L’Excubitorium della VII Coorte dell’antica Roma era a Trastevere
Il corpo di guardia dei vigili del fuoco

di Antonio Venditti

Tra il 1865 e il 1866 veniva scoperto uno degli edifici più importanti per la topografia e la storia dell’antico Trastevere. Risale all’età imperiale ed è situato all’angolo tra via di Montefiore e via della VII Coorte, dove si trova l’ingresso attuale: è l’Excubitorium, o corpo di guardia, della VII coorte dei vigili del fuoco, il corpo armato istituito da Augusto nel 6 d.C. con il compito di estinguere e di prevenire gli incendi e di salvaguardare la pubblica sicurezza, specie di notte. Ognuna delle sette coorti di vigili era preposta a due delle quattordici regioni in cui Roma era stata divisa dalla riforma augustea. Ogni coorte, a sua volta, aveva sul suo territorio una caserma (statio), da cui dipendeva un corpo di guardia.

Sull’eccezionale ritrovamento l’allora Ministro dei Lavori Pubblici presentò subito una relazione a Pio IX, chiedendo la possibilità di continuare le ricerche e auspicando "la conservazione del monumento". Gli scavi, completati in epoca di poco successiva, rivelarono subito l’enorme valore documentario delle strutture, sia per la disposizione degli ambienti che per l’alto numero di graffiti delle pareti, nei quali la VII Coorte era nominata per ben venti volte. L’area, purtroppo, venne abbandonata a se stessa e alle ingiurie del tempo, lasciando che le pitture di cui erano ricoperte le pareti andassero in rovina, insieme con la pavimentazione musiva. Una razionale sistemazione del monumento è avvenuta a un secolo esatto dal rinvenimento, nel 1966. Oggi è visitabile su richiesta, con accesso al n. 9 di via della VII Coorte, dove la porta è sormontata dallo stemma di Pio IX. Una scala moderna porta al livello antico, a 8 metri di profondità rispetto al moderno piano stradale. Fin dai primi scavi fu chiaro che l’Excubitorium si era impiantato verso la fine del II secolo d.C. in un edificio originariamente privato. Il primo ambiente che si incontra è una vasta aula con al centro una vasca esagonale e lati concavi, di fronte alla quale, nella parete meridionale, si apre una grande porta ad arco in mattoni sormontata da un timpano e in origine (foto a destra) fiancheggiata da due paraste con basi e capitelli corinzi, oggi non più visibili. Attraverso la porta si accede al Larario, il sacello dedicato al nume tutelare dei vigili, il Genio Excubitori. Poco resta della decorazione pittorica delle pareti. Si vedono solo, alla sommità dei lati brevi, pannelli delimitati da fasce rosse con al centro un motivo a colonne e architravi che inquadrano esili figure su fondo bianco. Nel corso della seconda Guerra Mondiale è andato perso anche il pavimento dell’aula centrale con un mosaico a tessere bianche e nere documentato da disegni e foto, dove si vedevano, sul lato settentrionale, due tritoni, uno dei quali aveva nella destra un tridente e nella sinistra una torcia spenta, simbolo del fuoco domato. L’altro tritone, invece, reggeva una fiaccola accesa e indicava il mare, ossia l’acqua con cui si spengono gli incendi. Ci dovevano essere anche altri mostri marini, oltre a un caprone, un cavallo e un serpente.

Intorno all’aula si aprivano altri ambienti, probabilmente le stanze dei vigili, alcuni dei quali conservavano le loro pitture di IV stile pompeiano con portichetti e tempietti o con animali marini, genietti, uccelli e vegetazione. Rimane, fortunatamente, l’affresco del sottarco della porta che si apre quasi di fronte a quella del Larario, in cui si riconoscono un erote e cavalli marini. Uno degli ambienti, con pavimento in cocciopesto e un chiusino al centro, doveva essere una bagno. Un vano con pavimento in opera spigata – con i mattoni disposti a spina di pesce - era utilizzato come magazzino: infatti vi è ancora interrato uno di quei dolii che nel mondo romano si utilizzavano per conservare legumi, grano, olio o vino. Dubbia rimane invece la funzione di due ambienti contigui e comunicanti tra loro, anche essi pavimentati in opera spigata, sovrapposta però a una originaria pavimentazione musiva a piccole tessere bianche.

Tra i graffiti che coprivano le pareti del grande atrio torna spesso l’indicazione di sebaciaria e di milites sebaciarii, con riferimento al termine latino "sebum", ossia sego, il materiale con cui erano fabbricate le fiaccole. I sebaciari, quindi, dovevano essere soldati destinati a turni di guardia e di perlustrazione notturna con torce di sego. I quasi cento graffiti, spesso datati e trascritti subito dopo la loro scoperta, appartengono agli anni tra il 215 e il 245 d.C. e fanno pensare che i sebaciari siano stati utilizzati anche per l’illuminazione notturna delle terme, voluta dall’imperatore Caracalla. Da queste scritte tracciate dagli stessi vigili sulle pareti si sono ricavate molte informazioni sulla loro organizzazione e sulla vita in caserma. Ci sono saluti agli imperatori e ringraziamenti agli dei, ma anche nomi e gradi dei vigili.

Nel corso degli scavi furono rinvenuti anche molti ex-voto in terracotta "tutti uguali", costituiti da un busto femminile "con capo velato e mitra". Tra le scoperte più notevoli, un busto dell’imperatore Alessandro Severo, oggi conservato in Vaticano. A breve distanza dall’Excubitorium, si trovò una fiaccola in bronzo composta da quattro parti scomponibili e terminante in alto con un contenitore per l’olio a forma di fiamma, che fu acquistata dal Municipio e ora è nelle collezioni dell’Antiquarium Comunale.

Ad agosto e settembre sarà possibile visitare l’Excubitorium nell’ambito della manifestazione "Musei d’estate. Quando l’arte diventa spettacolo" - promossa dall'Assessorato capitolino alle Politiche Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. Per informazioni rivolgersi al Contact Center 060608 (tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 22.30 e www.060608.it) o visitare il sito www.museincomuneroma.it.

Dell’argomento si parlerà nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica dalle 9.30 alle 10.30 su Nuova Spazio Radio (88.150 Mhz): un’ora dedicata agli episodi più curiosi e sconosciuti della storia della Capitale, durante la quale la professoressa Partisani illustra gli aspetti genuini del suo folklore, gli aneddoti e la grandezza del mondo antico.

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