Due poeti inglesi legati da amicizia

Alessandro Venditti

I poeti romantici inglesi Percy Bysshe Shelley e John Keats, stretti nella vita da fraterna amicizia, riposano a Roma nel Cimitero acattolico ai piedi del Monte Testaccio.
John Keats era di umili origini. Nato a Londra nel 1795, a quindici anni divenne orfano di entrambi i genitori. Preso dalla passione per la poesia, abbandonò la carriera di apprendista chirurgo. Dopo un primo volume in versi, nel 1818 scrisse il poema mitologico “Endymion”, stroncato ferocemente dalla critica. Keats raggiunse la piena maturità poetica con “The Eve of Saint Agnes”, dove rivive il tema medievale della passione amorosa che sfida ogni pericolo, considerato uno dei capisaldi del romanticismo. Colpito da tubercolosi, venne in Italia in cerca di un clima più confacente, ma morì a Roma nel 1821.
Shelley era nato nel Sussex, ad Horsham, nel 1792, da una famiglia di nobili proprietari terrieri. Aveva iniziato gli studi con entusiasmo, ma, per aver pubblicato un opuscolo di esaltazione all’ateismo, fu espulso da Oxford.
Nel 1811 sposò la sedicenne Harriet Westbrook, con cui prese a girare Inghilterra e Irlanda, sostenendo la causa rivoluzionaria. Nel 1813 scrisse il poema filosofico “Queen Mab”, sotto l’influenza anarchico-razionalista di William Godwin. Si innamorò della figlia del filosofo con la quale fuggì in Svizzera, abbandonando la moglie. Qui incontrò Byron che invitò Shelley e la sua compagna a scrivere un racconto dell’orrore: Mary raccolse la sfida, pubblicando “Frankenstein”. Nel 1816 Harriet si uccise e Shelley potè sposare Mary Godwin. Emarginati dalla società inglese, i coniugi si trasferirono in Italia, prima a Venezia, poi a Roma e Pisa, per stabilirsi infine a San Terenzo (La Spezia), dove il poeta pubblicò le sue opere più note: “The Cenci”, del 1819, “Prometheus Unbound”, del 1820 ed “Hellas” (1822) sull’indipendenza greca. Shelley annegò nel 1822 durante una tempesta, mentre tornava in barca da Livorno.

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