La
Lupa e la Sfinge: due civiltà a confronto, due mondi contrapposti e
complementari. Nel centro ideale di Roma, le allegorie dei Tevere e
del Nilo fanno da sfondo alla piazza del Campidoglio, la cui
scalinata ha alla base due leoni egizi in basalto, trasformati in
fontane.
I punti cardine della viabilità
cittadina sono segnati da svettanti obelischi, molti dei quali
trasportati in epoca romana dal lontano paese del Nilo.
Nel rione Campo Marzio, dove ora si
elevano i palazzi del Governo, il sottosuolo ha restituito statue e
marmi del tempio di Iside. Poco oltre, verso le pendici del
Quirinale, sorgeva il Serapeo.
Tutta la cultura romana riflette
l’influenza esercitata su di lei dalla terra dei Faraoni. Nel Tempio
della Fortuna a Palestrina artigiani alessandrini realizzarono
l’enorme Mosaico del Nilo. Al delta di questo stesso fiume
si ispirò l’imperatore Adriano nel dare vita, nella splendida Villa
di Tivoli, alle architetture del Canopo riflesse dall’acqua. Se la
Meta Romuli nel Medioevo era divenuta uno dei simboli della
Città Eterna, a partire dal Seicento la Piramide Cestia fu uno dei
monumenti più riprodotti dagli artisti. Il Rinascimento si innamorò
degli antichi profeti, di Ermete Trismegisto, degli incomprensibili
segni geroglifici.
Alessandro VI, il papa Borgia, volle
la storia del bue Api dipinta nelle sue Stanze in Vaticano.
Raffaello utilizzò le sembianze di Artemide Efesia (ritenendola
Iside) per decorare la volta della Stanza della Segnatura. A Roma
rinacquero gli studi sulla religione e sui riti misterici. Nel
Seicento Bernini inalberò un obelisco sulla Fontana dei Fiumi,
mentre il gesuita Athanasius Kircher dedicava molti volumi alla
civiltà nilotica. Nel secolo successivo, segnato da profonde
contraddizioni, se di giorno si parlava di Luce e di Ragione, di
notte gli altri lumi svolgevano i loro riti misterici, le loro
cerimonie di iniziazione. A Roma si faceva arrestare Cagliostro, il
fondatore della massoneria egiziaca, ma al tempo stesso perfino un
cardinale, il Borgia di Velletri, nella cui casa passava il fior
fiore della massoneria europea, cedette al fascino enigmatico
dell’ermetismo e collezionò oggetti falsi e veri per il suo
enciclopedico museo.
"La Lupa e la Sfinge. Roma e
l'Egitto, dalla storia al mito" è il titolo della splendida mostra
che sarà ospitata fino al 9 novembre prossimo nelle Sale del Museo
Nazionale di Castel Sant’Angelo.
"Ma se Roma è segnata dai monumenti
egizi – spiega Eugenio Lo Sardo nell’introduzione al Catalogo edito
da Electa – e offre numerosi indizi per una visita intelligente alle
antiche memorie, in Egitto, viceversa, restano poche e rare tracce
del rapporto con il mondo latino. Escludendo Alessandria e
Antinopoli – la città dedicata al giovinetto amato da Adriano – i
pochi monumenti notevoli scompaiono a confronto con la civiltà
faraonica. Quasi che l’Egitto, travolte le sue difese naturali, i
mari e i deserti, fosse sempre riuscito a convertire i conquistatori
con la sua indiscussa maestà e con una sapienza apparentemente
comunicata dagli dei stessi fin dall’inizio dei tempi".
Quando
i romani arrivarono in Egitto, le imprese di Alessandro avevano
portato la zona d’influenza della cultura greca fino ai confini
dell’India e oltre ai passi del Pamir: l’Egitto era divenuto il
fulcro dell’economia del mondo antico. Le navi e le merci potevano
giungere alle sue rive orientali dalle Indie sfruttando i monsoni e
di qui ripartire. Discendevano il mar Rosso da nord verso sud spinte
i venti di tramontana e - dopo un trasporto carovaniero per terra -
compivano il percorso inverso, discendendo lungo il Nilo fino ad
Alessandria. In questo crocevia del commercio, i mercati
mediterranei, asiatici e africani si incontravano: il Mediterraneo
sempre alla ricerca di grano e di spezie, di perle e di tessuti,
l’Oriente di oro e di metalli preziosi. In età tolemaica si riprese
il progetto persiano di un canale che unisse il Nilo e il mar Rosso,
passando per i laghi Amari e si costruì, a sud del tropico, la città
portuale di Berenice.
Cesare nel 48 a.C., entrato nel porto
di Alessandria per vendicare l’assassinio del suo acerrimo nemico,
Pompeo, gettò le ancore di fronte a quei palazzi reali che si
intravedono nel mosaico di Palestrina, e ormeggiò all’ombra del
Faro. Quando incontrò Cleopatra subì l’incantesimo che in seguito
avrebbe stregato Marco Antonio, rischiando di invertire il cammino
della storia.
Anche se gli scrittori latini
cercavano di esorcizzare il fascino di quel paese denigrandone gli
animali sacri e la Regina, ormai erano vittima di una attrazione
fatale.
La mostra – promossa dal Ministero
per i Beni e le Attività culturali. Soprintendenza Speciale per il
Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo
Museale della Città di Roma – inizia il suo itinerario fin dalla
base del Castello, dall’atrio romano, con un omaggio alla splendida
figura di Antinoo, che per la sua bellezza divenne un’icona più
volte riprodotta dagli artisti. In esposizione si potranno ammirare
numerose immagini del giovinetto amato da Adriano e affogato nelle
acque del Nilo, dalla statua a grandezza naturale della Collezione
Farnese del Museo Nazionale di Napoli al calco della scultura in
veste di Osiride, oggi ai Musei Vaticani o al busto in quarzite rosa
da Dresda.
Dalle collezioni di Palazzo Altemps
proviene l’enigmatica statua di Osiride Chronocrator, rinvenuta alle
pendici del Gianicolo.
Una tela di Nicolas Poussin
raffigurante "La fuga in Egitto" (Ermitage), in cui si riprendono
alcune immagini del mosaico nilotico di Palestrina, apre una delle
sezioni più interessanti della mostra, quella dedicata al Seicento e
al primo grande "egittologo" Athanasius Kircher, della cui raccolta
sono esposti diversi pezzi, tra cui la statua magica in basalto nero
divisa in due frammenti (uno a Torino e l’altro a Firenze) qui
eccezionalmente riuniti.
Il Settecento è documentato
dalle incisioni di Piranesi, tratte dall’opera "Diverse maniere di
decorare i camini...", ricche di "capricci" egittizzanti.
Della mostra si parlerà nel corso
dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione
ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica
dalle 9.30 alle 10.30 su Nuova Spazio Radio (88.150 Mhz) e dedicata
alla storia e al folklore della Capitale.