Dopo il grande
successo ottenuto a Venezia, dove è stata ospitata nei locali di Palazzo Zenobio,
l’esposizione porta nella capitale una selezione delle opere prodotte
dall’artista nel corso della sua lunga e produttiva carriera.
Marion Greenstone,
artista newyorkese scomparsa nel 2005, ha dedicato tutta la sua vita all'arte.
Dagli anni dei suoi studi alla Cooper Union - l’Accademia d'arte di New York - e
fino alla fine degli anni Novanta, ha prodotto oltre cinquecento opere che
rivelano un acuto senso del colore e della forma. Pittrice estremamente
prolifica, dopo aver attraversato l’informale e l’astratto negli anni Sessanta
ha sperimentato assieme ai grandi artisti della Pop Art, per giungere infine al
suo ultimo periodo, in cui si è cimentata con ampie tele liriche e con la
tecnica del collage.
La tappa romana
della mostra si presenta in forma ridotta rispetto alla grande antologica di
Venezia, ma si propone come un’ideale completamento dell’opera di raccolta
critica di uno straordinario corpus sia astratto che figurativo.
Nonostante le molte
mostre a New York, in tutto il nord-est degli Stati Uniti e in Canada, questa è
la prima antologica dell’artista newyorkese in Italia, ed ha dunque il grande
compito di rappresentare in maniera significativa la vasta produzione
dell’artista.
Il fatto che la
Greenstone non abbia esposto le sue opere con maggiore frequenza può trovare
spiegazione nell’analogo atteggiamento dei suoi colleghi, molti dei quali erano
artisti importanti ma ancora sconosciuti, individui raffinatissimi che, pur non
essendo "schivi", evitavano un certo tipo di notorietà.
Marion Greenstone è
stata uno dei primi artisti indipendenti e anticonformisti che, stretti fa
Kooning e Warhol, si ribellarono al gioco dei mercanti d’arte. Il loro rifiuto
era garanzia del rigore delle loro idee. Giovane donna descritta da chi l’ha
conosciuta come "seria e riservata", appare chiara fin dai primissimi lavori la
sua rigorosa onestà artistica.
I suoi dipinti
nello stile del collage, considerati in passato come una pop art parallela,
hanno invece un intreccio di implicazioni che ne rende difficile l’inclusione in
quella categoria ambigua.
Resta però
importante ricordare il rapporto di amicizia che legò la Greenstone a molti
esponenti del movimento pop, in particolar modo a quel Paul Thek, suo grande
amico, che nel 1964 esponeva alla Stable Gallery con Andy Warhol, Robert Indiana
e Cy Twombly.
Nel 1968, inoltre,
la Greenstone ha come collega al Pratt Institute Richard Lindner, un precursore
dell’arte pop. L’uso che essa fa in quegli anni di immagini commerciali è dunque
perfettamente consono alla sua formazione e al naturale sviluppo della stessa,
coerente con il suo essere uno dei primi esempi di qualcosa che si avvicina a
quello stile.
Le opere del
periodo successivo - nelle quali esplora il mondo delle conchiglie, dei fiori,
dell’acqua, del cielo e di formazioni geologiche - sono sbalorditive nella loro
genuina liricità e nella loro esecuzione scrupolosa.
Le immagini pop si
sviluppano in situazioni compiute, nelle quali il sopravvento del "dove" sul
"cosa" è, come sempre, indice di un grande pittore. Colori luminosi e delicati,
una mano matura e leggera, forme e situazioni precise che ci mostrano una
Greenstone pura e trasognata.
Si scorgono nelle
opere scaglie di ghiaccio e atmosfere marmorizzate, gialli e rosa pesca
insoliti, con tocchi di un pallido verde acqua, che mantengono una nuova forma
di sobrietà, rara e conturbante, voluttuosa e allo stesso tempo malinconica.
Nel suo ultimo
periodo, la Greenstone infonde in ogni suo dipinto una pulsione generosa e
saggia.
Quello che più
colpisce in tutti i dipinti di Marion Greenstone, qualunque ne sia il formato, è
la qualità dell’attenzione che irradia da tutte le sue tele e che appare
all’osservatore come il segno di un intenso e immutabile impegno.
I suoi dipinti
rivelano la sua autorevolezza e, allo stesso tempo, danno sicurezza e conforto.
Le opere di Marion Greenstone sono contemporaneamente eleganti, umili,
caritatevoli, illuminanti e amorevoli. L’artista è stata sempre consapevole
dell’obbligo di creare i propri parametri estetici e lo ha fatto per tutta la
sua carriera. È giusto quindi che oggi, in presenza delle sue opere, sia
sottratta all’oscurità e riconosciuta come la grande pittrice che è stata.
La mostra potrà
essere visitata fino al 6 novembre, con ingresso libero, il lunedì, giovedì e
venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 19; il sabato e la domenica dalle 11
alle 18.