"A
carte scoperte. 23 anni di archivio della Scuola Romana" apre i battenti della
sua seconda edizione. Promossa dall’Assessorato alle Politiche culturali della
Provincia di Roma, fino al prossimo 9 settembre la mostra ricostruisce
l‘ambiente artistico romano tra le due guerre affiancando ad una rigorosa
selezione di dipinti un cospicuo apparato di testimonianze d’epoca: foto
originali, oggetti di lavoro degli artisti, i libri e le riviste che leggevano,
le lettere che si scambiavano, caricature e disegnini. Significativa la scelta
dello spazio espositivo: il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli
Corrado, minuscolo paese della campagna romana. La lista dei pittori, degli
scultori e dei letterati presenti nella cittadina laziale tra ‘800 e ‘900 è
ragguardevole e comprende Oscar Kokoschka, Pablo Picasso, Luigi Pirandello e
Auguste Rodin. Non sorprende pertanto che, grazie ai lasciti degli ospiti e dei
loro eredi, il Civico Museo d’Arte di Anticoli compaia tra le prime dieci
raccolte pubbliche d’arte contemporanea in Italia.
"La scelta di ospitare la mostra
in un luogo della campagna romana non è casuale", spiega l’assessore Vincenzo
Vita. Gli artisti che nella prima edizione della mostra si muovevano nelle sedi
predilette della cultura e della mondanità cittadine in questa mostra ambientano
le loro opere nei luoghi dove una natura ancora miracolosamente intatta trionfa
ad una manciata di chilometri da Roma. Ne sono nati autentici capolavori come
"La trita del grano" di Ferruccio Ferrazzi del 1928, "Ingresso al paese"
Francesco Trombadori del 1929 e "Meriggio", grande tela realizzata da Emanuele
Cavalli nel 1935.
L’olio di Orazio Amato procurato
dallo stesso Museo di Articoli è invece un ritratto, quello della moglie. Amato,
anticolano, fu uno dei protagonisti della vita artistico - politica del suo
tempo. Ciò che rende la mostra del tutto speciale è il modo in cui le opere
vengono presentate. Alla selezione di quadri, sedici in tutto, viene affiancato
un cospicuo apparato documentale, che trasforma la visita in una commovente
passeggiata attraverso un’epoca e un ambiente. E c’è, sullo sfondo, l’originale
metodo di studio messo a punto dall’Archivio della Scuola Romana nei suoi
ventitre anni di attività: applicare all’arte contemporanea gli stessi criteri
filologici utilizzati per l’arte antica. Così anche un frammento di carta può
tornare utile per ricostruire la personalità di un artista: per questo il gruppo
di intellettuali, studiosi ed artisti che nel 1983 fondò l’Archivio della Scuola
Romana - tra cui Netta Vespignani, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Miriam Mafai,
Antonello e Donatella Trombadori e Alberto Ziveri - ha riportato alla luce un
patrimonio d’arte che l’Italia stava dimenticando.