Il Complesso del Vittoriano ospita per
la prima volta a Roma – fino al prossimo 8 giugno - una selezione di settanta
opere del museo Orsay di Parigi che ripercorre un lungo periodo artistico: dalla
pittura accademica dei Solon fino al simbolismo, attraverso l'impressionismo.
Sono rappresentati i grandi maestri francesi come Gauguin, Monet, Degas, Sisley,
Pissarro, Van Gogh, Manet, Corot, Seurat.
Il percorso espositivo vero e proprio
è introdotto dalla storia di un museo singolare nel cuore di Parigi, che ha
trovato posto in una stazione ferroviaria nata per l’Esposizione Universale del
1900. Una particolare attenzione è data al lavoro di allestimento e museografia
realizzato nel 1986 dall’architetto italiano Gae Aulenti, scomparsa nel 2012.
La mostra "Musée d’Orsay. Capolavori"
è curata da Guy Cogeval e da Xavier Rey ed articolata in cinque sezioni: la
prima è incentrata sull’arte dei Salon, nucleo originario della collezione,
posta in confronto con l’allora emergente arte realista. La seconda illustra i
cambiamenti apportati alla pittura di paesaggio dalla Scuola di Barbizon, che
danno inizio allo studio impressionista della luce. E’ proprio a Barbizon che
Monet e il suo amico Bazille realizzano i loro primi capolavori e sperimentano
la frammentazione della pennellata. Segue la sezione dedicata alla modernità
ritratta dagli impressionisti, che non si limitano ai paesaggi di campagna: al
contrario, cercano una corrispondenza tra la modernità della loro tecnica e i
soggetti rappresentati. Parigi, simbolo d’eccellenza della trasformazione
operata dall’industrializzazione e dal progresso della tecnica, offre loro
molteplici e nuovi soggetti pittorici.
La quarta sezione segue poi
l’evolversi del linguaggio pittorico della seconda metà dell’Ottocento nella sua
declinazione simbolista.
La mostra si conclude con l’eredità
lasciata dall’impressionismo. A partire dagli anni 1880 i pointillisti spingono
al limite la separazione delle macchie cromatiche portata avanti dagli
impressionisti. Alcuni impressionisti, come Monet, abbandonano il realismo. Le
sperimentazioni si moltiplicano, dal cloisonnisme di Gauguin ai nabis, che
riaffermano la dimensione decorativa della pittura in opere di grande formato.
In un certo senso si ritrovano, grazie alla complessità delle nuove tecniche, la
maestà e la grandezza della pittura classica e, allo stesso tempo, un’apertura
alle avanguardie del XX secolo. L’organizzazione e la produzione sono di
Comunicare Organizzando S.r.l.
Il catalogo è edito da Skira.