Molto
è stato detto e scritto su Pio XII, eppure spesso gli storici non si sono
soffermati sufficientemente su uno degli aspetti più importanti di papa Pacelli,
quello che riguarda la comunicazione: una lacuna a cui pone rimedio Umberto
Tarsitano con il volume "Il messo di Dio. Pio XII e i mass media" (Lulu
Enterprises, 135 pagine, euro 14,95). Con uno stile scorrevole e avvincente,
Tarsitano ci conduce alla scoperta di un uomo acuto e intelligente, che seppe
approfondire e ampliare la sua riflessione sugli strumenti della comunicazione
sociale nei suoi diversi aspetti. Come lo stesso Pontefice scrisse nella Lettera
Apostolica del 12 gennaio 1951 riferendosi a telegrafo, telefono, radio e
televisione, "questi ritrovati come possono riuscire a molto danno se non si
usano con animo retto, così, usati come si conviene, servono moltissimo a
favorire e rinsaldare l’unione fraterna tra gli uomini, a nobilitare la vita, a
propagare le nobili arti e le nobili discipline, come pure a impartire gli
insegnamenti della religione, a portare la voce del Sommo Pastore dalla Sede di
Pietro fino agli estremi confini del mondo..."
"La
lettura di queste pagine – spiega Giulio Andreotti nella prefazione al libro –
non solo completa l’informazione, ma costituisce un tassello importante nella
ricostruzione della figura di papa Pacelli".
Non si
deve, infine, dimenticare che gli anni del Pontificato di Pio XII coincidono con
l’avvento in Italia di una delle più grandi rivoluzioni mediatiche del secolo,
la televisione, di cui seppe prevedere gli sviluppi come "nuovo e potente
strumento di espressione e di diffusione delle immagini, delle idee, dei
sentimenti e dell’arte".
- Dottor
Tarsitano, partiamo dal titolo del suo libro: "Il messo di Dio". Lei cita Dante.
Perché?
"Eugenio
Pacelli è stato Papa negli anni più terribili del Novecento. Le aberrazioni dei
regimi totalitari, le tensioni a livello mondiale, i cambiamenti epocali
vissuti, hanno certamente reso non facile un ruolo così importante. Al tempo
stesso la straordinarietà della persona, dotata di un alto senso di diplomazia e
fortemente legata alla visone evangelica della vita, hanno fatto epidermicamente
incarnare in questo Pontefice non solo il ruolo di Vicario di Cristo in terra ma
anche quello di Messo di Dio: colui – come dice Dante Alighieri - che "dal ciel
è messo".
- Come è
nata l’idea di questo saggio?
"Dopo la
morte di Papa Pacelli, negli ultimi cinquant’anni, si è assistito a un dibattito
generalmente ideologico. Da una parte vi erano gli accusatori del silenzio di
Papa Pacelli nella difesa degli Ebrei, dall’altra coloro che sostenevano un
ruolo positivo. Questo dibattito, storico e politico, toglieva ogni altra
possibilità non solo di lettura pacifica dei fatti ma anche di un
approfondimento dei diversi aspetti di un lungo pontificato, per contribuire a
completare l’informazione e la ricostruzione della figura di questo Papa. Nel
cuore e nella mente della gente, non si erano cancellate le immagini importanti
legate a Pio XII. Ad esempio il bombardamento del quartiere san Lorenzo di Roma
del 13 luglio 1943, quando il Pontefice si macchiava la veste del sangue dei
feriti.
Ancora,
ad esempio, l’Anno Santo del 1950 che diventa uno dei primi eventi con la
partecipazione della grandi masse.
Questo
lavoro apre un’ulteriore pista: l’analisi del ruolo di un comunicatore, di colui
che ha capito il ruolo dei mezzi di comunicazione e che dopo la morte ne ha
subito le conseguenze negative…"
-
Pio XII, un papa spesso criticato e al centro del dibattito storico. Per lei
è stato frainteso?
"I mass
media hanno avuto, dopo la morte di Papa Pacelli, un ruolo di cassa di risonanza
di taluni aspetti sensazionali che gli storici di diversa estrazione non hanno
condiviso. Gli storici che parlavano a difesa di Pio XII spesso non hanno avuto
molto spazio da parte dei media.
Il film
"Il Vicario" del 1964, di Hochhut ha diffuso l’equivoco di Pio XII quale persona
codarda e antisemita, e ha contribuito non poco a sviare la verità.
I
comunicatori che avranno modo di conoscere gli aspetti legati al mondo dei
media, potranno scoprire la grandezza di questo pontefice. Oltre a questo
saggio, ho pensato ad un sito web di riferimento su questi temi,
www.papapacelli.info".
- Papa
Pacelli e i media. In che modo possiamo sintetizzare questo rapporto?
"Vi è un
rapporto costante tra i media e questo Papa. Già suo padre è tra i fondatori
dell’Osservatore Romano, Pacelli vive in famiglia le dinamiche del giornale.
Negli
anni in cui è Segretario di Stato, durante il pontificato di Pio XI, con
Marconi, ha un ruolo determinante alla nascita di Radio Vaticana. Più volte e
costantemente incontra i giornalisti. Si occupa nei suoi scritti di radio,
cinema, televisione. Gira un film – "Pastor Angelicus" – in cui illustra la vita
dentro il Vaticano.
Analizza
più volte il rapporto delle masse con gli strumenti della comunicazione. Alla
fine del suo Pontificato scriverà l’Enciclica "Miranda Prorsus", che rappresenta
la sintesi della dottrina della Chiesa Cattolica circa la comunicazione".
- Quali
novità ha apportato Pio XII nel campo delle comunicazioni sociali?
"La
visione positiva da parte della Chiesa del ruolo dei mezzi di comunicazione si
ha grazie a Papa Pio XII. Si ha inoltre la consapevolezza del ruolo
evangelizzatore della comunicazione. Pio XII traccia la strada alle novità del
Concilio Vaticano II anche in ordine alla comunicazione sociale. In un suo
scritto, Papa Pio XII riconosce alla comunicazione "il più prezioso dei servizi
sociali", coniando già nel 1955 il termine che successivamente è stato adottato
dal Concilio Vaticano II nella definizione dei media quali strumenti della
comunicazione sociale".
-
Parliamo dei documenti pontifici in questo settore. Quali dobbiamo considerare
più interessanti?
"I
documenti sono diversi, vi sono due discorsi sul film ideale del 1955 e
l’Enciclica Miranda Prorsus. Sono molti gli interventi interessanti tenuti
durante le tante udienze. Dagli scritti di Papa Pacelli sul mondo dei media si
coglie un interesse del Papa ad approfondire anche taluni aspetti tecnici e
scientifici".
- Lei li
ha studiati e li ha anche in parte raccolti nel suo libro. Qual è il loro
messaggio più profondo?
"Che la
Chiesa da sempre comunica e che l’uso dei media in modo corretto serve al bene
dell’uomo".
- Si può
parlare di un’eredità massmediologica del pontificato di Pio XII?
"L’eredità di Pio XII è in parte ancora da scoprire. Per ciò che concerne i
media, buon erede di Pio XII è stato sicuramente Giovanni Paolo II. Sarebbe
utile approfondire, lo stretto rapporto nell’ambito della comunicazione tra
Eugenio Pacelli e Karol Wojtyla".