Nelle
cucine delle nostre nonne non si sprecava mai nulla. Così, quando si finiva di
friggere, se avanzava un po’ d’uovo sbattuto e salato, si allungava con il latte
e si preparava qualche fetta di pandorato, utilizzando così anche un pezzo di
pagnotta diventato troppo duro.
La ricetta ce l’ha
lasciata, in versi, il grande Aldo Fabrizi: "Le fette de pagnotte un po’ rifatte
/ vanno tajate inerte, no a sfojetta / dcome er pane che chiameno a cassetta. /
Quelle nun ponno mai rimane intatte. / E mo ve spiego come vanno fatte: /
S’hanno da mette in una terinetta / a mollo a no sbattuto d’ova e latte / e ce
se fanno stà na mezzoretta. / Quanno ch’er Pane è bene imbeverato, / s’indora
fritto all’ojo o a tutto buro / p’avé diritto ar nome ‘Pandorato’. / Certo chi
soffre de colesterina / e nun se vò aggravà, rinunci puro, / e vadi a letto con
la minestrina".
C’è anche una
variante ciociara del pandorato, una sorta di colazione energetica che si
consumava prima di iniziare una lunga giornata di lavoro e che oggi è diventato
uno sfizioso antipasto. Dal pane cotto a legna si tagliano fette dello spessore
di due o tre centimetri, nelle quali si ricava una tasca che viene farcita con
mozzarella e filetti di acciuga. A questo punto il pane viene bagnato nel latte,
scolato, infarinato, passato nell’uovo battuto e salato, quindi fritto,
possibilmente in olio extravergine di oliva, quindi fatto riposare per qualche
secondo su una carta assorbente, per togliere l’eccesso di unto.