondo solo a quello di Augusto e quello denominato Monte del Grano. Nel Quattrocento era di proprietà della famiglia Rufini, che lo utilizzava come cantina; vi fu anche addossata una torretta a due piani, oggi perduta e documentata da incisioni, che ha dato il nome al monumento. Negli anni quaranta del secolo scorso, per ampliare la sede stradale, venne eliminato un tratto dell’anello perimetrale ed asportata la terra del tumulo, mettendo a nudo la cella sepolcrale.

Non sappiamo a chi sia appartenuta la tomba, anche se il Canina avrebbe voluto attribuirla a T. Quinzio Atta, che venne seppellito al II miglio della Prenestina.

Giunti a largo Preneste, il percorso della strada antica è testimoniato da un piccolo colombario in mattoni rossi e gialli della metà del II secolo d.C., all’incrocio tra la Prenestina e le vie di Portonaccio e di Acqua Bullicante, che ricalcano antichi tracciati.

Il sepolcro, che oggi campeggia in un giardinetto sporco e polveroso, rifugio di senzatetto, è a forma di un piccolo tempio, in cotto rossastro, con la fronte lunga 8,90 metri. Sopra la porta si nota un motivo ad archetti, forse l’imposta di un balcone. Sulle pareti interne, che recano ancora tracce di colore rossastro, si apre tutta una serie di nicchie, ricavate per contenere urne con le ceneri dei defunti e che fanno somigliare questo edificio - come tutti gli altri simili – ad un ambiente per l’allevamento dei colombi.

La parte più alta della costruzione, sopra gli archetti, non è quella originaria: risale al Settecento, quando il piccolo sepolcro fu trasformato in casale.

Poco prima di largo Telese si possono riconoscere i ruderi di un altro colombario e parte del basolato originale della via Prenestina.


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