La
Galardi, laureata in Pedagogia e Filosofia presso l’Università di
Cassino e fondatrice dell’associazione culturale "Circolo
dell’Ottocento Nicola Cimorelli", di cui è presidente, riesce a
gettare una nuova luce su un meridione ricco di episodi di coraggio
e abnegazione.
Silvana
Galardi ha scelto significativamente per il titolo l’incipit del
Canto degli italiani. Un concetto tanto caro a Mameli che torna nel
ritornello di una poesia di poco posteriore, del dicembre 1847, "Dio
e il popolo": "Che se il popolo si desta / Dio combatte alla sua
testa / La sua folgore gli dà".
Il
libro è stato presentato sabato scorso a Roma, presso la sede della
Lega italiana dei Diritti dell’Uomo, a cura dell’Istituto
Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi".
Riccardo Scarpa, Segretario Generale della Lega Italiana dei Diritti
dell’Uomo, ha spiegato come questo non sia solo un libro, ma una
ricerca e una metodologia di ricerca. "L’autrice – ha sottolineato –
ha cercato di ricostruire uno degli episodi fondamentali per l’unità
d’Italia, forse quello emotivamente più coinvolgente: l’incontro tra
Vittorio Emanuele II e Garibaldi". Infatti, pur convenendo con
l’opinione pubblica comunemente consolidata, secondo la quale
l’incontro ufficiale è avvenuto a Taverna Catena, nell’attuale
Vairano Scalo, frazione di Vairano Patenora (all’epoca aperta
campagna), Silvana Galardi ha evidenziato che questo fu preceduto da
quattro decisivi abboccamenti. In particolare, scrive l’autrice, "il
primo si ebbe in contrada Favale nel comune di Sesto Campano ed
esattamente nel punto in cui, sulla strada provinciale Pedemontana
che da Venafro conduce a Vairano, si erge sul lato destro, subito
dopo Sesto Campano e prima di Presenzano, un rudere abbandonato
situato di fronte alla casa cantoniera del vecchio casello
ferroviario, poco prima della linea di confine con il comune di
Presenzano". Gli altri due ebbero luogo in località Pentime (il
primo dei quali fu quello intercorso fra Cialdini e Salzano) e il
quarto in località Inginocchiatoio - contrada Favale, nel comune di
Presenzano".
Quindi
l’unità d’Italia, seppure senza Roma, si è realizzata sul Volturno.
"Certo un’unità molto diversa da quella immaginata da Mazzini quando
il 9 febbraio del 1849 era stata proclamata la Repubblica Romana",
ha aggiunto la giornalista Cinzia Dal Maso, passando poi a
descrivere brevemente il contenuto del libro, che inizia con una
rapida panoramica sullo scenario politico dell’epoca e prosegue con
un esame del declino del regno di Francesco II, ormai abbandonato da
tutte le potenze europee, che non volevano mettere a rischio i loro
interessi e vedevano la sopravvivenza del Regno di Napoli come
semplice utopia.
"Alla
base delle motivazioni di questo libro c’è la passione per la mia
terra e per la storia del Risorgimento", ha puntualizzato Silvana
Galardi. "Ho provato un’emozione fortissima quando ho saputo che il
primo degli incontri preliminari si era tenuto a Sesto Campano. Da
allora ho approfondito l’argomento, consultando archivi privati e
nazionali, biblioteche e intervistando i discendenti dei testimoni".
Il
prof. Franco Tamassia, direttore dell’Istituto Internazionale di
Studi "Giuseppe Garibaldi", ha fatto un’importante riflessione
riguardo al rapporto tra il contributo di questa ricerca storica e
il titolo stesso del libro. "L’Italia nel Risorgimento non è nata ma
risorta: già all’epoca dell’antichità romana era una nazione,
formatasi all’inizio del I secolo a. C. con le guerre sociali. Al
Volturno, dove si è conclusa la prima parte del Risorgimento,
l’Italia ha scoperto di essere sempre stata una nazione".