Natale
del Grande era nato nel 1800 a Roma, nel rione Monti, dove era conosciuto e
amato da tutti. Si era creato onestamente una ricchezza, esercitando la
professione di mercante di campagna. Aderì alle idee libertarie e nel 1847 fu
tra gli organizzatori della Guardia Civica. Allo scoppio della prima guerra
d’Indipendenza, si arruolò tra i volontari e, con il grado di colonnello nella
Legione Romana, ebbe il comando di un reggimento. Fu nelle prime file tra gli
eroici difensori di Vicenza e il 10 giugno del 1848, durante la più cruenta
battaglia di tutta la campagna, in cui i nemici furono per quattro volte
respinti dal monte, dalle mura e dalle trincee, Natale cadde con il petto
squarciato da una racchetta austriaca, una sorta di granata legata a un manico
di legno. Si dice che morisse gridando ai suoi uomini: "io muoio, figlioli, ma
non importa: viva l’Italia!"
Dopo la
capitolazione di Vicenza, i Legionari trasportarono la salma di Natale del
Grande a Roma, dove si svolsero, il 18 agosto, le solenni esequie. Fu inumata
nel suo rione, nella chiesa di San Francesco di Paola, dove però nessuna lapide
lo ricorda.
Scriveva Mariano
D’Ayala nelle sue "Vite degl'italiani benemeriti della libertà e della patria"
(1868): "Ei lasciava un figliuolo, il quale speriamo, avrà continuato la bella
fama paterna". Il suo busto sul Gianicolo fu eseguito nel 1887 da Mario Gori.
Dell’argomento si
parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa è Roma", il
programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia
Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in replica il sabato dalle 10 alle 11.