Il pittoresco edificio rinascimentale è nel rione Ponte

La Casa di Fiammetta, una cortigiana onesta

Antonio Venditti

Nella "contrada che si dice Immagine di Ponte, di fronte a quella di Gio. Batt. Spelta e fra quelle di Bartolomeo Benimbene e di Battista Delfini, in mezzo alla via pubblica che si dice Retta", ossia via dei Coronari, sorgeva in epoca rinascimentale la casa di Fiammetta Michaelis, la celebre cortigiana fiorentina che, arrivata appena tredicenne a Roma insieme con la madre, meretrice anch’essa, vi aveva svolto fin dal 1478 la professione più antica del mondo, divenendo ben presto la favorita del cardinale umanista Iacopo Ammannati. Il loro idillio durò circa un anno e mezzo: il porporato nel 1479 se ne andava da questa terra, non senza aver lasciato tutti i suoi averi a Fiammetta. In effetti la cosa sembrava alquanto scandalosa, anche per quell’epoca un po’ spregiudicata. Sisto IV fece bloccare il testamento, facendolo gestire da una apposita commissione. Alla fine si cercò di salvare capra e cavoli: "la damigella di singolare beltà", come la chiamava la stessa commissione, ricevette il suo lascito, anche se ridotto, non per aver offerto i suoi servigi al cardinale, ma "per amore di Dio e per provvederla di una dote". La donna entrava così, in un solo colpo, in possesso di ben quattro proprietà immobiliari. Una vigna dotata di casino presso la Porta Viridaria del Vaticano; una casa con torre nello scomparso vicolo della Palma, presso la chiesa dei Santi Simone e Giuda, oggi sul vicolo di San Simone; una casa, tuttora esistente, in via dei Coronari 157; infine con tutta probabilità quella che oggi viene chiamata la "Casa di Fiammetta", in via Acquasparta 16, ad angolo con la piazza intitolata alla cortigiana.

Nel 1843 Fiammetta divenne l’amante di Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI e chiamato il Valentino, essendo stato nominato dal re di Francia Luigi XII Duca di Valentinois. Questi si recava nottetempo a far visita alla dama nella sua vigna in Vaticano, vestito della porpora e armato di spada, con cui difendersi da eventuali assalti di banditi di strada, oltre che da quanti intendessero spiare la sua movimentata vita amorosa.

Nella Roma rinascimentale le prostitute si dividevano in diverse categorie: "cortigiane da lume o da candela" di infima condizione, "da gelosia e da impannata", che sostavano dietro le imposte della finestra e attiravano i clienti, "domenicali", che esercitavano il mestiere solo di festa, e "cortigiane oneste", donne agiate, con un buon livello culturale e abituate a frequentare persone di rango, capaci all’occorrenza di recitare una poesia o di sostenere una dotta discussione. Fiammetta apparteneva a quest’ultimo tipo, insieme a molte altre sue colleghe, buona parte delle quali abitava nel Rione Ponte.

La Casa di Fiammetta è stata identificata dall’erudito Pasquale Adinolfi con il pittoresco edificio quattrocentesco posto ad angolo tra piazza Fiammetta e via degli Acquasparta, a due piani, con altana, preceduta da un portico a due fornici sorretto da colonne e pilastri. La sobria architettura rinascimentale conserva ancora elementi medioevali. E’ costruita in laterizio e dotata di tre finestre senza mostre, la centrale delle quali presenta un davanzale ornato. All’ultimo piano c’è un loggiato architravato, sui cui pilastri quadrati poggia direttamente il tetto.

L’individuazione, però, lascia ancora qualche dubbio. In ogni caso il toponimo di piazza Fiammetta compariva già nella pianta di Roma del 1625 di Giovanni Maggi. La cortigiana non sembra abitasse qui: ne ricavava un affitto di 26 ducati l’anno.

Dopo tutta una serie di passaggi di proprietà, tra cui quella all’Arciconfraternita del Gonfalone, alla fine dell’Ottocento la casa entrò in possesso dei Bennicelli, che all’inizio del Novecento provvidero a un restauro un po’ troppo radicale. In questa occasione sopra al porticato fu posto lo stemma dei Bennicelli che si vede tuttora.

La bella donna sarebbe morta nel 1512, lasciando in eredità al figlio Andrea – che nel testamento chiama "fratello" – questa casa, l’altra su via dei Coronari e la vigna con casino presso la porta Viridaria in Vaticano.

Fiammetta fu sepolta poco distante, nella chiesa di Sant’Agostino, dove fin dal 1506 aveva il patronato sulla prima cappella a sinistra, che, come riferisce il Vasari, aveva fatto decorare dal fiorentino Iacopo Indaco con affreschi e una pala della Pietà, donata nel 1606 al cardinale Scipione Borghese. Occorre tenere presente che le cortigiane romane prediligevano per le loro preghiere e le loro riflessioni proprio Sant’Agostino: chiesa e monastero, oltre ad alcune residenze private nei pressi, erano diventati un importante centro dell’attività intellettuale rinascimentale. In zona si trovava anche la casa con giardino del protonotaro lussemburghese Johann Goritz, che vi organizzava riunioni di artisti e cortigiane in cui venivano dibattuti argomenti artistici e letterari. Le cortigiane che si recavano a Sant’Agostino per pregare o farsi confessare erano molto generose con le elargizioni alla chiesa e spesso vi venivano seppellite, magari in cappelle dedicate al loro nome. Così nell’austero edificio, accanto a Santa Monica, a illustri Cardinali uomini integerrimi, giacevano anche le spoglie di cortigiane d’alto bordo, come Giulia Campana e la famosissima Tullia d’Aragona. Purtroppo non rimane traccia di nessuno dei loro monumenti sepolcrali, probabilmente spazzati via – forse insieme ai loro resti – dal vento di intolleranza alzatosi con la controriforma.

Della casa appartenuta alla "onesta" Fiammetta si parlerà nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica dalle 9.30 alle 10.30 su Nuova Spazio Radio (88.150 Mhz): un’ora dedicata agli episodi più curiosi e sconosciuti della storia della Capitale, agli aspetti genuini del suo folklore, agli aneddoti e alle riflessioni sulla grandezza del mondo antico.

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