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L’edificio in via del Governo Vecchio è vittima del degrado

Allarme per palazzo Nardini

 

 

Il Comitato per la Bellezza ha lanciato un appello per salvare dal degrado palazzo Nardini in via del Governo Vecchio 39. Lo storico edificio ha bisogno di urgenti interventi alla facciata. Anche la pietra che circonda il portale, per effetto dell’inquinamento, tende a sfaldarsi, mentre i tubi che prendono acqua dalle grondaie la scaricano direttamente sull’intonaco della facciata, danneggiandolo.

Il palazzo fu costruito tra il 1473 e il 1477 su commissione del cardinale Stefano Nardini, incorporando alcuni edifici preesistenti, tra cui la casa di un funzionario pontificio, Pier da Noceto.

Patrizio forlivese e milanese di nascita, il Nardini era energico ed ambizioso. Dopo aver abbracciato la carriera militare al seguito di Francesco Sforza, intraprese gli studi che gli avrebbero aperto la carriera ecclesiastica e fatto ottenere la tanto desiderata porpora nel 1473, sotto Sisto IV.

La posizione del palazzo risultava abbastanza felice, vista la sua vicinanza con il Vaticano, ma la zona era ancora alquanto depressa e abitata per lo più da bottegai e modesti artigiani. Il Cardinale impiegò nella grandiosa opera la bellezza di 30 mila ducati. Ne risultò un imponente complesso che abbracciava un’area compresa tra via del Governo Vecchio, via della Fossa, via del Corallo e via di Parione, con tre torri medioevali, tre cortili circondati da loggiati e altrettante facciate. Il Nardini andò ad abitare nella parte più antica del complesso, quella che affacciava su via della Fossa e risultava più tranquilla e silenziosa. L’ala su via del Governo Vecchio, infatti, presentava al pianterreno una serie di botteghe, secondo un’usanza che si stava affermando nelle residenze nobili romane.

Nel palazzo trascorse i suoi ultimi giorni il grande condottiero Roberto Malatesta, cui il pontefice andava spesso a far visita. Spirò il 12 settembre del 1482 e il maestoso funerale mosse verso San Pietro con 64 torce e seguito da quasi tutta Roma.

Il cardinale Nardini morì il 22 ottobre del 1484, lasciando l’intero edificio all’Arciconfraternita del SS. Salvatore del Laterano, con la proibizione di venderlo e con l’obbligo di fondare, nella parte più antica, un collegio.

Nel 1567 il cardinale Giovanni Serbelloni operò un ampio rimaneggiamento dell’edificio, che nel 1624 fu ceduto alla Camera Apostolica e trasformato da papa Urbano VIII nella sede del Governatorato di Roma. Quando, nel 1755, papa Benedetto XIV ingrandì palazzo Madama e vi fece trasferire la sede del Governatore, gli uffici e il tribunale, a palazzo Nardini fu dato il nome di palazzo del Governo Vecchio, che in seguito passò a denominare l’intera strada.

Dopo l’Unità d’Italia nel palazzo fu ospitata la pretura penale del regno d’Italia e in seguito quella della Repubblica, prima del suo trasferimento a piazzale Clodio.

Nel 1976 le femministe romane occuparono il palazzo, che diventò un centro di ritrovo e di ascolto, con ambulatori e luoghi di riunione. Le pareti vennero dipinte in colori sgargianti e riempite di slogan a caratteri cubitali.

La facciata rinascimentale su via del Governo Vecchio ha un bel portale attribuito a Baccio Pontelli, contornato da bugne a punta di diamante e sovrastato da un elegante fregio con festoni, rosette, palmette, sovrastato, al centro, dallo stemma del Nardini. All’interno del palazzo è l’unico cortile sopravvissuto, in origine aperto su tutti i fronti da portici e oggi con lati disuguali, di cui il più interessante è quello di fronte all’ingresso, con tre ordini di arcate poggianti al primo livello su pilastri ottagonali e nei due superiori su tozze colonne.

 

 

di Cinzia Dal Maso
23 gennaio 2014

© Riproduzione Riservata

 


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