Il Lupercale, dal mito alla storia

Una straordinaria scoperta punta i riflettori sulle origini di Roma

di Cinzia Dal Maso

 

Secondo la leggenda tramandata da Tito Livio, attorno alla metà dell’VIII secolo a.C., due neonati gemelli, colpevoli solo di essere figli di una Vestale, votata alla castità e per giunta vittima di uno stupro, venivano condannati a una orribile morte: l’affogamento nelle acque del Tevere. Ma evidentemente i pargoli godevano di qualche celeste protezione. Il fiume era straripato e risultava impossibile raggiungere il suo letto. Gli incaricati pensarono allora di abbandonare i gemelli in una cesta nelle acque che allagavano la campagna, convinti che la corrente, anche se poco impetuosa, prima o poi li avrebbe sommersi. Invece, poco a poco l’acqua si ritirò, lasciando in secco la cesta con il suo prezioso carico. Spinta dalla sete, sopraggiunse una lupa che voleva abbeverarsi alle acque del fiume. La vicenda poteva assumere caratteri tragici, perché si trattava di uno degli animali più temuti nell’immaginario collettivo. Invece la fiera, incuriosita dai vagiti, si diresse verso la cesta. Vedendo quei tener cuccioli d’uomo si lasciò sopraffare dall’istinto materno. Li portò nella sua grotta – il Lupercale – e prese ad allattarli. Lì il pastore Faustolo avrebbe trovato Remo e Romolo, futuro fondatore di Roma, accanto alla lupa che li leccava con tenerezza. L’imperatore Augusto trasformò il Lupercale in un luogo di culto e ne fece uno dei punti centrali della sua casa, per stabilire un legame di forte continuità tra il suo regno e la fondazione mitica di Roma.

Durante gli scavi promossi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali sul Palatino, tra il tempio di Apollo e la chiesa di Sant’Anastasia, è stata fatta un’eccezionale scoperta. Dalla parte del colle che affaccia sul Circo Massimo, sotto la casa di Augusto, una sonda con una microtelecamera fatta penetrare a 16 metri di profondità ha restituito le immagini di un ambiente sotterraneo alto sette metri e quaranta e largo circa sei metri. Al centro della volta a cassettoni, ornata da mosaici in marmi policromi, campeggia una bianca aquila imperiale. Il tutto è impreziosito da filari di conchiglie bianche. E’ naturale l’entusiasmo degli archeologi, quasi certi di aver trovato il Lupercale, anche se da qualche parte si sono levate voci discordanti che invitano a una maggiore cautela nell’interpretazione del monumento, forse un semplice ninfeo. Per saperne di più, bisognerà approfondire le indagini: allestire un cantiere in sicurezza, scavare un varco per raggiungere la grotta e liberarla dal terriccio che la ingombra.

Della scoperta si parlerà a "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica mattina, dalle 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).

 

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