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Settanta opere per una nuova grande mostra archeologica

La magia del teatro romano va in scena al Colosseo

didi Antonio Venditti

 

Arriva una nuova grande mostra archeologica al Colosseo, ed è subito evento. Stavolta protagonista è il Teatro romano, con la sua affascinante storia. In una settantina di opere è stata sintetizzata una vicenda millenaria che affonda le sue radici nella tradizione ellenica. Il teatro romano, diretta evoluzione di quello greco, è la prova del suo successo e del suo valore d'arte festiva e urbana. Lo annuncia, nell’esposizione che aprirà domani e potrà essere visitata fino al 17 febbraio 2008, l’erma di marmo di Dioniso, dio greco del teatro, dal Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.

Come diceva Luciano, "per gli spettatori il teatro non è soltanto divertente, ma anche utile, in quanto educa, istruisce e infonde armonia nell'animo di chi vi assiste tenendolo in esercizio con bellissimi spettacoli, rallegrandolo con la musica migliore

e mostrando insieme la bellezza del corpo e dell'anima".

I Romani portarono a compimento e consolidarono tutti gli aspetti delle tecniche teatrali create dai Greci - l'architettura dell'edificio, la drammaturgia, le pratiche dell'attore, evidenziate nel cratere attico a figure rosse detto Vaso di Pronomos, da Ruvo di Puglia, l'allestimento scenico (modello di scenografia in terracotta colorata, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli) - perfezionandole e diffondendole in tutto il mondo allora conosciuto.

Gli attori, i mimi e i danzatori, che rivivono nei bronzetti raffiguranti suonatrici di crotali dai musei di Orvieto e Ferrara, approdavano a Roma provenienti da ogni parte dell'impero e attorno al bacino del Mediterraneo. Ancora oggi si scoprono resti di teatri greco-romani dalla Gallia all’Africa del Nord, dalla Britannia all’Asia Minore, fino al lontano Afghanistan. Uno dei più interessanti pezzi della mostra, soprattutto per il suo valore documentario, è il plastico del teatro di Aspendos, in Turchia.

La mostra "In scaena", che si avvale del progetto scientifico di Nicola Savarese, è curata dalla Soprintendenza archeologica di Roma e da Electa, con. Nicola Savarese, nato a Roma nel 1945, è professore ordinario di Discipline dello Spettacolo presso il Dipartimento di comunicazione letteraria e spettacolo dell'Università degli Studi di Roma Tre. Ha insegnato Storia del teatro e dello spettacolo alla Sapienza di Roma, all’Università di Lecce e all’Università di Bologna (DAMS). Come visiting professor ha insegnato nelle università di Kyoto (Giappone, 1982-83), di Montreal (Canada, 1993) e della Sorbona 3 (Parigi 2005). Nel 1998 è stato guest scholar al Getty Research Institute di Los Angeles. Dalla fondazione nel 1980 è membro permanente dell’ISTA (International School of Theatre Anthropology) ideata e diretta da Eugenio Barba.

L’esposizione inizia affrontando le origini greche e italiche, gli apporti dei Greci d'Italia, degli Etruschi e dei popoli italici, in contesti inizialmente provvisori come i piccoli teatri di legno importati dai guitti della Magna Grecia. Prosegue con la costruzione dei grandi teatri di pietra e delle loro monumentali scenografie che, dall'epoca imperiale in poi, caratterizzarono Roma e tutte le città romanizzate. Si arriva così al fulcro dell'esposizione, la rassegna dei protagonisti della scena. Da una parte, gli attori con le loro tecniche mimiche - illustrate dal mosaico dai Musei Vaticani raffigurante Mime e pantomime - e i testi drammatici, spesso rielaborati a partire dai modelli ‘alti’, equipaggiati di costumi, maschere e strumenti musicali e dall'altra il pubblico di migliaia di spettatori, i più variegati, che consideravano il teatro e gli spettacoli che vi si svolgevano come il loro passatempo preferito. Si tratta di un mondo multiforme fatto di danza, recitazione, mimica, dotta cultura ma anche sensuale divertimento di massa. E soprattutto fatto di musica (organo di Aquincum, flauti e cembali in ricostruzioni provenienti dal Museo della Civiltà Romana), perché non bisogna dimenticare che nel teatro romano il ruolo della musica era fondamentale come in un musical dei nostri giorni. Chiude infine il percorso una riflessione sul modo divergente dei Romani di guardare agli attori, concedendo loro, nello stesso tempo, fama e infamia, esaltazione e condanna morale.

Le scene teatrali degli antichi vasi italici prestati dall'Archeologico di Bari, le splendide maschere e statuine della necropoli di Lipari, le lastre di terracotta di antiche scene architettoniche, i plastici dei teatri, le statue e gli affreschi di Pompei, le imponenti maschere del chiostro michelangiolesco delle Terme di Diocleziano, i mosaici vaticani degli attori e dei pantomimi così come i bronzetti dell'Archeologico di Firenze e di Palazzo Massimo a Roma si snodano in una scenografia che sembra fatta per loro: quella successione di grandi archi che vogliono dire ovunque nel mondo antico la presenza di teatri e anfiteatri romani.

Le fonti storiche sono carenti di informazioni precise sul funzionamento dei teatri romani e più ancora sulla vita teatrale. Ed è incredibile quanto siano rari i particolari sulla quotidianità della scena. Ci chiediamo ancora come funzionasse il meccanismo dei sipari, o se gli attori delle compagnie avessero forme di vita in comune. Le fonti sono prodighe, invece, sulla letteratura drammatica. Mentre, però, la letteratura drammatica latina sopravvissuta si restringe a meno di due secoli - dall’apparizione a Roma del tarantino Livio Andronico (240 a.C.) alla morte del tragediografo Accio (85 a.C.), ciclo che include i grandi Plauto e Terenzio - la vita materiale del teatro romano si estende per almeno nove secoli: dall’ingresso a Roma degli istrioni etruschi (364 a.C.), alla scomparsa dei mimi girovaghi, condannati dai concili cristiani, e alla rovina degli edifici teatrali all’avvento dei barbari (inizi del VI sec. d.C.).

La mostra e il catalogo di Electa (formato 27X27, 144 pagine, con 141 foto a colori, 25 euro) con il suo apparato di schede e contributi scientifici, riusciranno farci conoscere il patrimonio culturale del teatro romano, nonostante la vastità delle conoscenze perdute.

Dell’argomento si parlerà domenica mattina, dalle ore 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz) all’interno del programma "Questa è Roma!", ideato e condotto da Maria Pia Partisani.

 

Informazioni e visite guidate

Pierreci

tel. +39.06.39967700

www.pierreci.it

Luciano, Sulla danza 6

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