Arriva
una nuova grande mostra archeologica al Colosseo, ed è subito evento. Stavolta
protagonista è il Teatro romano, con la sua affascinante storia. In una
settantina di opere è stata sintetizzata una vicenda millenaria che affonda le
sue radici nella tradizione ellenica. Il teatro romano, diretta evoluzione di
quello greco, è la prova del suo successo e del suo valore d'arte festiva e
urbana. Lo annuncia, nell’esposizione che aprirà domani e potrà essere visitata
fino al 17 febbraio 2008, l’erma di marmo di Dioniso, dio greco del
teatro, dal Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.
Come diceva Luciano,
"per gli spettatori il teatro non
è soltanto divertente, ma anche utile, in quanto educa, istruisce e infonde
armonia nell'animo di chi vi assiste tenendolo in esercizio con bellissimi
spettacoli, rallegrandolo con la musica migliore
e mostrando insieme la bellezza
del corpo e dell'anima".
I Romani portarono a compimento e
consolidarono tutti gli aspetti delle tecniche teatrali create dai Greci -
l'architettura dell'edificio, la drammaturgia, le pratiche dell'attore,
evidenziate nel cratere attico a figure rosse detto Vaso di Pronomos, da
Ruvo di Puglia, l'allestimento scenico (modello di scenografia in terracotta
colorata, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli) - perfezionandole e
diffondendole in tutto il mondo allora conosciuto.
Gli attori, i mimi e i danzatori,
che rivivono nei bronzetti raffiguranti suonatrici di crotali dai musei di
Orvieto e Ferrara, approdavano a Roma provenienti da ogni parte dell'impero e
attorno al bacino del Mediterraneo. Ancora oggi si scoprono resti di teatri
greco-romani dalla Gallia all’Africa del Nord, dalla Britannia all’Asia Minore,
fino al lontano Afghanistan. Uno dei più interessanti pezzi della mostra,
soprattutto per il suo valore documentario, è il plastico del teatro di
Aspendos, in Turchia.
La mostra "In scaena", che si
avvale del progetto scientifico di Nicola Savarese, è curata dalla
Soprintendenza archeologica di Roma e da Electa, con. Nicola Savarese, nato a
Roma nel 1945, è professore ordinario di Discipline dello Spettacolo
presso il Dipartimento di comunicazione letteraria e spettacolo
dell'Università degli Studi di Roma Tre. Ha insegnato Storia del teatro e
dello spettacolo alla Sapienza di Roma, all’Università di Lecce e
all’Università di Bologna (DAMS). Come visiting professor ha insegnato
nelle università di Kyoto (Giappone, 1982-83), di Montreal (Canada, 1993) e
della Sorbona 3 (Parigi 2005). Nel 1998 è stato guest scholar al Getty
Research Institute di Los Angeles. Dalla fondazione nel 1980 è membro permanente
dell’ISTA (International School of Theatre Anthropology) ideata e diretta da
Eugenio Barba.
L’esposizione inizia affrontando
le origini greche e italiche, gli apporti dei Greci d'Italia, degli Etruschi e
dei popoli italici, in contesti inizialmente provvisori come i piccoli teatri di
legno importati dai guitti della Magna Grecia. Prosegue con la costruzione dei
grandi teatri di pietra e delle loro monumentali scenografie che, dall'epoca
imperiale in poi, caratterizzarono Roma e tutte le città romanizzate. Si arriva
così al fulcro dell'esposizione, la rassegna dei protagonisti della scena. Da
una parte, gli attori con le loro tecniche mimiche - illustrate dal mosaico dai
Musei Vaticani raffigurante Mime e pantomime - e i testi drammatici,
spesso rielaborati a partire dai modelli ‘alti’, equipaggiati di costumi,
maschere e strumenti musicali e dall'altra il pubblico di migliaia di
spettatori, i più variegati, che consideravano il teatro e gli spettacoli che vi
si svolgevano come il loro passatempo preferito. Si tratta di un mondo
multiforme fatto di danza, recitazione, mimica, dotta cultura ma anche sensuale
divertimento di massa. E soprattutto fatto di musica (organo di Aquincum,
flauti e cembali in ricostruzioni provenienti dal Museo della Civiltà
Romana), perché non bisogna dimenticare che nel teatro romano il ruolo della
musica era fondamentale come in un musical dei nostri giorni. Chiude infine il
percorso una riflessione sul modo divergente dei Romani di guardare agli attori,
concedendo loro, nello stesso tempo, fama e infamia, esaltazione e condanna
morale.
Le scene teatrali degli antichi
vasi italici prestati dall'Archeologico di Bari, le splendide maschere e
statuine della necropoli di Lipari, le lastre di terracotta di antiche
scene architettoniche, i plastici dei teatri, le statue e gli affreschi di
Pompei, le imponenti maschere del chiostro michelangiolesco delle Terme
di Diocleziano, i mosaici vaticani degli attori e dei pantomimi così come i
bronzetti dell'Archeologico di Firenze e di Palazzo Massimo a Roma si snodano in
una scenografia che sembra fatta per loro: quella successione di grandi archi
che vogliono dire ovunque nel mondo antico la presenza di teatri e anfiteatri
romani.
Le fonti storiche sono carenti di
informazioni precise sul funzionamento dei teatri romani e più ancora sulla vita
teatrale. Ed è incredibile quanto siano rari i particolari sulla quotidianità
della scena. Ci chiediamo ancora come funzionasse il meccanismo dei sipari, o se
gli attori delle compagnie avessero forme di vita in comune. Le fonti sono
prodighe, invece, sulla letteratura drammatica. Mentre, però, la letteratura
drammatica latina sopravvissuta si restringe a meno di due secoli -
dall’apparizione a Roma del tarantino Livio Andronico (240 a.C.) alla morte del
tragediografo Accio (85 a.C.), ciclo che include i grandi Plauto e Terenzio - la
vita materiale del teatro romano si estende per almeno nove secoli:
dall’ingresso a Roma degli istrioni etruschi (364 a.C.), alla scomparsa dei mimi
girovaghi, condannati dai concili cristiani, e alla rovina degli edifici
teatrali all’avvento dei barbari (inizi del VI sec. d.C.).
La mostra e il catalogo di Electa
(formato 27X27, 144 pagine, con 141 foto a colori, 25 euro) con il suo apparato
di schede e contributi scientifici, riusciranno farci conoscere il patrimonio
culturale del teatro romano, nonostante la vastità delle conoscenze perdute.
Dell’argomento si parlerà domenica
mattina, dalle ore 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz)
all’interno del programma "Questa è Roma!", ideato e condotto da Maria Pia
Partisani.