Uno dei tesori della chiesa di Santa
Sabina sull’Aventino è il suo portale laterale in legno di cedro o
cipresso, risalente a V secolo e diviso in pannelli scolpiti – in
origine 28, ora solo 18 - sia al dritto che al rovescio, un
monumento ormai unico nel suo genere a Roma. Le scene raffigurate
nei singoli riquadri si riferiscono a fatti dell’Antico e del Nuovo
Testamento, legati tra loro da paragone tra Mosè, Elia e Cristo,
espresso da Sant’Agostino.
Chi si soffermasse ad osservare i
pannelli esterni, inquadrati da un’elegante cornice vitinea
scolpita, potrebbe stupirsi non poco di trovare nel terzo della
quarta fila orizzontale l’effigie familiare di un uomo molto noto,
ma vissuto molti secoli dopo. Tutta "colpa" del restauro del 1836,
durante il quale vennero rimpiazzate alcune parti dei rilievi ormai
logorate dal tempo. Il riquadro di cui si parla è diviso in tre
scene, nella seconda delle quali è raffigurato il passaggio del Mar
Rosso, con il carro del Faraone inghiottito dalle onde. I quattro
cavalli che lo trainavano lottano disperatamente e inutilmente per
la loro sopravvivenza, mentre uno dei servitori è già annegato.
Stessa fine sta per toccare al Faraone, cui però il restauratore ha
voluto malignamente sostituire il volto con il profilo di Bonaparte
I console, secondo l’iconografia nota dalle medaglie napoleoniche.
Il viso del personaggio, in origine, era visto di fronte, come è
testimoniato da un disegno del 1775 pubblicato dal Mamachi. Per
sostituirlo, il restauratore ha persino dovuto modificare la
torsione del collo: certo, a 15 anni dalla sua morte, Napoleone
doveva essere ancora molto odiato a Roma!
Dell’argomento si parlerà a Nuova
Spazio Radio (88.150 MHz), nel corso dell’Intervista possibile di
"Questa è Roma", il programma ideato e condotto dalla professoressa
Maria Pia Partisani, in onda ogni mercoledì dalle 13 alle 14 e in
replica la domenica dalle 9.30 alle 10.30.