A tavola con gusto...romano

Un autentico peccato di gola: il pandorato

Nelle cucine delle nostre nonne non si sprecava mai nulla. Così, quando si finiva di friggere, se avanzava un po’ d’uovo sbattuto e salato, si allungava con il latte e si preparava qualche fetta di pandorato, utilizzando così anche un pezzo di pagnotta diventato troppo duro.

La ricetta ce l’ha lasciata, in versi, il grande Aldo Fabrizi: "Le fette de pagnotte un po’ rifatte / vanno tajate inerte, no a sfojetta / dcome er pane che chiameno a cassetta. / Quelle nun ponno mai rimane intatte. / E mo ve spiego come vanno fatte: / S’hanno da mette in una terinetta / a mollo a no sbattuto d’ova e latte / e ce se fanno stà na mezzoretta. / Quanno ch’er Pane è bene imbeverato, / s’indora fritto all’ojo o a tutto buro / p’avé diritto ar nome ‘Pandorato’. / Certo chi soffre de colesterina / e nun se vò aggravà, rinunci puro, / e vadi a letto con la minestrina".

C’è anche una variante ciociara del pandorato, una sorta di colazione energetica che si consumava prima di iniziare una lunga giornata di lavoro e che oggi è diventato uno sfizioso antipasto. Dal pane cotto a legna si tagliano fette dello spessore di due o tre centimetri, nelle quali si ricava una tasca che viene farcita con mozzarella e filetti di acciuga. A questo punto il pane viene bagnato nel latte, scolato, infarinato, passato nell’uovo battuto e salato, quindi fritto, possibilmente in olio extravergine di oliva, quindi fatto riposare per qualche secondo su una carta assorbente, per togliere l’eccesso di unto.

di Cinzia Dal Maso

05 ottobre 2010

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