Rose, pane e foulard per
Colomba Antonietti
Una storia d’amore e coraggio

Ancora una volta l’omaggio tributato a Colomba Antonietti presso il
suo busto sul Gianicolo è stato l’occasione per una riflessione su
alcuni temi del nostro Risorgimento, ma anche su alcuni aspetti
della società di oggi.
L’incontro si è aperto con un intervento della giornalista Annalisa
Venditti, che ha tracciato un rapido profilo dell’eroina,
dall’infanzia e la prima giovinezza nel forno paterno a Foligno alla
morte in difesa della città eterna assediata dalla truppe francesi
del generale Oudinot. “Una vicenda di vero patriottismo – ha
spiegato - ma anche una struggente storia d’amore tra la figlia di
un fornaio e un nobile cadetto pontificio, che si erano sposati
andando contro le convenzioni sociali dell’epoca”.
Cinzia Dal Maso ha parlato delle donne della Repubblica Romana:
alcune combattenti, proprio come Colomba Antonietti, altre impegnate
come infermiere nei giorni dell’assedio e considerate dai reazionari
“un branco di femminaccie impudentissime, che sotto colore di
caritatevol servigio contaminavano fino le estreme agonie de'
moribondi”
. Ha inoltre rammentato quello che Vittorio Cian aveva scritto già
nel 1930: “Quanto più si estendono e si approfondiscono le indagini
sul nostro Risorgimento, più vediamo balzar fuori, numerose, le
figure di donne, o insigni o, anche se umili, memorande: stelle di
varia grandezza, ma splendenti, più o meno, tutte d’una loro luce
nel firmamento della Patria”
Paola Sarcina. direttore artistico del festival internazionale
Cerealia, ha letto il brano tratto da “La Italia. Storia di due anni
1848 - 49” in cui Candido Augusto Vecchi raccontava la morte di
Colomba presso il sesto bastione delle mura Gianicolensi, di cui fu
testimone oculare. Particolarmente toccante la descrizione della
disperazione del marito della giovane donna: “Lungo il tragitto
all'ambulanza, il vedovato accorre a sbalzi com’uom preso dal vino;
e co’ capelli irti, colle braccia protese ci raggiunge, ci arresta,
abbraccia la sua perduta con quel dolore che le parole non placano,
e sul di lei affranto cadavere sviene”.
A tutti coloro che si erano raccolti intorno al busto dell’eroina è
stato donato un panino artistico con l’effige di Colomba Antonietti,
realizzato dal panificio Panella per Cerealia, il festival ispirato
ai riti delle Vestali e ai Ludi di Cerere ed esteso a tutti i paesi
del bacino del Mediterraneo.
Si è quindi passati all’assegnazione del Premio Colomba Antonietti,
conferito dalla rivista Specchio Romano a donne che si siano
distinte nello studio e nella diffusione della storia e degli ideali
risorgimentali.
Hanno ricevuto il riconoscimento Mara Minasi, responsabile del Museo
della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina e a Maria
Antonietta Grima Serra, presidente dell’Associazione Nazionale
Garibaldina. Entrambe hanno voluto ricordare il coraggio e l’esempio
di Colomba Antonietti, che aveva offerto la sua giovane vita per un
ideale di libertà. Insieme alla targa, è stato consegnato alle
premiate un foulard realizzato per l’occasione dalla nota stilista
romana Vanessa Foglia, ideatrice del marchio Abitart, da anni
impegnata nel sociale e nella valorizzazione culturale.
Infine le due premiate e Cinzia Dal Maso hanno deposto un mazzo di
rose ai piedi del busto, in riferimento a un racconto leggendario
secondo il quale, durante il corteo funebre attraverso le vie di
Trastevere, la bara di Colomba sarebbe stata ricoperta di rose,
bianche come la purezza, ma anche come il candido uccello di cui la
ragazza portava il nome.
A suggello della cerimonia, un trombettiere dei bersaglieri ha
eseguito il silenzio.
di
Antonio
Venditti
18 giugno 2017
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