In
piazza della Trinità dei Pellegrini, nel rione Regola, accanto alla
chiesa omonima, sorse nel 1625 un grandissimo ospizio, costruito per
offrire assistenza ai fedeli che accorrevano a Roma durante il
Giubileo di quell'anno. Nel refettorio nobili e cardinali lavavano i
piedi dei pellegrini. Nel 1940 l’ospizio fu in gran parte demolito e
oggi ospita alcuni uffici. La facciata, a due piani, ha finestre
semplicemente riquadrate e un portale con ai lati due finestre
architravate con davanzali e mensoloni sottostanti e due cassette
marmoree per elemosine. Sopra la finestra a sinistra del portale,
una targa marmorea ricorda che "In questo ospizio Goffredo Mameli e
molti altri valorosi morirono di ferite a difesa di Roma per la
libertà d'Italia nell'anno MDCCCXLIX".
Infatti, durante i durissimi scontri
che decretarono la fine della Repubblica Romana, l’ospizio era stato
trasformato in ospedale militare. Il 3 giugno, durante i
combattimenti sul Gianicolo, l’autore dell’Inno d’Italia fu ferito
inavvertitamente da un commilitone, un bersagliere di Luciano
Manara, alla gamba sinistra. Lo portarono per una medicazione e un
breve ricovero all’ospizio dei Pellegrini. Ma fu curato tardi e
male. Il medico Agostino Bertani non lo vide che 16 giorni dopo,
quando la situazione si era tremendamente aggravata. Lo assisteva la
bella veneziana Adele Baroffio, innamorata di lui, ma gli fu vicino
fino alla fine anche la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso,
che tanto si prodigò per l’organizzazione dei soccorsi ai feriti di
quei giorni. A quanto pare, durante le prime cure, nella
concitazione del momento, era stato estratto dalla gamba di Goffredo
un proiettile, ma vi era stato dimenticato lo stoppaccino, ossia la
garza contenente la polvere da sparo, che avrebbe provocato la
cancrena. Quando la Belgiojoso se ne accorse, le sue urla si udirono
risuonare per tutta la corsia. Fu decisa l’amputazione della gamba,
ma nemmeno questa riuscì a salvare il giovane poeta, che divorato
dalla febbre a volte recitava nel delirio i versi di "Fratelli
d’Italia". Come riferisce lo storico inglese George Macaulay
Trevelyan, nelle ultime notti la principessa gli leggeva Dickens
alla fioca luce di una candela. Il 6 luglio di 160 anni fa, spirò
tra le braccia della Belgiojoso. Aveva 22 anni.