La
chiesa dedicata a San Crisogono sorge proprio all’inizio di viale Trastevere,
con la sua secentesca facciata a timpano e il massiccio campanile romanico del
XII sedolo, sormontato da una cuspide. L'interno, con un magnifico pavimento
cosmatesco, è diviso da tre navate da ventidue antiche colonne di granito. Non
tutti, però, sanno che si tratta di una delle più antiche chiese di Roma,
innalzata nel IV secolo, sotto papa Silvestro I (314 -335), su edifici romani di
epoca tardo repubblicana, poi ricostruita nel XII secolo e radicalmente
restaurata nel 1626, per ordine del cardinale Scipione Borghese, su progetto di
Giovan Battista Soria. E’ dedicata al martire Crisogono, vescovo di Aquileia,
giustiziato sotto l’imperatore Diocleziano tra il 304 e il 305. Secondo una
tradizione piuttosto tarda (VI secolo), Crisogono sarebbe stato un romano,
vicarius Urbis e maestro di Sant’Anastasia. Catturato durante una
persecuzione, sarebbe stato condotto ad Aquileia alla presenza di Diocleziano,
che ne avrebbe ordinato la morte per decapitazione. Il corpo di Crisogono fu
gettato in mare e ritrovato sulla spiaggia dal sacerdote Zoilo, che gli diede
sepoltura.
Questa chiesa
costantiniana fu citata per la prima volta nel 499, in occasione del Concilio
indetto da papa Simmaco e dovette essere abbandonata nel XII secolo, quando il
cardinale Giovanni da Crema fece costruire la nuova basilica a un livello
superiore. Del primitivo edificio sacro per secoli si persero le tracce, fino
alla seconda metà dell’Ottocento, quando alcuni reperti che riaffioravano sotto
la sacrestia, tra cui un capitello, fecero ipotizzare la presenza della chiesa
sottostante. Il 4 giugno del 1907 si diede l’avvio agli scavi per conto del
Ministero delle Belle Arti. Vennero alla luce la schola cantorum, il recinto del
presbiterio, la confessione e la cripta semianulare. Le esplorazioni
continuarono nell’aula basilicale e in due ambienti posti ai lati dell’abside,
incontrando notevoli difficoltà a causa delle fondamenta della chiesa superiore,
che occupano purtroppo buona parte della grande aula sotte
rranea.
La visita agli
scavi è veramente suggestiva e interessante. Basta chiedere in sacrestia e
lasciare una piccola offerta. Si scende attraverso una scala moderna che conduce
al fondo della basilica, dove si riconosce l’antica abside. Seguendone la curva,
si percorre la cripta semianulare che dà sul corridoio rettilineo che portava i
fedeli il più vicino possibile alle reliquie di San Crisogono. La cripta fu
fatta costruire da papa Gregorio III a partire dal 731 e conserva ancora tracce
di pitture raffiguranti Sant’Anastasia e San Crisogono che converte San Rufo.
Ancora dell’VIII secolo sono gli affreschi della parte superiore dell’abside con
dischi e losanghe intrecciati, a imitazione dei pannelli marmorei. Dei due
ambienti a fianco dell’abside, uno era probabilmente adibito al rito battesimale
e occupava il posto di una antica "fullonica", ossia una tintoria. Al centro c’è
la vasca battesimale. Come si capisce dai resti di una porta sulla parete di
fondo, vi si poteva accedere indipendentemente dall’attuale via di San
Gallicano. L’altro ambiente doveva essere un "secretarium" e conserva il
pavimento in tessere marmoree con disegno a fioroni. Qui gli scavi hanno
permesso il ritrovamento del bel sarcofago marmoreo di II secolo con motivi
marini, ancora in situ. Al centro è il busto del defunto, in una grande valva di
conchiglia sorretta da due tritoni. Ai lati si svolge un corteggio di Nereidi
con strumenti musicali e altre figure acquatiche.
Procedendo
nell’aula basilicale, a un’unica navata, si incontra sul lato sinistro uno
splendido altare a blocco dell’XI secolo, affrescato con decorazioni a cerchi
concentrici e motivi vegetali che hanno conservato una straordinaria vivacità di
colori, che vanno dal blu, al rosso, al giallo. In questa parte della chiesa si
possono ammirare affreschi di santi sulle pareti, oltre a due sarcofagi in marmo
e qualche resto di materiale liturgico.
Sul lato opposto si
osservano alcuni sarcofagi in terracotta, oltre agli affreschi meglio
conservati, con storie di San Benedetto che guarisce il lebbroso, il salvataggio
di San Placido, San Pantaleone che guarisce il cieco, papa Silvestro che cattura
il drago. Da qui, una scala moderna porta all’originario vano d’ingresso della
basilica paleocristiana.