E’ vicino a piazza Navona, in via del Governo Vecchio
L’ultima dimora romana di Mazzini

Dopo la caduta
della Repubblica romana, Giuseppe Mazzini si preparava a lasciare
Roma. La sera del 13 luglio consegnava a un ufficio di corriera a
piazza Navona una lettera alla madre Maria per avvertirla della sua
imminente partenza. “La meta non mi è ancora precisa, oramai non è
più possibile rimanere”, le spiegava. “Dei Francesi non ho voglia di
parlare... Lo stato d’assedio è assai duro, a casa alle nove e
mezza, disarmamento, Commissioni militari, arresti... nessuna
persona onesta vuole servirli”.
Certo doveva
sentirsi in pericolo, era costretto a nascondersi. Dall’11 al 13
luglio aveva trovato rifugio presso una fidata famiglia romana,
quella dei Nani, in via del Governo Vecchio 84 (riprodotta in una
vecchia figurina).
I Nani avevano
ospitato nei giorni dell’assedio il colonnello Giacomo Medici, che
continuava a dimorare presso di loro perché ancora convalescente
dalle ferite riportate durante la difesa del Vascello.
La sera dell’11
luglio Mazzini arrivò molto tardi nel suo provvisorio rifugio, a
dispetto del coprifuoco francese. Lo stavano aspettando con
trepidazione - oltre ai padroni di casa e a Giacomo Medici - Gustavo
Modena, sua moglie Giulia e il conte Giovanni Angelo Ossoli, marito
di Margaret Fuller. Sulla tavola c’era un bel timballo di riso che
rischiava di rovinarsi. Per fortuna non era successo nulla di grave:
a quanto sembra Mazzini aveva tentato di recuperare il suo ultimo
stipendio di triumviro, 725 lire che intendeva offrire a chi ne
avesse bisogno. Il conte Ossoli, destinato a perire insieme con la
moglie e il figlioletto nel naufragio del mercantile che avrebbe
dovuto portarlo in America, consigliò con insistenza a Mazzini di
abbandonare Roma al più presto. Sulla stessa lunghezza d’onda era
anche Gustavo Modena. Il 12 luglio Mazzini andò a trovare,
all’ospedale del Quirinale, Nino Bixio, sulla via di guarigione.
Quello stesso giorno scrisse una intensa lettera di commiato al
popolo romano: “Roma è destinata dalla Provvidenza a compiere grandi
cose per la salute dell’Italia e del mondo. La difesa di Roma ha
iniziato queste grandi cose e scritto la prima linea di un immenso
poema che si compirà checché avvenga. I vostri padri, o Romani,
furono grandi non tanto perché sapevano vincere, conquistare, quanto
perché non disperavano mai nei rovesci. Per quanto avete di sacro, o
cittadini, serbate incontaminata questa fede”.
Mazzini lasciò
la città nel tardo pomeriggio del 14 luglio, insieme con il conte
Ossoli e Giulia Modena, che aveva procurato una carrozza
d’ambulanza. Prese l’Aurelia, in direzione di Civitavecchia e qui
aspettò per un paio di giorni, nei pressi del porto, di potersi
imbarcare.
di
Cinzia Dal
Maso
12 aprile 2015
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