La
cinta muraria voluta nel III secolo dall’imperatore Aureliano racchiudeva anche
buona parte del Trastevere in una sorta di grande triangolo con il vertice
meridionale sul Gianicolo, dove si apriva la porta Aurelia, per far uscire la
via omonima. Per la vicinanza con il sepolcro, le catacombe e poi la chiesa di
San Pancrazio, fin dal V secolo prese il nome di porta San Pancrazio. Nelle sue
vicinanze, allo sbocco dell’Acquedotto di Traiano, si trovavano i mulini
pubblici, rimasti in funzione fino al tardo medioevo. Almeno fino al XV secolo,
si usava concedere in appalto o in vendita a privati le porte cittadine, per la
riscossione del pedaggio sul transito. Un documento dell’Archivio vaticano del
1474 rende noto che in quell’epoca la rata semestrale da pagare per l’appalto di
porta San Pancrazio era di 25 fiorini: una somma piuttosto modesta, cui doveva
corrispondere un altrettanto modesto traffico in entrata e uscita da quella
porta.
Non
sappiamo di preciso quale fosse la sua forma originaria. La pianta di Roma del
Maggi del 1625 ce la mostra a un solo fornice affiancato da due torri, ma
evidenzia anche il pessimo stato di conservazione di quel tratto di mura.
Difatti, la porta fu quasi del tutto ricostruita qualche anno dopo, sotto il
pontificato di Urbano VIII (1623-44), da Mattia de’ Rossi, discepolo di Gian
Lorenzo Bernini, che conservò solo la controporta merlata, riconoscibile ancora
nelle incisioni del Rossini del 1829.
Nel 1849
il Gianicolo fu teatro della drammatica difesa della Repubblica Romana dagli
assalti delle truppe francesi del generale Oudinot. Il 13 giugno i cannoni
francesi aprirono nella porta una grossa breccia. Tra coloro che accorsero a
difenderla c’era la giovane Colomba Antonietti, che combatteva accanto al marito
travestita da uomo e morì per una palla di cannone che la colpì di rimbalzo.
La porta
venne presa nuovamente di mira il 21 giugno, quando i francesi iniziarono a
sparare da distanza ravvicinata contro i suoi bastioni, aprendovi tre brecce. Il
24 giugno nell’assalto alle mura presso la porta uno dei primi a soccombere,
ferito a morte, fu il diciassettenne Emilio Morosini. Quando la repubblica
cadde, insieme con le speranze dei patrioti, nemmeno della porta restava molto
in piedi.
Restaurato il governo pontificio, Pio IX incaricò della sua ricostruzione
l’architetto Virginio Vespignani (1808 – 82), che la edificò nel 1854 nelle
sobrie e solenni forme attuali. Sull’attico un’iscrizione latina in cui
si legge: PORTAM PRAESIDIO URBIS IN IANICULO VERTICE / AB URBANO VIII PONT. MAX.
EXTRUCTAM COMMUNITAM / BELLI IMPETU AN. CHRIST. MDCCCLIV DISIECTAM / PIUS IX
PONT. MAXIMUS / TABERNA PRAESIDIARIS EXCEPIENDIS / DIAETA VECTIGALIBUS EXIGENDIS
/ RESTITUIT / ANNO DOMINI MDCCCLIV PONTIFICATUS VIII / ANGELI GALLI EQ TORQUATO
PRAEFECTO AERARII CURATORI. La sua traduzione suona così: "Pio IX Pontefice
Maximo nell'anno 1854, settimo del suo pontificato, ricostruì, come dimora per i
soldati del presidio e come padiglione per esigere le gabelle, la porta
fortificata costruita a presidio della città sulla sommità del Gianicolo dal
Pontefice Maximo Urbano VIII, distrutta dall'impeto della guerra nel 1854, a
cura di A. G. Torquato prefetto dell'erario".
La porta
tornò alla ribalta delle cronache il 20 settembre del 1870, quando vi
penetrarono le truppe del generale Bixio, in contemporanea ai bersaglieri che
aprirono la breccia di Porta Pia.
Attualmente nella porta hanno sede l’Associazione Nazionale Veterani e Reduci
Garibaldini e il Museo Garibaldino, dedicato anche alla Divisione italiana
partigiana Garibaldi, attiva in Jugoslavia tra il 1943 e il 1945.
Nel vero
e proprio Museo Garibaldino le pareti, le bacheche e le vetrine ospitano cimeli
di vario tipo, alcuni dei quali relativi all’Eroe dei due Mondi e ai suoi
familiari. Non mancano ricordi della Repubblica Romana e camicie rosse di
ufficiali e di semplici soldati.
Il Museo
attualmente è chiuso al pubblico per consentirne la risistemazione interna.
Dell’argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa è Roma",
il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia
Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in replica il sabato dalle 10 alle 11.