I giochi di ieri rivivono oggi

I Saturnalia, un’antica tradizione “in tavola” a dicembre

 

 

di Annalisa Venditti

Tempo di Natale, tempo di giochi. Sarà lo spirito conviviale che anima i giorni di festa, sarà il piacere di trovarsi intorno ad un tavolo a tentare in compagnia la sorte, fatto sta che dicembre è, tra tutti i mesi, quello per eccellenza dedicato al gioco in famiglia. Una tradizione antichissima che dobbiamo far risalire al tempo dei nostri progenitori, quando a Roma, onorando il dio Saturno, si festeggiavano i Saturnalia. All’epoca dell’imperatore Domiziano (68-94 d.C.) le celebrazioni duravano sette giorni, dal 17 al 23 dicembre. In questo periodo, proprio come a Natale, si scambiavano doni bene auguranti ed il popolo, gioioso, si aggirava per le strade gridando: “Io Saturnalia, bona Saturnalia!”, una formula molto simile al nostro “buon anno”. Per l’occasione le scuole ed i tribunali rimanevano chiusi, i militari ottenevano le licenze e, in via del tutto eccezionale, gli schiavi potevano mangiare al tavolo con i loro padroni. Tra le concessioni della festa, c’era anche quella di permettere il gioco d’azzardo, proibito dalla legge negli altri periodi dell’anno. Una misura precauzionale dello Stato: intere fortune potevano essere mandate in rovina, tanto era diffuso presso gli antichi il vizio del gioco! Scrive Marziale in un epigramma: “abbandona un po’ l’austerità / ecco che Dicembre libero dalle leggi / fa suonare qua e là gli incostanti bossoli / e giuoca alla fossetta con l’astragalo sbarazzino”.

Capita aut navia (il nostro “testa o croce”), gli astràgali (ossicini di animali) lanciati sulle tabulae lusoriae, vere e proprie tavole da gioco, o in fossette, i dadi (aleae, tesserae), la morra e diversi tipi di “dame” con pedine erano i principali passatempi dei nostri antenati. Durante gli altri periodi dell’anno occorreva trovare un posto un po’ appartato per non dare troppo nell’occhio ed evitare le pene dell’edile. Pare che persino l’imperatore Augusto, celebre per la sua morigeratezza, fosse un accanito giocatore e, contravvenendo alla legge, si concedesse questo svago fino in tarda età, anche nei periodi dell’anno in cui non era consentito. Di poco si accontentavano i bambini, il cui “patrimonio” poteva essere un bel sacchetto di noci. La maggior parte dei loro giochi si basava infatti su queste “biglie” facilmente reperibili. Potevano divertirsi con le “nuces castellatae”, ossia cercando di lanciare una noce su una base formata a terra da altre tre. Un’asse inclinata costituiva una divertente variante: facendo rotolare sopra le noci, si vincevano quelle che a terra venivano urtate. Il gioco del “Delta” presupponeva maggiore abilità e consisteva nel centrare, da una certa distanza, il punto più difficile del bersaglio, ossia il vertice di un triangolo disegnato al suolo. La bravura dei piccoli giocatori si poteva misurare anche lanciando le noci in un recipiente dal collo molto stretto. Piccoli svaghi, a cui era più facile dedicarsi nell’amato periodo delle vacanze. Ai Saturnalia e ai giochi nell’antica Roma è stata dedicata l’“Intervista possibile” che la prof.ssa Maria Pia Partisani conduce ogni sabato, dalle 9.30 alle 11.00, su Nuova Spazio Radio (88.150) all’interno della trasmissione “Questa è Roma!”.


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