Sant’Andrea sulla Flaminia, la chiesa che sciolse un voto Era il 30 novembre del 1527. In una Roma sconvolta dai saccheggi, messa a ferro e a fuoco dai Lanzichenecchi, Gian Maria Ciocchi del Monte, all’epoca un semplice prelato della Curia, si trovava prigioniero nel Palazzo della Cancelleria, ostaggio delle truppe imperiali. Con l’aiuto del cardinale Pompeo Colonna, il Del Monte offrì un lauto pasto ai Lanzi, durante il quale fu servito molto vino fortemente oppiato. Appena la soldataglia cadde addormentata, il prelato si diede a una fuga precipitosa, non tralasciando di fare un voto solenne, in ringraziamento per lo scampato pericolo: avrebbe eretto una chiesa a Sant’Andrea, di cui quel giorno si celebrava la ricorrenza, che aveva steso un’ala protettrice sulla sua persona. Divenuto Papa con il nome di Giulio III (1550-55), non si dimenticò della promessa e affidò a uno dei più prestigiosi artisti del suo tempo, Jacopo Barozzi da Vignola, la costruzione del delizioso tempietto, capolavoro del Rinascimento maturo, che possiamo ancora ammirare al n. 194 di via Flaminia, anche se costretto in una posizione davvero infelice, assediato dalle rotaie dei tram e dal traffico che scorre implacabile e con davanti un grande palazzo del 1905, uno dei primi interventi romani dell’Istituto Case Popolari. La chiesa di Sant’Andrea, realizzata tra il 1551 e il 1553 nel luogo che segnava il confine della villa di Giulio III sulla Flaminia, si ispira liberamente, nelle sue linee architettoniche, al Pantheon. Secondo quanto riferisce il Nibby, venne edificata sui resti di un antico sepolcro. La facciata, in peperino, è scandita da sei piatte lesene con capitelli corinzi. La porta d’ingresso, in posizione centrale, è sovrastata da un timpano triangolare e affiancata da due finestroni a nicchia, ornati superiormente da una valva di conchiglia. L’intera facciata è coronata, a sua volta, da un grande timpano triangolare. Quindi su un basso tamburo, poggia la cupola ellittica. L’interno è costituito da una semplice aula rettangolare, con pilastri corinzi senza base, sul cui architrave si impostano quattro riquadri ad archi. Vi sono conservati affreschi del Sermoneta e di Pellegrino Tibaldi. Tra il Settecento e l’Ottocento, quando ancora si ergeva isolato nella campagna, con la rupe dei Parioli sullo sfondo, fu un monumento molto amato e studiato dagli architetti e teorici classicisti. Caduto in abbandono, nel 1805 fu ripristinato dal Valadier. Nel 1852 vi fu aggiunto il campanile a vela. Recenti campagne di restauro hanno interessato prima l’esterno, poi l’interno dell’edificio. Particolare interesse è stato dedicato alla facciata principale, maggiormente esposta al traffico e agli agenti atmosferici, con un più alto rischio di degrado. La chiesa di Sant’Andrea sulla Flaminia è aperta solo il sabato pomeriggio e la domenica mattina, in occasione delle funzioni religiose. |
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