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Bocca della Verità in Gioacchino Belli

 

di Alessandro Venditti

 

Sotto il porticato di Santa Maria in Cosmedin è custodito un gran mascherone rotondo in marmo di epoca romana, che doveva costituire il chiusino di una cloaca, del ragguardevole diametro di un metro e 75 centimetri. Gioacchino Belli, nel mirabile affresco della Città Eterna che ha dipinto con i suoi sonetti, ci ha lasciato una gustosa descrizione delle sue straordinarie qualità: “In d'una chiesa sopra a 'na piazzetta, / un po' più ssù de Piazza Montanara, / pe la strada che pporta a la Salara,
c'è in nell’entrà una cosa benedetta. / Pe tutta Roma quant'è larga e stretta, / nun poterai trovà cosa ppiù rara. / È una faccia de pietra che tt'impara /
chi ha detta la bucìa, chi nu l'ha detta”. Infatti, secondo una leggenda che affonda le sue radici nel Medioevo, la bocca del mascherone avrebbe la facoltà di troncare di netto la mano dello spergiuro che avesse l’ardire di infilarcela. Continua il poeta: “S'io mo a sta faccia, c'ha la bocca uperta, / je ce metto una mano, e nu la striggne, / la verità da me tiella pe certa. / Ma ssi ficca la mano uno in bucìa, / è sicuro che a ttìrà né a spiggne / Quella mano che li nun vié ppiù via”.

Il mascherone oggi, reso famoso anche da una scena del film di William Wyler “Vacanze romane”, è diventato una vera attrazione per turisti, che fanno la fila per poter farsi fotografare mentre mettono la mano nella bocca spalancata.

 

 

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