Impronte di mani infuocate: segnali dal Purgatorio

  di Cinzia Dal Maso

 

Gli amanti del soprannaturale, purché non siano troppo impressionabili, hanno un museo che sembra fatto apposta per loro. Si trova presso la sacrestia della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, che spicca per la sua finta architettura gotica sul lungotevere Prati. Il “Museo delle Anime del Purgatorio”, questo è il suo nome, fu fondato alla fine dell’Ottocento da padre Victor Jouet, un missionario originario di Marsiglia.

Per capire come nacque la piccola, ma significativa, collezione, bisogna risalire al 15 settembre 1897, quando presso la chiesa del lungotevere scoppiò un incendio. Una volta spente le fiamme, i religiosi notarono con stupore stagliarsi su una parete l’immagine di un volto sofferente. Padre Jouet pensò che si dovesse trattare del segnale inviato da un’anima del Purgatorio e cominciò a studiare fenomeni simili, ricercando documenti e testimonianze in Italia e in Europa. Ne risultò un’originalissima raccolta, composta di reperti che vanno dal 1636 al 1919.

Tra i più inquietanti, sono quattro impronte bruciate. Sarebbe stato un sacerdote defunto, padre Panzini, a lasciarle il 1° novembre 1731 alla badessa del monastero delle Clarisse di Torino, madre Isabella Fornari. Non deve essere stata un’esperienza idilliaca, per la poveretta, vedersi marchiare a fuoco l’impronta di una mano sinistra ed una croce sulla tavoletta di legno che usava per lavorare, ancora una mano sinistra su un foglio di carta, mentre una mano destra infuocata le bruciava la tonaca ed andava ad imprimersi sulla camicia.

Chissà cosa voleva comunicare il trapassato sacerdote alla badessa? Conosciamo, in compenso, il tenore del messaggio che la signora Leleux fece giungere dall’aldilà al suo scapestrato figlio. Era la notte del 21 giugno 1879 e la donna appariva per l’ennesima volta al ragazzo, rimproverandolo della condotta dissoluta ed implorandolo di cambiare vita. Forse sarebbe stato un altro tentativo fallito, ma questa volta la povera anima si decise a lasciare al figlio un segno tangibile della sua presenza e gli impresse una mano infuocata sulla camicia. Fu quasi un miracolo: il giovane si pentì, mutò radicalmente la sua esistenza, fondò persino un ordine religioso e, molti anni dopo, spirò santamente. 

Il museo conserva anche un’impronta lasciata da una suocera alla propria nuora. I fatti sono accaduti nell’Ottocento in Germania. Ad una certa Margherita Demmerlé di Ellingen apparve la madre del marito, defunta da oltre trent’anni, a dirle che aveva bisogno di aiuto per essere liberata dalle pene del Purgatorio. Chiedeva, così, alla nuora, di farle celebrare delle messe di suffragio e di andare in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Mariental. Margherita seguì puntualmente le istruzioni: poco dopo ricevette l’ultima visita della suocera, raggiante per essere ormai tra i beati e, su consiglio del parroco, le chiese un segno. La defunta non si fece pregare e, quasi come un ringraziamento, stampò la sagoma della sua mano sul libro che la nuora stava leggendo.

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