Storia e mito di Roma e dell’Egitto in una grande mostra

La Lupa e la Sfinge a Castel Sant’Angelo

di Antonio Venditti

La Lupa e la Sfinge: due civiltà a confronto, due mondi contrapposti e complementari. Nel centro ideale di Roma, le allegorie dei Tevere e del Nilo fanno da sfondo alla piazza del Campidoglio, la cui scalinata ha alla base due leoni egizi in basalto, trasformati in fontane.

I punti cardine della viabilità cittadina sono segnati da svettanti obelischi, molti dei quali trasportati in epoca romana dal lontano paese del Nilo.

Nel rione Campo Marzio, dove ora si elevano i palazzi del Governo, il sottosuolo ha restituito statue e marmi del tempio di Iside. Poco oltre, verso le pendici del Quirinale, sorgeva il Serapeo.

Tutta la cultura romana riflette l’influenza esercitata su di lei dalla terra dei Faraoni. Nel Tempio della Fortuna a Palestrina artigiani alessandrini realizzarono l’enorme Mosaico del Nilo. Al delta di questo stesso fiume si ispirò l’imperatore Adriano nel dare vita, nella splendida Villa di Tivoli, alle architetture del Canopo riflesse dall’acqua. Se la Meta Romuli nel Medioevo era divenuta uno dei simboli della Città Eterna, a partire dal Seicento la Piramide Cestia fu uno dei monumenti più riprodotti dagli artisti. Il Rinascimento si innamorò degli antichi profeti, di Ermete Trismegisto, degli incomprensibili segni geroglifici.

Alessandro VI, il papa Borgia, volle la storia del bue Api dipinta nelle sue Stanze in Vaticano. Raffaello utilizzò le sembianze di Artemide Efesia (ritenendola Iside) per decorare la volta della Stanza della Segnatura. A Roma rinacquero gli studi sulla religione e sui riti misterici. Nel Seicento Bernini inalberò un obelisco sulla Fontana dei Fiumi, mentre il gesuita Athanasius Kircher dedicava molti volumi alla civiltà nilotica. Nel secolo successivo, segnato da profonde contraddizioni, se di giorno si parlava di Luce e di Ragione, di notte gli altri lumi svolgevano i loro riti misterici, le loro cerimonie di iniziazione. A Roma si faceva arrestare Cagliostro, il fondatore della massoneria egiziaca, ma al tempo stesso perfino un cardinale, il Borgia di Velletri, nella cui casa passava il fior fiore della massoneria europea, cedette al fascino enigmatico dell’ermetismo e collezionò oggetti falsi e veri per il suo enciclopedico museo.

"La Lupa e la Sfinge. Roma e l'Egitto, dalla storia al mito" è il titolo della splendida mostra che sarà ospitata fino al 9 novembre prossimo nelle Sale del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo.

"Ma se Roma è segnata dai monumenti egizi – spiega Eugenio Lo Sardo nell’introduzione al Catalogo edito da Electa – e offre numerosi indizi per una visita intelligente alle antiche memorie, in Egitto, viceversa, restano poche e rare tracce del rapporto con il mondo latino. Escludendo Alessandria e Antinopoli – la città dedicata al giovinetto amato da Adriano – i pochi monumenti notevoli scompaiono a confronto con la civiltà faraonica. Quasi che l’Egitto, travolte le sue difese naturali, i mari e i deserti, fosse sempre riuscito a convertire i conquistatori con la sua indiscussa maestà e con una sapienza apparentemente comunicata dagli dei stessi fin dall’inizio dei tempi".

Quando i romani arrivarono in Egitto, le imprese di Alessandro avevano portato la zona d’influenza della cultura greca fino ai confini dell’India e oltre ai passi del Pamir: l’Egitto era divenuto il fulcro dell’economia del mondo antico. Le navi e le merci potevano giungere alle sue rive orientali dalle Indie sfruttando i monsoni e di qui ripartire. Discendevano il mar Rosso da nord verso sud spinte i venti di tramontana e - dopo un trasporto carovaniero per terra - compivano il percorso inverso, discendendo lungo il Nilo fino ad Alessandria. In questo crocevia del commercio, i mercati mediterranei, asiatici e africani si incontravano: il Mediterraneo sempre alla ricerca di grano e di spezie, di perle e di tessuti, l’Oriente di oro e di metalli preziosi. In età tolemaica si riprese il progetto persiano di un canale che unisse il Nilo e il mar Rosso, passando per i laghi Amari e si costruì, a sud del tropico, la città portuale di Berenice.

Cesare nel 48 a.C., entrato nel porto di Alessandria per vendicare l’assassinio del suo acerrimo nemico, Pompeo, gettò le ancore di fronte a quei palazzi reali che si intravedono nel mosaico di Palestrina, e ormeggiò all’ombra del Faro. Quando incontrò Cleopatra subì l’incantesimo che in seguito avrebbe stregato Marco Antonio, rischiando di invertire il cammino della storia.

Anche se gli scrittori latini cercavano di esorcizzare il fascino di quel paese denigrandone gli animali sacri e la Regina, ormai erano vittima di una attrazione fatale.

La mostra – promossa dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma – inizia il suo itinerario fin dalla base del Castello, dall’atrio romano, con un omaggio alla splendida figura di Antinoo, che per la sua bellezza divenne un’icona più volte riprodotta dagli artisti. In esposizione si potranno ammirare numerose immagini del giovinetto amato da Adriano e affogato nelle acque del Nilo, dalla statua a grandezza naturale della Collezione Farnese del Museo Nazionale di Napoli al calco della scultura in veste di Osiride, oggi ai Musei Vaticani o al busto in quarzite rosa da Dresda.

Dalle collezioni di Palazzo Altemps proviene l’enigmatica statua di Osiride Chronocrator, rinvenuta alle pendici del Gianicolo.

Una tela di Nicolas Poussin raffigurante "La fuga in Egitto" (Ermitage), in cui si riprendono alcune immagini del mosaico nilotico di Palestrina, apre una delle sezioni più interessanti della mostra, quella dedicata al Seicento e al primo grande "egittologo" Athanasius Kircher, della cui raccolta sono esposti diversi pezzi, tra cui la statua magica in basalto nero divisa in due frammenti (uno a Torino e l’altro a Firenze) qui eccezionalmente riuniti.

Il Settecento è documentato dalle incisioni di Piranesi, tratte dall’opera "Diverse maniere di decorare i camini...", ricche di "capricci" egittizzanti.

Della mostra si parlerà nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica dalle 9.30 alle 10.30 su Nuova Spazio Radio (88.150 Mhz) e dedicata alla storia e al folklore della Capitale.

© 2003/2008  - Testo, foto, grafica e layout  sono di esclusiva proprietà di www.specchioromano.it

WWW.SPECCHIOROMANO.IT - Rivista telematica di Cultura
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 224 / 2013 del 25 settembre 2013
Copyright 2003-2021 © Specchio Romano  - webmaster Alessandro Venditti

Contatore siti