Il Museo di Roma in Trastevere in un volume edito da Palombi

di Cinzia Dal Maso

Il Museo di Roma in Trastevere, lo spazio espositivo permanente dedicato al Folklore e ai Poeti Romaneschi, si trova in piazza Sant’Egidio, in uno storico edificio sede - dal XVII secolo alla fine dell’Ottocento – di un convento delle Carmelitane Scalze. Dal settembre del 1918, per molti anni vi fu ospitato un sanatorio antimalarico intitolato a Ettore Marchiafava, dove venivano curati bambini fino a 10 anni. In quel periodo, la fontana del cortile ospitava una colonia di gambusie, pesciolini divoratori di larve di zanzara.

Alla straordinaria raccolta l’Assessorato capitolino alle Politiche culturali e la Sovrintendenza comunale ai Beni culturali hanno dedicato un volume ricco di illustrazioni, in italiano e in inglese, "Il Museo di Roma in Trastevere", a cura di Maria Cristina Biagi, Marcella Corsi, Donatella Occhiuzzi (Palombi editori, 160 pagg., 12.00 euro). Sfogliandone le pagine, il lettore viene introdotto ai grandi temi della collezione, iniziando dai dipinti, che vanno dalla fine del XVIII a tutto il XX secolo, alcuni di artisti famosi come Ippolito Caffi, Vincenzo Morani o Salomon Corrodi. "Illustrano – spiega Maria Cristina Biagi - alcuni aspetti della vita sociale a Roma: il costume tradizionale, la devozione popolare, le feste e i divertimenti come il carnevale, le luminarie notturne, la danza e in particolare il saltarello e gli aspetti della vita quotidiana come i mestieri e le attività che era possibile osservare in città: barbieri, fornai, lavandaie, carrettieri". Un discorso a parte meritano gli acquerelli della "Roma Pittoresca" eseguiti dal 1878 e il 1896 da Ettore Roesler Franz per documentare alcuni angoli della città che andavano inesorabilmente sparendo dopo l’Unità d’Italia, vittime di un rapido e a volte insensato processo di modernizzazione.

Nella sezione delle "Scene Romane" sono riprodotti a grandezza naturale aspetti della vita popolare del primo Ottocento, ispirati alle incisioni di Bartolomeo Pinelli. Le tre ricostruzioni più antiche (Osteria, Saltarello e Scrivano Pubblico), vennero esposte per la prima volta nel 1930 nella sede del Museo di Roma all’ex pastificio Pantanella. Nel 1952 furono aggiunte, a Palazzo Braschi, le Scene dei pifferai, del carro a vino, della portantina e della farmacia. "Oltre che dall’ambientazione cronologicamente situata un secolo addietro e dalla presenza di frammenti di pezzi antichi pressoché in ogni scena", scrive Marcella Corsi, l’orientamento antiquario dominante traspare "dalla scelta di rappresentare la dimensione lavorativa, tra città e agro, attraverso carrettieri a vino e pastori".

Il Museo ospita anche i calchi in gesso di Pasquino e dell’Abate Luigi. Sono "statue parlanti", ossia, come chiarisce Daniela Occhiuzzi, due di quelle sculture "utilizzate in passato dal popolo romano per affiggervi satire clandestine rivolte preferibilmente contro il governo e i suoi rappresentanti".

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