Una memoria all’Isola Tiberina per l’architetto del Tabularium

di Antonio Venditti

Nel Tabularium, il grande edificio di età tardo-repubblicana del colle Capitolino sui cui resti si innalza il Palazzo Senatorio, in epoca romana venivano conservati le "tabulae" di bronzo con le leggi e gli atti ufficiali dello stato.

L'edificio, articolato su più piani e affacciato verso la piazza del Foro, sorgeva su un alto basamento. Sullo stretto corridoio al primo piano, illuminato da aperture rettangolari ricavate nella superficie compatta, si innalza una galleria coperta da volte a padiglione con grandi arcate inquadrate da elementi architettonici, ben conservata e ancora percorribile. In un livello soprastante dovevano essere sistemati gli archivi pubblici.

Nel Medioevo sui resti del Tabularium fu edificata una fortezza, trasformata poi da Michelangelo nel Palazzo Senatorio. Alcuni degli ambienti furono utilizzati tra il XIV e il XVII secolo per la conservazione e vendita del sale, mentre altri vennero adibiti a prigione fino alla metà del secolo scorso. Attualmente il palazzo è utilizzato per funzioni collegate all'amministrazione della città. Solo di recente il Sindaco di Roma ha annunciato di volerlo trasformare al più presto in una sede museale.

Nonostante le trasformazioni subite nel corso dei secoli, il Tabularium rimane un caposaldo di tecnica edilizia romana, in cui la maestosità della costruzione di carattere utilitario si unisce all’eleganza delle forme. Sappiamo che la sua realizzazione fu affidata a Quinto Lutazio Catulo, console nel 78 a.C., nel quadro di un programma di risistemazione del Campidoglio, devastato pochi anni prima da un incendio. L'intervento era ricordato da un'iscrizione conservata fino al secolo XV e da un’altra epigrafe, di cui rimangono alcuni frammenti su blocchi squadrati di tufo all'esterno del monumento, su via di S. Pietro in Carcere. Per una fortunata coincidenza, probabilmente conosciamo anche il nome del progettista ed esecutore materiale dell’opera. Infatti, procedendo sulla via Prenestina in direzione di Gabii, dopo aver superato il parco di Villa Gordiani, si incontrano resti di antichi sepolcri, come quello in opera quadrata 150 metri prima dell’incrocio con via di Tor Tre Teste e quello di cui resta il nucleo in calcestruzzo, poco oltre. Nei pressi era anche la tomba di Lucio Cornelio, definito nell’iscrizione architetto di Quinto Lutazio Catulo. Purtroppo, però, una simile memoria storica è stata cancellata per sempre, negli anni ’60, per far posto a una piazzola.

Resta solo la bella epigrafe marmorea con cornice ad ovuli. Trafugata all’epoca del rinvenimento, è stata ritrovata ed oggi si può vedere all’Isola Tiberina, murata su una parete del cortile dell’Ospedale Fatebenefratelli.

INDIETRO

Copyright 2003-2010 © Specchio Romano