"L’arte
intellettuale" è stato il titolo della giornata di ricordo e studio per
Francesco Maria Battisti, tenuta nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria di
Cassino. Una folla di docenti e studenti si è riunita per rendere omaggio a una
grande figura di uomo e di sociologo e per stringere i suoi familiari - la
mamma, la moglie, i figli - in un simbolico, caldo abbraccio, insieme agli
allievi che ne hanno seguito le orme più da vicino e da tempo si dedicano
all’insegnamento, come Manuel Anselmi e Maurizio Esposito.
"Battisti era – ha detto
Paolo Vigo, rettore dell’Ateneo - una persona al di sopra degli schemi con un
incredibile rispetto per l’autorità. E’ dalle autostrade aperte da lui che oggi
dobbiamo prendere spunto".
Come ha spiegato Sebastiano
Gentile, preside della Facoltà di Lettere, tutta l’Università è rimasta colpita
"sotto il profilo umano, didattico e scientifico. Con i suoi 25 anni
trascorsi a Cassino, Francesco costituisce una delle figure più rappresentative
della facoltà, per il suo ingegno vulcanico e poliedrico, esperto nel campo
delle tecnologie: già nel ’79 aveva studiato l’applicazione dell’informatica
alla didattica. Sapeva percorrere linee di ricerca interessantissime, come
quella dell’utopia e intorno a lui si era formata una scuola".
Ha coordinato gli interventi
Rosella Tomassoni, ordinario di Psicologia dell’Arte e della Letteratura, che ha
sottolineato l’autentica venerazione di Battisti per la cultura e l’educazione
dei giovani. Luigi Punzo, preside del corso di laurea in Scienze della
Comunicazione, ha parlato della profonda amicizia che lo legava a Battisti e
della loro collaborazione. "Insieme - ha continuato - abbiamo fondato
la società di studi utopici a cui partecipano quattro facoltà. Ora non ci resta
che cercare di continuare il suo impegno, un incarico gravoso. Dobbiamo
rafforzare questo settore sociologico che era sintetizzato nella sua figura e
dare una mano ai giovani che aveva portato allo studio di questa disciplina".
Mario
Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università
La Sapienza, ha ricordato di averlo conosciuto da studente, nel clima rovente
del ’68. "Era poi diventato un sociologo diverso da tutti gli altri, che
sapeva allargare il campo visivo della sua disciplina. Aveva scoperto per primo
che Internet avrebbe cambiato la società. Ha sempre mantenuto stretti contatti
con l’estero e ha saputo utilizzare una rete di collaborazioni scientifiche di
alto livello per portare a termine i suoi progetti".
"Era un uomo estremamente curioso,
una fucina di idee e progetti",
ha ribadito Antonio Cartelli, docente dell’Università di Cassino. "Qui spesso
le prospettive vanno dal Gari al Rapido, mentre lui volava oltre oceano e negli
spazi interplanetari. Il suo pane quotidiano era l’utopia, quella utopia senza
la quale non si può fare niente nella vita".
Antonio Fusco, preside della
Facoltà di Lettere e Filosofia, ha sottolineato l’apertura verso gli altri di
Battisti, che "ci ha subito reso non colleghi ma amici. Viveva per la
famiglia e per la formazione dei giovani. Era un’autentica enciclopedia del
sapere, dotato di una cultura vastissima, ma con un cuore ancora più ampio della
sua intelligenza". Fusco ha poi rivolto un appello ai giovani: "la
lampada che Battisti ha acceso portatela sempre nel vostro cuore".
Rocco Turi, giornalista e
sociologo, docente all'Università di Cassino, ha posto l’accento sulla innata
capacità di Battisti di non farsi sfuggire i minimi dettagli di quanto lo
circondava, tanto da aver intrapreso nella Sila una campagna di prevenzione
contro il gozzo degli abitanti, causato dalla carenza di iodio indispensabile
nella loro alimentazione. "Era
un uomo che viveva nel futuro: già 20 anni fa parlava della caducità dell’arte
moderna dovuta all’utilizzo di materiali deperibili".
Un ricordo commosso è venuto anche
da Fiorenza Taricone, docente all’Università di Cassino: "avevamo
elaborato insieme un progetto per la Regione Lazio sulle politiche del lavoro.
Scherzava spesso con me sui problemi dell’emancipazione femminile, con quel suo
modo diretto e senza preamboli. Abbiamo avuto incontri ma anche scontri. Dopo
però sapeva anche ammettere di aver sbagliato, una dote rara".
Al di fuori del Convegno, vogliamo
riportare su questa pagina il ricordo affettuoso di alcuni suoi allievi. "Con
il prof. Battisti – scrive Damiano Balestra -
si aveva l’opportunità di aver un
primo e ravvicinato approccio con la Sociologia, in modo speciale e nuovo,
partendo da spettri quotidiani vicini alla vita di ciascuno di noi. La
sociologia dello scandalo o quella dei processi matematici, o dei linguaggi e
saperi digitali sono tutte angolature, a volte inedite, che, grazie alla
modernità del prof. Battisti si aveva il piacere di scoprire. Il fascino per
questa sociologia si evinceva poi dal carattere speciale del prof. Battisti:
gentile, disponibile verso tutti, a patto, però, che si prendesse seriamente il
suo ‘sapere’".
"Vorrei che mi scrivessi una
monografia su... che, poi, farò pubblicare. Il tutto, naturalmente molto
professionale (a carattere storico e sociologico). Non giornalismo sciacqua
sciacqua ...". Così Giancarlo Basciu ama ricordare, con le parole di una
e-mail che gli inviò qualche tempo fa, Francesco Maria Battisti: "un
professore con la P maiuscola. Un sociologo di grandissimo spessore. Una persona
dotata di umanità straripante. Per lui il lavoro era passione e cercava di
infondere questo sentimento anche agli studenti. Per lui, sempre ricco di
idee e di slanci professionali, scrivere qualcosa doveva rappresentare un
momento di sintesi del sapere. E i veri giornalisti per lui dovevano essere,
innanzitutto, sociologi dell'informazione. Ecco, quindi, che Francesco Maria
Battisti va ricordato non solo come sociologo ma anche come grande esperto di
informazione. Grazie, amico prof. Mi mancherai".
Noi che scriviamo abbiamo avuto il
privilegio di godere, seppure per un tempo troppo breve, non solo della sua
sincera e cristallina amicizia, ma anche del suo umorismo fatto di battute
semplici e al tempo stesso acute. Per ricambiare quella delicatezza con cui ha
saputo muoversi nel mondo, riuscendo con sensibilità eccezionale a rispettare
sempre le idee di ognuno, Antonio e Cinzia gli rivolgono con affetto un augurio
vecchio di millenni: "Professore, che la terra sia lieve su di te".