Sulla
via Petroselli, proprio sotto la scalinata dell’Aracoeli, si notano i resti di
una casa romana del II secolo d. C., con taberne affacciate su un cortile al
pianterreno, un mezzanino e piani superiori – almeno quattro - che ospitavano
gli appartamenti in affitto: una sorta di alveare umano dove sembra abitassero
almeno 380 persone.
In epoca medioevale, tra i ruderi
del caseggiato fu costruita – probabilmente dalla famiglia Boccabella - la
chiesa di San Biagio de Mercatello, che prendeva la sua curiosa denominazione
dal mercato che si teneva nella piazza dell’Aracoeli, nel 1477 trasferito a
piazza Navona. Le prime notizie sulla chiesa risalgono al "Catalogo di Cencio
Camerario", compilato nel 1192. Da successivi documenti – del Cinquecento e del
Seicento - veniamo a sapere che la chiesa era semplice, a una sola navata e vi
si accedeva da un’unica porta presso cui si trovava il bacile in marmo per
l’acqua benedetta. Alcune lapidi murate all’interno citavano "Antonio de
Bochabellis" e altri membri del casato. Il pavimento era in mattoni e il tetto a
lacunari. Sull’altare maggiore era dipinta l’immagine di San Biagio, inquadrata
da due colonne di legno dorato. Un altare laterale, dedicato alla Santissima
Annunciazione, era posseduto, a titolo di beneficio semplice, da Paolo
Boccabelli. Sebbene fosse una parrocchia dipendente da San Marco, non vi si
praticava l’insegnamento della dottrina, per ricevere il quale i bambini
dovevano recarsi presso la vicina chiesa di San Giovanni a Mercatello.
Nel 1658 San Biagio passò alla
Confraternita della SS. Spina della Corona di Gesù Cristo, che la ricostruì
quasi completamente, dedicandola a Santa Rita delle Vergini. Purtroppo nel 1928,
durante i lavori per aprire quella che allora si chiamava via del Mare, anche
Santa Rita venne demolita, facendo ritornare alla luce l’edificio di epoca
imperiale romana e lasciando in piedi due piccole memorie di San Biagio de
Mercatello: il campaniletto romanico dell’XI secolo con due bifore e l’arcosolio
affrescato con la quattrocentesca "Deposizione di Cristo tra la Madonna e S.
Giovanni". Nel sottarco sono invece dipinti l’Agnello mistico e i Simboli dei
quattro Evangelisti. Tali pitture, assai danneggiate e alterate, non sono citate
dalle fonti. Generalmente considerate trecentesche, attualmente sono attribuite
a un artista quattrocentesco del Lazio settentrionale.