Dal
pilone di San Longino, una scala permette di scendere dalla Basilica
di San Pietro alle Sacre Grotte Vaticane, il suggestivo ambiente
sotterraneo con poderose volte ribassate che occupa lo spazio tra il
livello della primitiva basilica costantiniana e il pavimento della
chiesa attuale. L’idea di rialzare la quota della nuova San Pietro
non faceva parte degli originari progetti rinascimentali e fu
determinata dalla necessità di proteggere la nuova fabbrica dalle
inondazioni. Fu probabilmente Giacomo della Porta a concepire un
sopralzo mediante una cripta e Gregorio XIII (1572-85) diede inizio
alla costruzione delle Grotte, tre navate con volte a crociera su
pilastri quadrati che corrono per circa 50 metri sotto la grande
nave centrale della Basilica, integrate da grandi locali con volte a
botte e altri ambienti: queste sono chiamate Grotte Vecchie, per
distinguerle dalle Nuove, volute da Clemente VIII (1592-1605), che
si trovano in corrispondenza della cupola michelangiolesca e hanno
come fulcro la sepoltura dell’Apostolo. Si deve infatti a questo
Pontefice la realizzazione di un corridoio semianulare, o peribolo,
che tramite un braccio trasversale conducesse alla Tomba di Pietro,
più esterno e molto più ampio di quello voluto da Gregorio Magno
alla fine del VI secolo. Il braccio trasversale clementino si
congiunse a quello di Gregorio Magno, opportunamente ampliato, e
venne a formare un oratorio, dedicato ai Santi Pietro e Paolo, ma
ben presto denominato Cappella Clementina. In seguito furono
aggiunti al nuovo peribolo i corridoi che portano ai quattro oratori
ricavati nei pilastri della cupola (di S. Veronica, S. Elena, S.
Longino e S. Andrea) e cinque cappelle.
Intanto, nel 1592, le Grotte Vecchie venivano dirozzate e ricevevano
una prima sistemazione muraria, mentre l’anno seguente si procedeva
alla loro pavimentazione, fino ad allora rimasta quella dell’antica
Basilica, ma assai rovinata e rappezzata in molti punti.
Le
Grotte erano diventate l’unico punto da cui raggiungere la Tomba di
Pietro e così la nuova Basilica risultava staccata dal suo luogo più
venerato, dal suo centro ideale, che poteva essere appena intravisto
da una grata sul pavimento. La soluzione giunse dopo una serie di
studi e proposte, durante il pontificato di Paolo V (1605-21), che
la vigilia di Natale del 1615 inaugurò l’apertura a esedra
circondata da balaustra davanti alla Confessione, opera di Carlo
Maderno, cui si devono anche le due rampe marmoree attraverso le
quali si giunge davanti alla nicchia dei Palli, ossia la parte
inferiore di una piccola memoria eretta nel II secolo sulla Tomba
Apostolica.
Allo
stesso papa Borghese si deve la decisione di utilizzare le Grotte
per raccogliere i frammenti dei tanti monumenti che ornavano la
primitiva Basilica e venivano impietosamente smantellati e in gran
parte dispersi. Il grandioso ipogeo cominciò a diventare quella
straordinaria raccolta di preziosi cimeli che ancora oggi possiamo
ammirare.
Le
Grotte assunsero l’aspetto attuale solo nel secolo scorso, quando
Pio XI (1922-39) espresse il desiderio di essere sepolto presso la
tomba di S. Pio X (1903-14), che si trovava nella parte meno alta
dell’ambiente. Sotto il pontificato di Pio XII, nel 1939, venne dato
l’avvio a importanti lavori di scavo, di ampliamento e di
valorizzazione, con l’aggiunta di nuovi ambienti e l’abbassamento
del pavimento di circa ottanta centimetri. Si esplorarono sei grandi
vani sul fianco meridionale della navata sinistra, che fino ad
allora erano rimasti completamente interrati, le attuali Sale
Archeologiche. A soli 20 centimetri di profondità si trovò il
pavimento della Basilica Costantiniana e immediatamente al di sotto
tornò alla luce una necropoli romana la cui importanza fu subito
evidente.
Dopo lo
scavo della necropoli, il vecchio pavimento delle Grotte fu
sostituito da un solaio a quota minore e a due diversi livelli.
A
Giovanni Paolo II (1978-2005) si deve l’apertura del grande arco
sulla parete occidentale della navata centrale che permette di
vedere la parte frontale della Confessione con la nicchia dei Palli,
inaugurata il 16 ottobre 1979, primo anniversario del pontificato di
papa Wojtyla. Nella parte superiore dell’arco è murato un cartiglio
di marmo in cui si ricorda ai fedeli che sono davanti al "Sepulcrum
Sancti Petri Apostoli". Ai lati dell’apertura sono stati sistemati
due bellissimi angeli ad altorilievo, provenienti dal monumento
funebre di Bonifacio VIII (1295-1303). A livello del pavimento, due
leoni marmorei medioevali che dovevano ornare il sarcofago di Urbano
VI (1378-89).
La
visita delle Grotte costituisce un singolare itinerario attraverso
venti secoli di fede, di storia e d’arte, raccontati dalle tombe di
Pontefici e Cardinali, re e regine, sarcofagi paleocristiani,
frammenti architettonici e monumenti dell’antica Basilica, rilievi,
mosaici, immagini sacre, dipinti, statue e lapidi.
Tra i
dipinti, non si possono dimenticare la duecentesca "Madonna in trono
e angeli" della scuola di Jacopo Torriti, una Madonna con il Bambino
di Pietro Cavallini (XIV sec.) e un’altra della scuola del Perugino
(XV sec.).
Straordinarie sono le statue quattrocentesche di Apostoli sistemate
nel Peribolo Clementino, attribuite a Matteo del Pollaiolo, a
Giovanni Dalmata e a Mino da Fiesole, come pure la quattrocentesca
pala d’altare marmorea di Isaia da Pisa. A Luigi Capponi la maggior
parte dei critici assegna il rilievo rinascimentale con la Madonna,
il Bambino e due angeli che veglia sulla semplice sepoltura di
Giovanni Paolo II.
Tanti i
sarcofagi paleocristiani riutilizzati per deporvi Pontefici o altri
personaggi di rilievo, come Pio III (1503), Urbano VI (1378-89) o
Pio VI (1775-99).
La
cassa marmorea con la figura giacente di Paolo II (1464-71) ci può
solo far intravedere la maestosità del monumento funebre di cui
costituiva l’elemento centrale, eseguito da Mino da Fiesole e
Giovanni Dalmata. Da altri celebri monumenti della Basilica
costantiniana provengono il sarcofago di Bonifacio VIII (1294-1303),
di Arnolfo di Cambio, e il sepolcro di Niccolò V (1447-55).
Nel
corridoio di uscita dalle Grotte, un’antica statua marmorea di San
Pietro, riadattamento di un’immagine di filosofo del II sec. d.C.,
sembra voler salutare i visitatori con una paterna benedizione.