E’
stato veramente un grande poeta, Mario dell’Arco, sublime interprete
dell’animo romano, con una feconda produzione letteraria,
comprendente circa cinquanta libretti di liriche e numerosi testi di
canzoni romanesche, tra cui le famosissime "Pupo biondo" e "Ninna
azzurra". In suo onore l’Accademia Belli, presieduta con eccezionale
entusiasmo e competenza da Giuseppe Renzi, tra le tante iniziative
messe già in campo per ricordare il poeta scomparso nel 1996, ha
indetto l’undicesima edizione del Premio Nazionale Letterario d’arte
e cultura Mario dell’Arco. Venerdì prossimo, presso la Comunità
Capodarco, e nell'Aula Magna dell'Istituto Benedetto XV di
Grottaferrata, si terrà la premiazione dei vincitori del concorso.
- Prof. Renzi, perché l’Accademia
Belli organizza questa manifestazione?
"Sono stato per 12 anni allievo
di questo grande romano che ha dato molto a me e a tutti i poeti
dell'Accademia che ne seguono gli orientamenti".
- Questo autore può essere
definito il ‘quarto grande poeta romanesco’ dopo Belli, Pascarella e
Trilussa?"
"Sicuramente. Per la qualità e la
quantità della sua produzione, non può essere accomunato ad altri
poeti dialettali, oltre a questi. Un romano vero, colto, preciso,
icastico, sempre attento e fedele al più autentico lessico
vernacolare ‘de noantri’ ".
- Dopo Dell'Arco non si sono
fatti luce altri autori di buon livello poetico vernacolare a Roma?
"Altro che! Una folla. Una
pletorica schiera di scribacchini e di ipocriti sostenitori della
gergalità romana d'oggi. Che non hanno né il talento né lo spessore
di Dell'Arco, e che hanno snaturato, svilito, involgarito le nostre
più autentiche tradizioni, al solo scopo di voler a tutti i costi -
benché privi di alcun talento - autocelebrare se stessi in qualsiasi
modo, senza un briciolo di dignità, di serietà, di professionalità".
-
Quindi oggi le tradizioni
popolari romane, il dialetto, la romanità non esistono più?
"Non dico questo. Grazie ad
alcuni fedeli famiglie di ‘Romani de Roma’ che ancora sopravvivono a
Testaccio, Trastevere, Borgo, nelle aree adiacenti Campo de' Fiori,
ed al prof. Tonino Tosto, che è titolare di una ottima Compagnia
Teatrale Popolare Vernacolare, erede di Fiorenzo Fiorentini, una
buona parte della romanità verace ancora esiste. Per il resto
convivono tante realtà diverse - inquinate da calate, terminologie
varie, volgarità gratuite - dalle tradizioni che tantissimi abitanti
di Roma hanno portato con loro, grazie a quell'Urbanesimo
indifferenziato crollato a Roma, al punto da aggredire la vera
essenza della "isola di tradizione popolare romana e romanesca doc".
Questi abitanti di Roma ‘non romani’ , li ho definiti più volte ‘romanoidi’.
La tradizione e il vernacolo autentico sopravvivono soprattutto per
merito della nostra Accademia: un vero centro studi, ricerche, una
scuola popolare di poesia, di letteratura vernacolare, di arte e
cultura".