"Ti meravigli che io
ami tanto il Laurentino", scriveva Plinio il Giovane nel I secolo
d.C. al suo amico Gallo, spiegando le ragioni di questa sua
preferenza: "la villa è abbastanza grande" e "non necessita di una
costosa manutenzione". Vi si accede "da un atrio semplice ma
elegante". C’è un "portico protetto da vetrate" e "un bel triclinio
che si spinge fin sulla spiaggia, lambito dalle onde ogni volta che
il mare viene agitato dallo scirocco": Questo ambiente aveva, su tre
lati, finestre e porte-finestre tanto grandi, che "sembra quasi di
vedere tre mari". Il letterato prosegue con una descrizione
minuziosa di ogni ambiente, senza tralasciare nemmeno la parte
riservata a servi e liberti, "così elegante che vi si possono anche
alloggiare degli ospiti". Non potevano mancare vaste terme private,
"con un bellissimo calidario da cui i bagnanti vedono il mare", uno
sferisterio, due torri panoramiche, un criptoportico, con davanti un
padiglione. Questa - conclude Plinio - è "la mia delizia, costruita
da me stesso…Qui c’è una stanza riscaldata dall’aria calda
circolante nelle intercapedini".
Raramente il mondo
antico ha lasciato una descrizione così precisa e appassionata di un
edificio, tanto minuziosa da aver originato, fin dal Seicento, tutta
una serie di tentativi di ricostruirne la pianta.
Dal momento che Plinio
aveva dato anche indicazioni abbastanza precise sull’ubicazione
della sua proprietà, a 17 miglia da Roma, vicino ad un villaggio da
cui era divisa solo da un’altra villa, e raggiungibile sia dalla
Laurentina che dall’Ostiense, è chiaro che essa si doveva trovare
nel tratto di costa compreso tra queste due vie. Localizzato il
villaggio, che si chiamava Vicus Augustanus, nel 1935 il grande
archeologo Antonio Maria Colini procedette allo scavo della seconda
villa posta a nord-ovest da esso.
I risultati furono
notevoli. La villa, con panorama sul mare, oggi distante circa mezzo
chilometro, era circondata da un muro di cinta. Furono riportati
alla luce un quadriportico in opera reticolata, alcuni vani con
pavimento in mosaico, il più bello dei quali, a tessere bianche e
nere, è databile all’epoca antonina (II secolo d.C.). Raffigura
Nettuno su un carro trainato da ippocampi ed attorniato da aragoste,
pesci e cavalli marini. Sotto il carro è una Nereide, mentre sul
alto opposto si vedono una danzatrice con il sistro e un suonatore
di flauto, entrambi privi delle gambe. Da questo ambiente si passa a
una grande sala chiusa a nord da un bacino a semicerchio. Una
piccola costruzione a pianta quasi circolare è stata interpretata
come una vasca per allevare i pesci.
Grazie a successive
indagini del 1992, presso un ambiente con abside poligonale sono
state rinvenute una vaschetta rettangolare rivestita da
un’impermeabilizzazione in cocciopesto e alcune stanze crollate che
dovevano essere state estremamente lussuose, considerando ciò che
resta della decorazione delle pareti e dei pavimenti, realizzata con
lastrine di marmo rosso e giallo.
Nel 1935 fu scoperta
anche una piccola basilica paleocristiana, addossata all’esterno del
muro della villa. A navata unica, termina con un’abside e conserva
l’altare e la pavimentazione marmorea del presbiterio
Tutti questi elementi
rendono estremamente interessante la visita ad un’area archeologica
immersa in una natura praticamente incontaminata, nella pineta di
Castel Fusano, raggiungibile dalla Cristoforo Colombo, percorrendo
il viale della Villa di Plinio. Per accedere alla zona degli scavi è
necessario rivolgersi alla Soprintendenza ai Beni culturali del
Comune di Roma.
Se, però, qualcuno
volesse tentare di confrontare i resti sul terreno alla descrizione
di Plinio, rimarrebbe alquanto deluso. Le differenze sono
sostanziali e non possono nemmeno essere giustificate con un
radicale rifacimento posteriore alla morte di Plinio, dal momento
che molti ambienti risalgono addirittura all’epoca giulio-claudia (I
sec. d.C.). Si tratta, quindi, con tutta probabilità, della villa di
qualche altro personaggio, al momento sconosciuto.
La dimora laurentina
di Plinio potrebbe essere, quindi, dal lato opposto del Vicus
Augustanus. La seconda villa a sud-est del villaggio è quella detta
di Grotte di Piastra. Qui gli scavi degli anni ’80 di Eugenia Salza
Prina Ricotti individuarono un criptoportico del tutto simile a
quello descritto nella lettera a Gallo, con le sue grandi finestre,
un padiglione posto all’estremo nord-ovest del complesso, proprio
come diceva Plinio, e il pavimento del primo piano di una delle
torri panoramiche. Nei pressi dell’antica linea di costa è stato
rinvenuto un portico decorato con terrecotte del tipo "Campana" (I
sec.d.C.). La villa mostrava i segni di un importante intervento di
ristrutturazione avvenuto circa dieci anni dopo la morte di Plinio,
forse ad opera dei Balbi, che ne risultano proprietari almeno dalla
fine del II secolo d.C. All’epoca severiana, infatti, risale
un’epigrafe su stele di travertino, che testimonia che qui nacque ed
abitò Antonio Balbo, noto per essere stato condannato a morte
intorno al 209 da Settimio Severo.
Ulteriori indagini
nell’area potrebbero permettere di conoscere meglio la dimora di una
delle figure più interessanti del panorama culturale romano. Nato a
Como nel 61 o nel 62 d.C., Plinio il giovane fu ben presto adottato
dallo zio, quel famoso Plinio il Vecchio che trovò la morte per
asfissia sulle coste campane durante l’eruzione del Vesuvio del 79
d.C., dove si era recato, nonostante soffrisse d’asma, per portare
soccorso alla popolazione e spinto dall’amore per la scienza ad
osservare da vicino il devastante fenomeno naturale. Educato da
Quintiliano, Plinio il Giovane divenne amico di Tacito e Svetonio.
Fu avvocato e rivestì numerose cariche pubbliche. Nel 110, sotto
Traiano, divenne console e dal 111 fu governatore della Bitinia.
Possedette molte ville: due sul lago di Como, che volle chiamare
"Tragedia" e "Commedia", alcune a Tivoli, Frascati, Palestrina, una
in Toscana ed una sul litorale laurentino. Scrisse diverse opere, di
cui restano il "Panegirico a Traiano" ed un fitto "Epistolario" in
dieci libri. Morì nel 114, forse mentre si trovava ancora in Bitinia.