In
una zona oggi completamente urbanizzata, sulla destra della via
Casilina, poco oltre il suo ottavo chilometro, svetta ancora su una
leggera altura la medioevale Torre di Centocelle, o Torraccia, che
deve il suo nome a numerosi ambienti di epoca romana, "cellae", di
cui la campagna circostante era disseminata.
La
Torre, a pianta quadrata, fu eretta nel XII secolo con scaglie di
selce, pezzi di tufo e frammenti di marmo bianco, è alta 25 metri e
ha le finestre rettangolari contornate di travertino, disposte su
quattro livelli, oltre a diversi ordini di fori per travature
lignee. Già nel 1216 veniva ricordata in una bolla di papa Onorio
III come: " ... turrim cum fundo et cum vineis in loco qui dicitur
ad quartum, fundum Tabernule... "
Grazie alla sua posizione strategica e alla notevole altezza, la
torre doveva riuscire a controllare gran parte della campagna
compresa tra la Prenestina e la Tuscolana, e a vigilare sulla più
importante viabilità a Est di Roma. Certamente era in contatto
"semaforico" con le vicine vedette del Quadraro, di Monte del grano,
di Torre Spaccata e di Casa Calda.
Nel
Medioevo era conosciuta come Torre di S. Giovanni, poiché
apparteneva alla basilica lateranense, che la affittò alle famiglie
dei De Rubeis, degli Astalli e dei De Lenis. Nel XVI sec. passò alla
famiglia Capranica.
In
origine la Torre era circondata da un muro di difesa, testimoniato
dalle carte seicentesche del Catasto Alessandrino. Probabilmente era
collegata ad altri edifici medioevali, di cui furono notate alcune
strutture e volte crollate, demolite tutte nel 1966, per realizzare
una trincea di un collettore fognario.
Ancora all’inizio del Novecento la Torraccia era circondata dalla
magica solitudine della Campagna Romana, come si vede in un
suggestivo dipinto di Enrico Ortolani (1935). |