Una mostra ai Musei Capitolini testimonia la creazione della strada
Da demolizioni e sbancamenti nacque la via dell’Impero
di Antonio Venditti

Il 5 novembre 1924 veniva approvato il progetto d’isolamento dell’area dei Fori Imperiali, il cuore vivo e pulsante della Roma antica, ma anche un centro nevralgico di quella moderna, denso di abitazioni e monumenti. Dopo alcuni scavi archeologici, nel 1930 Corrado Ricci, che rivestiva la carica di direttore generale delle Antichità e Belle Arti del Governatorato, diede il via alle demolizioni nell’area dei Fori di Traiano, di Augusto, di Nerva, della Basilica di Massenzio, per realizzare quella che si sarebbe chiamata via dell’Impero e che avrebbe congiunto piazza Venezia al Colosseo. I lavori, gli sbancamenti, ma anche la distruzione di tante memorie di un passato più o meno remoto sono oggi documentati ai Musei Capitolini fino al 20 settembre nella mostra "Via dell’Impero. Nascita di una strada", promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, Sovraintendenza ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Sono sessanta le foto scattate da fotografi professionisti romani come Filippo Reale, Michele Valentino Calderisi e Cesare Faraglia, che il rapido e intenso procedere degli abbattimenti e degli sterri. Le foto sono affiancate da alcuni dipinti commissionati dallo stesso Governatorato a Maria Barosso, Lucia Hoffmann, Giulio Farnese, Odoardo Ferretti, Vito Lombardi e altri, per conservare la memoria di tutto ciò che andava scomparendo. A corredo della mostra sono stati anche selezionati alcuni significativi reperti di età romana, rinvenuti durante l’incalzante ritmo dei lavori, che portarono al recupero e al ripristino scenografico delle antichità romane con l’intento di rafforzare simbolicamente la continuità di Roma fascista con l’Impero Romano. Tra le scoperte più importanti, i resti di una domus rinvenuti nel giardino di villa Rivaldi. "Da questa domus, che aveva già restituito in passato alcune sculture oggi conservate per lo più ai Musei Vaticani – precisa Claudio Parisi Presicce, dirigente dei musei archeologici e d’arte antica del comune di Roma - proviene la maggior parte delle sculture a tutto tondo rinvenute nell’area e conservate nei Musei Capitolini, parte in Campidoglio e parte alla Centrale Montemartini. In tutto furono raccolte più di cinquanta opere tra statue, teste, rilievi e frammenti, e la loro edizione parziale fu affidata subito dopo lo scavo a Domenico Mustilli".

Un panorama ricco, quello offerto dalla mostra, che illustra la successione degli interventi, da Piazza Venezia e dal quartiere Alessandrino fino allo sbancamento della collina della Velia. Una sezione è anche dedicata al restauro e al ripristino dei colonnati del tempio di Venere a Roma che fiancheggia la parte terminale della strada verso il Colosseo.

"L’idea geniale di congiungere piazza Venezia con il Colosseo e con la via del Mare, per mezzo di due ampie strade, possibilmente tracciate secondo la linea più breve, non fu ispirata soltanto da ragioni estetiche,ma anche specialmente da ragioni pratiche", spiegava Antonio Muñoz nel 1932 dalle pagine della rivista Capitolium. "Una comunicazione diretta – continuava - tra il centro e i quartieri del Celio dell’Esquilino e del Laterano mancava finora, perché la maggiore arteria, la via Cavour, andava a morire contro la barriera del Foro Romano, e si perdeva in un dedalo di viuzze. Che insieme con questa necessità di ordine pratico, l’opportunità di aprire la nuova strada sia stata confermata da alte finalità di carattere estetico ed archeologico, è un caso veramente fortuito".

Nella città moderna voluta da Mussolini non ci sarebbe stato spazio per "quei vecchi labirinti di vicoli senza marciapiede, dove rumoreggia la vita popolare", "si doveva bandire - avverte Maria Elisa Tittoni, dirigente dei musei d’arte medioevale e moderna del comune di Roma - quel colore locale dei vecchi pittoreschi rioni, che da sempre aveva caratterizzato lo spazio urbano. La creazione di quella che verrà chiamata via dell’Impero coniugò ragioni estetiche e motivi pratici: si voleva connettere rapidamente, con una strada adatta al traffico automobilistico, piazza Venezia con il Colosseo, il Celio, l’Esquilino e il Laterano in previsione dell’espansione della città verso i Castelli".

Completa il percorso espositivo una serie di grafici, realizzati o commissionati dallo stesso Muñoz, che illustrano i progetti per l’assesto definitivo della strada e la sistemazione dei muri di contenimento della Velia, insieme ai disegni delle carte geografiche che raffigurano i domini dell’antica Roma, ancora oggi visibili sul muro sottostante la Basilica di Massenzio.

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